Cooperativa Archè: affrontare disabilità con la tavola da surf
I risultati di una sperimentazione che ha coinvolto oltre 120 persone con disabilità cognitivo-relazionale e più di 80 volontari
Una migliore capacità di interazione, aumento della soglia di attenzione e una maggiore predisposizione alla relazione con gli altri sono tra i risultati raggiunti grazie a «SUP Ability», progetto realizzato dalla cooperativa Archè che negli ultimi cinque anni ha coinvolto oltre 120 persone con disabilità cognitivo relazionale e più di 80 volontari che durante i mesi estivi si sono trovati sulle tranquille acque del lago di Caldonazzo per praticare insieme il SUP surf.
Oggi, dopo la fase di sperimentazione, sono stati presentati i risultati di questo progetto dalla cooperativa Archè e dalle ricercatrici delle Università di Trento e di Verona che hanno monitorato e registrato i benefici ottenuti dai ragazzi e dalle ragazze affette da distrubo dello spetto autistico che hanno partecipato.
«Grazie anche alle attività che svolgiamo nel campo della vela – ha commentato il presidente di Archè Gianluca Samarelli – abbiamo acquisito la consapevolezza che la pratica sportiva è un valido strumento di inclusione sociale per persone con disabilità sia fisiche che psichiche.»
«Il SUP surfing è uno sport relativamente semplice – ha raccontato Michele Bertolotti della cooperativa Archè – che offre la possibilità alle persone che soffrono di autismo di mettersi alla prova acquisendo nuove abilità e, di conseguenza, di aumentare la fiducia in se stessi e aprirsi alla relazione con le altre persone.»
Nel corso del convegno, aperto dal saluto del direttore generale della Cooperazione Trentina Carlo Dellasega, sono stati presentati nel dettaglio i benefici raggiunti sia dal punto di vista motorio che psicologico.
Dallo studio condotto da Paola Venuti e da Chiara Cainelli, ricercatrici del Laboratorio di Osservazione diagnosi e formazione (ODFLab) del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento, emergono differenze significative nei partecipanti per quanto riguarda il contatto, l’interazione, l’intenzione e l’attenzione.
«I risultati emersi – hanno spiegato – evidenziano la presenza di alcuni effetti dell’attività di SUP sulle aree indicate, suggerendo la possibilità di poter sfruttare questa attività sportiva per incrementare alcune abilità sociali e comunicative sia nel rapporto allievo-insegnante sia nelle relazioni tra pari.»
I benefici dell’attività fisica sono stati approfonditi da Francesca Vitali e da Valeria Marconi, docenti e ricercatrici del Collegio di Scienze Motorie dell’Università degli studi di Verona, e dai laureandi Manuel Zanotto ed Elisabetta Dal Monte.
Dal loro lavoro emerge come la pratica sportiva non solo consente un miglioramento della salute psicofisica e uno sviluppo della percezione di competenza motoria, ma, grazie alla componente ludica, offre una motivazione all’adozione di uno stile di vita attivo, soprattutto se praticata in un ambiente naturale.
Il progetto condotto da Archè, hanno concluso le docenti, «dimostra l’efficacia di un’attività di SUP surfing adattato per migliorare le funzioni grosso-motorie, gli schemi di controllo degli oggetti e gli schemi locomotori. In futuro sarà interessante verificare l’impatto anche sullo stile di vita di questi giovani con disturbi dello spettro autistico».