Inaugurazione mostra «Ho scritto lettere piene d'amore»
Sarà ospitata dal 5 al 20 maggio all’Oratorio Santa Maria Assunta di Spinea, Venezia
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Quando ho iniziato a lavorare a questa tema, non conoscevo ancora quali fossero le strade che avrei intrapreso; sapevo solo che non volevo parlare di guerra, di vincitori e di vinti.
Volevo trasmettere un messaggio forte che contrapponesse alla violenza e alla morte sentimenti di solidarietà e di fraternità. Il volto dei soldati, che mi si affacciava alla mente, non era quello di «nemici», ma di «uomini» accomunati dal medesimo destino.
Protagonista dell’esposizione è l’uomo, il soldato, che, con il proprio sacrificio e la propria sofferenza, ha realmente vissuto e patito la guerra.
Avevo bisogno di un simbolo che fosse il filo conduttore della mostra.
L’elmo spartano non è stata solo una scelta estetica, ma la necessità di uscire dai condizionamenti storici, vista la nostra posizione geografica.
L’ho volutamente cercato per non usare né l’elmo italiano né quello austroungarico e focalizzare tutta l’attenzione sull’uomo.
L'idea iniziale è nata da una frase di Bertold Brecht, letta sui muri di Orgosolo più di quarant'anni fa: «Beato il popolo che non ha bisogno di eroi».
È stata una porta aperta che mi ha immerso nel mondo della poesia, in particolare quella scritta da chi ha vissuto l'assurdità della guerra in prima linea, in trincea.
Così è nato l'incontro con il Poeta che ha ispirato questo mio lavoro: Giuseppe Ungaretti.
Lui, il ritrovato Ungaretti, è diventato il mio Virgilio; la mia guida in questo lungo viaggio durato più di due anni.
Grazie a questo progetto espositivo mi sono trovato a dover riflettere su eventi di cento anni fa che, purtroppo, sono ancora tristemente attuali.
Mi auguro che ciò avvenga anche a tutti coloro che si confronteranno con questa mia proposta.
Bruno Lucchi - www.brunolucchi.it
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