«Inferno» – L’ultimo capolavoro di Dan Brown

Un romanzo che insegna a vivere (o rivivere) la Divina Commedia in maniera precisa, logica e misteriosamente affascinante

Titolo: Inferno
Autore: Brown Dan
 
Editore: Mondadori 2013 (collana Omnibus)
Traduttore Lamberti N.; Raffo A.; Scarabelli R.
 
Pagine: 522, rilegato
Prezzo: €25 
 
 Il contenuto
Il profilo di Dante che ci guarda dalla copertina è il motore mobile di un thriller che di "infernale" ha molto. Il ritmo e poi il simbolismo acceso, e infine la complessità dei personaggi. Non è sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante.
È naturale che al poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse la temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard.
È normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare.
Ma ora è tutto diverso, non c'è niente di normale. È un incubo e la sua conoscenza della città fin nei labirinti delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segreti può aiutarlo a salvarsi la vita.
Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d'ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda a stento il proprio nome, non capisce come sia arrivato a Firenze, chi abbia tentato di ucciderlo e perché i suoi inseguitori non sembrino affatto intenzionati a mollare il colpo.
Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose, il professore deve scappare. Aiutato solo dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, soccorrevole, ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappare da tutti.
Comincia una caccia all'uomo in cui schieramenti avversi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra.
 
 Il commento
Va premesso che qualsiasi libro scritto da Dan Brown, indipendentemente dal fatto che poi piaccia o no, va letto. È una questione di cultura, prima ancora che di letteratura.
Ma questo romanzo (che è il sesto pubblicato dallo scrittore americano) ci è piaciuto come quello che lo ha reso famoso nel mondo «Il codice Da Vinci».
Non so se sia stato determinante il fatto che il sottoscritto era appassionato della Divina Commedia, ma ha ripercorso insieme alle tracce seguite dal personaggio portante del romanzo Robert Langdon con curiosità, interesse e piacere della lettura. E scoprendo cose che a suo tempo erano sfuggite.
Costruito con un insieme imprevedibile di episodi concatenati, la vicenda porta il lettore a cercare da solo la verità che l’autore propone come tale. E, se devo dire che alcuni passi li ho previsti, altri certamente mi hanno sorpreso nella semplicità logica con cui sono stati presentati.
Chi non ha letto la Divina commedia, o non la ricorda affatto, il romanzo aiuta a ricostruirla senza difficoltà. Da questo punto di vista quindi è certamente formativo.
Non si può dire altro, senza togliere interesse alla lettura del romanzo, salvo che la finale è perfetta. Per quanto si possa immaginare che debba finire in una certa maniera, in realtà il lettore scoprirà che la logica alternativa presentata era a portata di mano.
Un capolavoro certamente da leggere, perché divertente.
 
Due appunti tuttavia li facciamo lo stesso.
Il primo è il prezzo: 25 euro è una cifra assurda, senza se e senza ma.
Il secondo lo facciamo sulla descrizione delle acque di Venezia. Piazza San Marco si affaccia sul bacino di san Marco (come scrive lo stesso autore), il quale però non è assolutamente «mare aperto», come erroneamente precisato.
Mentre questo secondo è un peccato veniale, cioè da Purgatorio (per restare in tema), il primo è un peccato decisamente da... Inferno.
 
GdM