Inquinamento ambientale e salute, le sentinelle dell’ambiente
«L'inquinamento elettromagnetico in realtà è pericoloso quanto quello chimico»
Un tipo di inquinamento tenuto in scarsa considerazione è quello elettromagnetico, in realtà pericoloso quanto quello chimico. Infatti, il 31 maggio 2011, i campi elettromagnetici in alta frequenza generati dalla tecnologia Wireless (come prima di loro quelli in bassa frequenza generati dalle linee elettriche) sono stati inseriti dall’OMS fra i cancerogeni di classe 2B al pari di piombo; agenti chemioterapici come bleomicina, dacarbazina, daunorubicina, mitoxantrone, mitomicina C; melamina; cobalto e composti del cobalto; bitumi (diversi tipi); scarichi del motore; oli combustibili; erbicidi clorofenossiderivati; benzofluorantrene; dibenzopirene; furano; PFAS (sostanze perfluoro alchiliche) per citarne alcuni.
Qualche giorno fa, tra l’altro, la Corte di Appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea dell’aprile 2017, che aveva stabilito la presenza di un «nesso di causalità» tra l'utilizzo dei telefoni cellulari e un tipo di tumore, dando forza alle affermazioni di molti scienziati secondo le quali le emissioni della tecnologia Wireless sarebbero da collocare in una classe di cancerogenicità più elevata.
Ma l’inquinamento elettromagnetico e chimico hanno causato anche la genesi di due malattie ambientali estremamente invalidanti finora ignorate, la EHS (Ipersensibilità ai Campi Elettromagnetici) e la MCS (Sensibilità Chimica Multipla), rappresentate simbolicamente nella foto, che stanno colpendo sempre più individui in tutto il pianeta.
Esistono diverse forme di gravità, e le forme più gravi, sempre più numerose, costringono ad una continua lotta per la sopravvivenza in condizioni di vita terribili e degradanti, determinate dalla necessità di evitare totalmente ogni possibile esposizione in un ambiente sempre più inquinato.
Gli affetti manifestano infatti reazioni avverse anche molto violente quando sono esposti ai campi elettromagnetici (soprattutto quelli in alta frequenza a radiofrequenza/microonde) e/o alle sostanze chimiche, ormai onnipresenti.
Questi soggetti sono delle sentinelle. Il loro background genetico ed espositivo li ha portati a reagire all’esposizione agli agenti fisici (inquinamento elettromagnetico) e chimici (inquinamento chimico) in maniera specifica sotto forma di ipersensibilità, che causa una reazione immuno-tossica sistemica e soprattutto dolore molto intenso in seguito all’esposizione, segnalando l’esistenza di un problema che in realtà riguarda tutti.
Infatti, anche chi non sviluppa una ipersensibilità, subisce danni e si ammala. Si tratta però di malattie non chiaramente riconducibili all’inquinamento, che non provocano infiammazione e dolore quando si permane vicino a fonti elettromagnetiche o si viene esposti a sostanze chimiche, e proprio la mancanza di questo campanello di allarme non consente la identificazione della causa scatenante.
Ma il problema di chi sviluppa una ipersensibilità, è che si trova costretto a mettere in atto delle manovre di evitamento importanti, complesse e definitive, che lo costringono nei casi più gravi ad uno stato di prigionia totale e ad ogni sorta di privazione.
Infatti l’inquinamento elettromagnetico, ancor più di quello chimico, è estremamente pervasivo, passa attraverso le pareti ed è prodotto da una infinità di fonti circostanti l’ambiente di vita del malato.
Quindi c’è chi si trova ad abbandonare la propria abitazione, inquinata dalle emissioni di strumenti wireless utilizzati dai vicini di casa e di altre fonti nelle vicinanze (vd. ripetitori di telefonia mobile e radiotelevisivi), o dalle sostanze chimiche provenienti dall’esterno (bucato steso dai vicini di casa trattato con prodotti profumati, prodotti per la pulizia profumati utilizzati negli spazi comuni, smog dalla strada, ecc.). Qualcuno è finito a dormire in macchina, in inverno.
C’è chi in alternativa deve affrontare spese notevoli per la schermatura delle emissioni wireless prodotte da terzi.
