Controcanto alla creduloneria – DI Vittoria Haziel

Il gran ritorno di Vittoria Haziel, che ha appena concluso il suo ultimo romanzo. Con una foto irriverente dei vespasiani foderati dall'immagine della Gioconda nei pressi della stazione di Porta Susa di Torino...

Cari affezionati miei lettori rimasti a lungo orfani, ho il dovere di giustificare la mia assenza.
Vi basta lo slalom tra numerosi e gravi problemi di salute in famiglia e per di più in città diverse, e tra questi e la stesura dell'impegnativissimo romanzo d'amore su Leonardo da Vinci in corso da circa un anno con relativi sopralluoghi all'estero, finalmente licenziato il 14?
A me è bastato per sospendere la navigazione nelle acque dell'Adigetto.it, spero basti anche a voi. Ci sarebbe altro slalom, ma ci fermiamo qui.

Ora la giustificazione dovete firmarmela voi, perché io possa rientrare a sedermi sulla mia pagina.
Intanto ho il lasciapassare del direttore, che di queste vicende ogni tanto di lontano sentiva arrivare l'eco.
Leverò inni alla sua pazienza, alla solidarietà e alla sua capacità di empatia.

E vengo al tema di oggi, che tanto per cambiare sempre di Leonardo parla, o meglio dell'opera sua più celebre e manipolata: quella detta La Gioconda o Monna Lisa.
Volevo scrivere a caldo sull'ultima incredibile cronaca, ma i predetti motivi me l'hanno impedito, e forse è meglio così.
A freddo si ragiona sempre meglio.

Analizziamo la cronaca nuda e cruda dei fatti mediatici. Dopodiché i commenti non servirebbero neppure, ma chi mi tiene la mano dal farli?

- 12 dicembre 2010. La Stampa titola un taglio alto illustrato con al centro il celebre volto in primo piano «Scoperti misteriosi simboli negli occhi della Gioconda».
- 29 dicembre 2010. Sempre il medesimo quotidiano torinese, sempre nel solito spazio che sembra ormai preso in affitto dal tema, titola «Simboli cabalistici alle spalle della Gioconda».
- 9 gennaio 2011. Altro taglio alto, medesima testata. Ora il titolo è «Dietro la Gioconda un borgo medievale piacentino».

Vediamo chi sono i protagonisti di queste notizie più volte riprese da chi evidentemente ha dato loro importanza, solo perché toccavano un mito internazionale (ma hanno ragionato sui contenuti? No, a quanto pare sulle notizie non si ragiona).
Protagonista principale: un nome, un Comitato. È Silvano Vinceti, presidente (udite udite!) del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni storici, culturali e ambientali.

Cosa dice? E qui bisogna distinguere: la prima volta parla della scoperta e annuncia una conferenza stampa in arrivo in cui addirittura rivelerà anche l'identità della modella più famosa al mondo.
Spara le cartucce: nell'occhio sinistro ci sarebbe una B o forse un CE (bel dubbio!), in quello destro il monogramma LV.
Attenzione: le lettere non sono visibili a occhio nudo (chissà perché mi scatta un collegamento con i famosi frammenti di lettere sulle fantomatiche monetine trovate sugli occhi della Sindone, anche quelle visibili solo in un ingrandimento fotografico a dismisura dell'immagine? Certe barzellette si somigliano).

E mi sgorga dal profondo una preghiera.
Dio Onnipotente ed Eterno, perché ci hai donato solo due occhi, con i quali non riusciamo a scoprire MAI NULLA?

La telenovela giocondo-comica continua con le rivelazioni annunciate, che puntualmente arrivano il 2 febbraio 2011 con la conferenza tenuta ai rappresentanti della stampa estera (il Comitato dirà delle corbellerie, d'accordo, ma sa gestire bene la comunicazione, non c'è dubbio. All'addetto stampa vanno i complimenti per come sa vendere le notizie).

