Carmen Consoli, sirena sublime – Di Sandra Matuella
Ieri sera all’Auditorium Santa Chiara Concerto «sperimentale» con standing ovation

Servizio fotografico di © Lisa Bolognani.
«Eco di sirene», il tour di Carmen Consoli ha fatto tappa giovedì sera al Teatro Auditorium di Trento, con un concerto dal taglio sperimentale, per voce e chitarra, violino e violoncello.
Uno spettacolo decisamente fuori dagli schemi che ha richiamato, però, più di cinquecento spettatori, attirati dagli incantamenti vocali della «sirena-Carmen».
Questo evento è stato proposto da Fiabamusic in collaborazione con il Centro Culturale Santa Chiara; di recente Fiabamusic ha organizzato a Trento il concerto dei Marlene Kuntz, mentre sono in arrivo Paola Turci, il 17 maggio, sempre all’Auditorium, e gli Afterhours, il 12 agosto ad Arco: tutti musicisti questi, legati alla ricerca e alla musica d’autore, lontani anni luce dalle tendenze musicali sempre più banali e omologate propinate dalla televisione.
Circondata da una scenografia avvolgente a forma di conchiglia, da cui si sprigionano mirabili effetti luminosi dal verde smeraldo all’indaco, dal blu oltremare al porpora, che di volta in volta trasformano la scena anche in giostra o night club, Carmen Consoli è sola sul palco, con le sue chitarre acustiche, oppure è accompagnata dalla violinista Emilia Belfiore e dalla violoncellista Claudia Della Gatta: sono tre donne siciliane, «tre femmine d’acqua salata e con l’anima caramellata».
Per ben due ore e mezzo, Carmen interpreta il suo repertorio, tra cui «Parole di burro», «Amore di plastica», «Confusa e felice», con testi dal linguaggio immaginifico unito a una spiccata vocazione teatrale.
Il suono è sempre curatissimo, la vocalità è inebriante, rarefatta, e le luci, pur geometriche e rigorose, fluttuano sul palco e catturano gli spettatori dentro un senso di vertigine.
Verso la fine del concerto Carmen intona anche delle melodie della sua terra, in particolare della zona vulcanica di Catania, che restituisce anche attraverso il ricordo affettuoso di suo padre, Giuseppe, e nella «magia» che è entrata nella sua vita con il piccolo Carlo Giuseppe, nato un paio di anni fa.
Prima di intonare «Eco di sirene» Carmen Consoli ha condiviso col pubblico una sua riflessione sulle sirene nella doppia accezione, quella mitologica, che incanta, e quella del terrore, di un suono che evoca allarme e pericolo.
«Ho scritto questa canzone durante la guerra nei Balcani – ha detto – e purtroppo da allora non è cambiato niente, a cominciare dalla Siria. Quello della guerra è un trend che non passa mai di moda.»
E poi ha parlato della guerra «contro la nostra madre terra santissima, con le industrie e l’inquinamento la stiamo distruggendo: e questa, in realtà, è una guerra che facciamo a noi stessi.»
A fine concerto, l’accorato ringraziamento al suo pubblico trentino che la saluta con una standing ovation.
«Non mi piace andare in televisione, non ho un brano in radio, non chatto, non posto la foto del gatto su facebook, insomma non ho quella che tecnicamente si chiama visibilità, eppure posso fare esperimenti come questo concerto, grazie a voi che nel corso degli anni mi avete sempre seguita, e per questo cercherò di essere sempre all’altezza della vostra fiducia.»