Attività specialistica del 4° Reggimento alpini paracadutisti
Dai canaloni dei monti Lessini alle pareti del Falzarego per diventare «Ranger»
Nel corso del mese di ottobre, il 4° reggimento Alpini paracadutisti ha concluso il 2° corso 2013 di combattimento in ambiente montano, attività che si inserisce nel processo di specializzazione ambientale, articolato in due distinte fasi (mobilità/sopravvivenza e combattimento), previsto dall’iter di qualifica «Ranger».
Il corso si è svolto in varie aree con caratteristiche ambientali molto diverse, partendo dalle falesie e i canaloni dei monti Lessini, passando dai ghiacciai e le alte quote del gruppo dell’Ortles-Cevedale e concludendosi sulle pareti dolomitiche di Passo Falzarego.
Scopo della prima fase, che si è conclusa sui ghiacciai del Parco Naturale dello Stelvio, era quello di migliorare la capacità degli allievi nel movimento in terreno montuoso, con particolare attenzione rivolta al superamento di ostacoli verticali durante l’arco notturno da realizzare con l’ausilio di visori a intensificazione di luce (NVG).
Durante l’attività gli istruttori hanno condotto un costante monitoraggio dei dati biometrici e cognitivi, finalizzato all’evidenziare l’influenza della quota sul combattente e a trovare soluzioni possibili ad eventuali malesseri; il tutto per aumentare le capacità del reggimento nell’ambito della deployable capabilities, cioè della capacità di operare a quote importanti.
Nella seconda fase del corso, dedicata alla mobilità e sopravvivenza, si sono aggiunti temi prettamente tattici di combattimento in montagna, quali azioni dirette a seguito di attraversamenti alpinistici, anche in totale assenza di visibilità, rastrellamento di grotte e caverne e sfruttamento degli assetti ad ala rotante per il trasporto di personale, materiali e per il supporto di fuoco.
Le capacità acquisite sono state verificate con un’attività conclusiva di pattuglia, che ha visto i Ranger affrontare compiti di individuazione e neutralizzazione di elementi avversari, in un ambiente fortemente ostile, caratterizzato da quote e difficoltà alpinistiche rilevanti.
I frequentatori hanno messo in pratica gli insegnamenti acquisiti sul mascheramento e sulle tecniche di progressione in sicurezza, contestualizzandoli alla particolarità di un ambiente, al di sopra del limite della vegetazione, dove si è sviluppato il movimento.