Che dice il testo del Comunicato, che parla di «importanti rivelazioni» e bla bla?
Ohi ohi, le lettere non sono più quelle di prima.
Ma nessuno se ne accorgerà, perché sono passati quasi due mesi, come dire due anni, e sono passate rivoluzioni, cadute di regimi, scandali, bunghe bunghe, e come possiamo pretendere che la gente ricordi?

Comunque la realtà che il detective può rilevare è che al posto delle vecchie lettere ce ne sono delle nuove! Una S e una L. Forse il Comitato ha cambiato paio di occhiali.
Ma il bello delle rivelazioni deve ancora venire: le lettere sarebbero le iniziali di Salaì (l'allievo-diavoletto del da Vinci, che ne combinava sempre di tutti i colori) e dello stesso Leonardo, e starebbero a conferma del rapporto omosessuale tra i due.
E qui ci sta una sfilza di punti interrogativi.

Alt. Perché il dannato silenziosissimo computer non registra l'urlo che a me e a tutti coloro che sanno pensare sgorga improvviso per la rabbia?
Com'è possibile far passare una simile corbelleria per «scoperta sensazionale»?
Oltretutto su quali basi si sostiene l'omosessualità di Leonardo, che ora le fantomatiche lettere addirittura confermerebbero?
E la stampa? Decine di pagine di media anglosassoni (dunque inglesi ma anche americani) riportano la sensazionale scoperta.

Scusate: scendiamo da (questi) media, da (questi) giornalisti, rifiutiamo le polveri sottili di incultura che si insinuano nelle nostre cellule e generano il cancro della convinzione che tutto quello che ci dicono sia verità, anche quando è barzelletta pura.
Andiamo alla ricerca di ossigeno, di onestà intellettuale, vi prego!
In questo caso direi anche di andare a denunciare un'offesa alla dignità dell'opera d'arte più famosa al mondo.

E questo sarebbe il Comitato con il compito delle valorizzazione dei beni nazionali?
Ah, siamo in buone mani. Ed è questa l'idea della cultura italiana che esportiamo?
Come ha definito la scoperta Pietro Marani, uno dei massimi esperti di Leonardo? «Groundless»: infondata. Perché è un signore, e perché non ci vuole spendere neppure una parola di più.

Cosa ha scritto nella pagina delle opinioni del Corriere della sera il 4 febbraio Giorgio De Rienzo in un articolo titolato «Lasciate in pace la Gioconda e godiamoci il suo sorriso»?
Cito solo l'incipit. «Forse stiamo diventando troppo distratti nella nostra accomodante indifferenza a lasciarci stordire da "verità spettacolari" che durano solo per qualche giorno».
Uno che sa pensare, uno dei pochi veri Maestri del Pensiero.

Cari amici che volete salvare le nostre teste dal terrorismo di chi vuole farcele saltare, direi di stoppare qui la cronaca, perché non è ancora finita.
C'è dell'altro. Stavolta il Comitato affamato di fama (di se stesso, naturalmente), non contento delle lettere, passa a… dare i numeri.
Numeri presenti nel celebre quadro che pare diventato una sua virtuale proprietà (se passano vent'anni se lo usucapisce pure), ai quali seguono i numeri che su quelli si affrettano a dare senza pudore una serie di interpreti che alzano le teste dal buio di sconosciute (e squallide) dimore.

Ve ne annuncio delle belle al prossimo appuntamento. Abbiate la pazienza di attendere al massimo una settimana.
Non scappo, più… per lo meno per un po'.
Nel chiosare la ridicola cronaca con un «continua», in calce metto uno slogan che accompagnerà anche la seconda puntata di questa (non)giocondità, e tutte le puntate delle corbellerie a venire.
SALVIAMO LA GIOCONDA, SALVIAMO LE NOSTRE TESTE!

Davincianamente vostra
Vittoria Haziel