«La vera emergenza è la relazione, soprattutto tra i giovani»

Rapporto sulle povertà incontrate da Caritas e Fondazione Comunità Solidale

«Abbiamo voluto presentare questo rapporto alle porte della Giornata mondiale dei poveri, perché il nostro obiettivo non è tanto parlare di povertà ma di poveri, di storie, volti, nomi propri, – ha detto l’Arcivescovo Lauro Tisi. – Mi piace pensare una Chiesa che si confronta con i poveri, prima che con la povertà. Tutto cambia se dietro i numeri so riconoscere i volti, con nome e cognome.
«La nostra Chiesa deve imparare a dare ai poveri un nome proprio.»
 
Quello che viene fotografato nel Rapporto, peraltro, è solo un piccolo iceberg dei poveri in Trentino, anche perché la richiesta di aiuto è l’ultimo stadio di un percorso di disagio.
C’è una massa impressionante di persone che sono nella condizione di poveri, anche se non ancora censiti.
«La vera emergenza è la relazione, soprattutto tra i giovani: quanti tra loro vivono un disagio relazionale e non escono nemmeno più di casa! Servono tessuti relazionali, oggi invece slabbrati, – prosegue l’arcivescovo. – Dai blackout relazionali nasce la povertà.
«Senza relazione va in tilt anche il sistema economico. Vorrei che questa nostra Chiesa offrisse risposta di relazioni, non solo di servizi. Una Chiesa che non abbia come punto di riferimento i poveri è una Chiesa eretica. La carne di Cristo è lì.»
 
«Al là dell’attività svolta a favore dei poveri, da operatori e soprattutto volontari, resta fondamentale la provocazione che ne deriva per la comunità e i singoli, – ha commentato Don Cristiano Bettega, delegato dell’Area Testimonianza e impegno sociale della Diocesi:Caritas è sinonimo di conversione, lasciarsi interrogare, non sottrarsi alla domande, avere la consapevolezza di andare un po’ in crisi: di fronte a tutto ciò io cosa posso fare?»
Dati apparentemente neutrali, in realtà attendono domande e stimolano risposte.
 
«I numeri sono uno spaccato fondamentale, ma quest’anno abbiamo voluto provare a raccontare soprattutto l’umanità, attraverso quattordici storie vissute, quelle di persone incontrare dai volontari Caritas e dai servizi di FCS, sono le parole di Federica Rubini e Giulio Bertoluzza, curatori del Rapporto. –
Emergono tre aspetti: istituzioni e comunità riconoscono in Caritas un alleato prezioso; il denaro non è mai fine a se stesso ma diventa mezzo e opportunità per riacquisire autonomia; la spontaneità dei volontari e aiuta ad esplorare soluzioni alternative, che escono dalle prassi istituzionali, ma sono molte attente alle persone per ridare loro dignità.»
 
Paolo Molinari, consulente scientifico: «Da un lato il Rapporto dice cosa si sta facendo, anche per un “obbligo” informativo; nella seconda parte, le storie di sofferenza e di aiuto.
«Alcune prospettive su cui impegnarsi, per la Chiesa trentina: territorio inclusivo, che promuove reti di solidarietà e comunità competenti, che si conoscono e sanno intervenire.
«Caritas e Fondazione sanno lavorare in rete. Per prendersi cura di una persona non si può prescindere da tutti i soggetti coinvolti.»
 
Bisogna investire sulle risorse umane ed economiche dei territori per una maggiore corresponsabilità.
Promuovere benessere significa lavorare assieme per un intervento inclusivo.