Strenua è la battaglia per evitare che vengano installati contatori wireless in sostituzione di quelli di vecchia generazione (secondo un obbligo di legge che non tiene conto di una grave malattia come la Ipersensibilità ai Campi Elettromagnetici), nel continuo timore di rimanere senza servizi essenziali come quelli delle forniture di acqua, corrente elettrica e gas, subendo tra l’altro gli effetti negativi delle emissioni dei contatori installati nelle abitazioni limitrofe.
Qualcuno è rimasto senza gas, al freddo.
Molti non possono più lavorare, perché gli ambienti di lavoro hanno livelli di inquinamento elettromagnetico e chimico al di sopra della loro soglia di tolleranza.
Molti non hanno accesso alle cure, in quanto ospedali e luoghi di assistenza, a causa dei livelli di inquinamento in essi presenti, mettono a repentaglio la loro sopravvivenza. Qualcuno si è trovato ad affrontare da solo emergenze mediche anche importanti.
Nei casi più estremi i malati devono vivere in isolamento forzato in ambienti di dimensioni molto ridotte (ad esempio 4 metri quadrati), poiché le schermature hanno costi notevoli e i malati non hanno le risorse economiche per schermare ambienti più grandi.
Devono rinunciare allo studio, agli affetti, alla creazione di una famiglia propria.
Devono rinunciare alla libertà e al diritto all’autodeterminazione.
Diventano totalmente dipendenti dall’assistenza della loro famiglia, se ne hanno una, e sono interamente a carico di questa, che deve peraltro affrontare spese ingenti anche per le terapie necessarie a trattare le malattie e gli effetti delle esposizioni imposte da terzi.
Inutile dire che queste condizioni di vita violano numerosi diritti umani.
La Associazione Obiettivo Sensibile Onlus, su base giornaliera, riceve richieste di aiuto da persone che improvvisamente iniziano a sentire dolori violenti o ad avere problemi di salute importanti (vd. tabelle dei segni e sintomi di EHS e MCS) in vicinanza di dispositivi wireless (cellulari, cordless, router wifi, smart watch, ecc.) anche utilizzati da terzi a media-lunga distanza, o quando esposti alle sostanze chimiche contenute in profumi, detergenti, detersivi, prodotti per la cura del corpo, ecc., o presenti negli ambienti di vita.
A giudicare dall’aumento esponenziale dei casi, in molti sono a rischio di sviluppare una ipersensibilità di questo tipo, ed informarsi può fare una grande differenza.
Per questo l’Associazione si batte al fine di ottenere tutele per la popolazione, ma soprattutto per chi ha già sviluppato una forma di invalidità più o meno grave in conseguenza dei danni da inquinamento elettromagnetico e chimico.
Occorre una politica mirata che garantisca pari diritti e opportunità a chi è costretto ad evitare l’esposizione a questi tipi di inquinamento.
Servono protezione e tutele nell’ambiente di vita e di lavoro, attraverso la creazione di zone elettrosmog e chemical free, che diano la possibilità ai malati di vivere dignitosamente all’interno della propria abitazione, di lavorare, di vivere liberamente la propria vita integrati nella società, e di ricevere assistenza sanitaria, al pari degli altri cittadini.
L’Associazione ha stilato un documento che propone una serie di accorgimenti da adottare per garantire a questi malati l’accesso alle cure - che sono un diritto fondamentale per tutti i cittadini italiani - disponibile su richiesta.
Ritiene importante ottenere la possibilità di disconnessione per chi deve farlo per motivi di salute e sopravvivenza, e anche per chi vuole farlo a scopo di prevenzione, in quanto non è eticamente accettabile che l’esposizione a qualcosa in grado di causare danno venga imposta indistintamente a tutti.
La diffusione della tecnologia wireless - quella che viene definita progresso tecnologico - difficilmente potrà essere fermata, e l’Associazione vuole almeno garantire la sopravvivenza di chi soffre di una forma di ipersensibilità in conseguenza di un danno ambientale del quale è stato vittima.
Ma resta un enorme dubbio: è davvero progresso tecnologico quello che fa ammalare le persone?