«Gli anziani nella letteratura e nel cinema»
Venerdì 1 febbraio alla Fondazione Franco Demarchi di Trento si parlerà di come gli anziani vengono rappresentati nella letteratura e nel cinema
Sarà un dialogo su come gli anziani vengono rappresentati nella letteratura e nel cinema, quello che si svolgerà alla Fondazione Franco Demarchi (Aula magna) domani, venerdì 1 febbraio alle ore 16, nell’ambito dei Venerdì di cultura aperti a tutta la cittadinanza, organizzati dall’Università della terza età e del tempo disponibile di Trento.
Interverranno Guglielmo Giumelli, docente di sociologia generale e sociologia del diritto all’Università statale di Milano-Bicocca, nonché autore del volume «Vecchi, vecchie e vecchiaia nella letteratura e nel cinema» (Il Nuovo Melangolo editore), e Stefano Chemelli, ricercatore della Fondazione Museo storico del Trentino.
Nell’ambito dell’incontro sarà presentato il volume Vecchi, vecchie e vecchiaia nella letteratura e nel cinema, edito da Il Nuovo Melangolo, scritto dal professor Giumelli.
Il confronto di domani verterà su temi cari e più volte affrontati dal professor Guglielmo Giumelli, secondo il quale «vecchiaia» è un termine difficile da definire poiché è un continuum ondulato, fatto di adattamenti/riadattamenti che inizia nel momento in cui si nasce e termina con la morte.
Nel suo libro Giumelli descrive la vecchiaia «come una condizione che ha indotto, molto spesso, alla costruzione di immagini pesanti, cattive e ributtanti inducendo chi non la sta ancora vivendo ad allontanarla o a nasconderla in vari modi e chi la sta vivendo a 'dimenticare' che la vecchiaia è una condizione e una fase della vita che interessa tutti.
«Forse, si vorrebbe vivere la vecchiaia da non-vecchi o la vecchiaia «senza vecchi». Reinventare la vecchiaia non può ridursi a un ingenuo e illusorio tentativo di aggirarla, scavalcarla e non incorrere negli ostacoli che, inevitabilmente, l'accompagnano. Forse si deve uccidere la vecchiaia vedendo in tale delitto il passaggio necessario e obbligato per rimetterla in gioco e, quindi, viverla con tutti i suoi 'ostacoli' e percorrere il suo sentiero, più o meno lungo.
«Reinventare la vecchiaia deve passare anche attraverso la costruzione di una diversa immagine del vecchio e della vecchia, dopo avere sepolto quelle passate in cui ci si imbatte ancora.»