Un vino, un’azienda/ 16 – Di Gianni Pasolini
Il Pinot Nero Schweizer dell'annata 2012 di Franz Haas

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Quando ti capita di trovarti al cospetto del Pinot Nero Schweitzer di Franz Haas, viene spontaneo porsi in uno stato quasi reverenziale di fronte al calice prima di assaggiarlo, per rispetto di quello che viene considerato, a ragione, uno dei picchi qualitativi Italiani nella produzione di Pinot Nero.
Non si tratta di forza, di potenza o di uno scontato (ma meritatissimo) prestigio ormai assodato dalle guide; si tratta di qualcosa di assolutamente inafferrabile che è anima di questo vitigno della Borgogna che ha, per nostra fortuna, trovato una seconda casa nella nostra Regione.
Ciò che contraddistingue da sempre il Pinot Nero di Franz Haas è infatti questa magnifica eleganza difficilmente raggiungibile da altri vitigni.
Nasce nei pressi del comune di Montagna ed Egna e la riserva Schweitzer viene prodotta solo se l’annata è stata in grado di dare il meglio di sé.
Bisogna tener presente che se c’è un vino particolarmente difficile da produrre, quello è proprio il Pinot Nero: delicato, di difficile maturazione, necessita di molte cure, ed anche una discreta dose di fortuna nell’avere il clima e le temperature ideali, per poter raggiungere l’equilibrio che lo rende grande.
Non a caso, è sempre una sfida produrlo; ma quando tutti i tasselli sono al posto giusto, ecco che nasce la magia di questo vino.
Abbiamo assaggiato l'annata 2012, a mio avviso ancora giovane da bere oggi, nel senso che è sprecata berla ora (varrebbe la pena aspettare 2-3 anni), ma già di buon auspicio per quello che offre il calice.
Il colore è di un rubino scarico, caratteristico del Pinot Nero, di discreta consistenza.
Il naso è pulito, speziato, con i classici profumi di fragoline di bosco, con una lieve nota tostata e una sfumatura di tabacco dolce.
In bocca è secco, avvolgente, elegante, anche un po’ chiuso, con il frutto ben evidente, un tannino di velluto e un perfetto equilibrio tra acidità e sapidità.
Ma far passare sotto i raggi X questo vino, inanellando descrizioni e sentori, si rischia di perdere quella poesia che il Pinot Nero è in grado di farti vivere; è come voler spiegare cosa rende così affascinante il sorriso della Monnalisa.
Lo si ammira e se ne rimane intrigati; è questo il gioco.
Un vino da abbinare a più pietanze, dall’antipasto fino ad arrivare al secondo, anche di pesce, senza esagerare con preparazioni troppo elaborate, oppure anche sorseggiandolo da solo, meditando sul fascino senza tempo del Principe dei Vini.
Gianni Pasolini
www.vinotube.it