La Despar restituisce alla città di Trento un edificio storico
Dal Caffè Europa all'Upim, alla Despar – Note su un cantiere eseguito con bisturi, ruspe, cartongessi e condotte d’impianti

«Il restauro apportato all’edificio che ospitava l'UPIM e che da domani ospiterà la DESPAR è stato un intervento al limite.»
Lo precisano l’ing. Massimo Dalbon e l'arch. Manuela Baldracchi, che hanno seguito i lavori dello storico edificio. Che aggiungono così.
«Al limite per l’impegno non solo economico della committenza, per le condizioni normative e impiantistiche imposte da una proposta destinazione d’uso difficilmente compatibile con un edificio d’interesse storico, al limite per le drammatiche condizioni nelle quali si presentava l’edificio, alterato nelle strutture, violentato dagli impianti, privato dell’eleganza degli ornati.»
Rimossi i rivestimenti interni che avevano inscatolato pareti e soffitti negando sia gli affacci sulle vie, sia lo sguardo sulla propria storia, sono emerse le problematiche che poste da uno stato conservativo che aveva ampiamente superato il limite della restaurabilità.Quanto realizzato ha tentato di mediare tra posizioni apparentemente inconciliabili adattando le esigenze di progetto e commerciali alle necessità imposte da un corretto intervento di restauro che imponeva la conservazione dei pochi frammenti, la possibilità di riparare alcuni danni e l’accettazione delle perdite.
Il quadro era ulteriormente reso complesso dalla consapevolezza dell’invasività dell’intervento che avrebbe di fatto rimosso e realizzato nuovi solai.
I pochi metri quadri del soffitto con decori di gusto floreale, il fregio con motivi egizi, i martoriati stucchi, le tracce di dipinti murali apparivano come lacerti residuali, di fattura relativamente recente e certamente di modesta qualità artistica, ma costituivano i frammenti irrinunciabili di storie a noi vicine nel tempo ma lontanissime per gusto e ritmi di vita.
Questi frammenti sono ciò che rimane del tempo perso attorno al bigliardo, delle volute di fumo e delle discussioni attorno alle pagine di quei giornali che portavano in questa città di confine notizie, drammi, speranze e sogni.
Le stesse vedute che ornavano il Caffè Europa e che ostinatamente si è voluto recuperare anche nella condizione sofferente e offesa che oggi si presenta, descrivono la «Vecchia Trento» una città che già allora era in parte perduta o stava per sparire.
Accompagneranno i nostri acquisti, la demolita loggia della torre civica, le acque dell’Adige a torre Verde, il quartiere della Portela devastato dalle bombe del 1943 e l’imponente erker di Casa Ranzi in largo Carducci, volutamente demolito per svecchiare la città.
Ma la condizione residuale di frammenti quasi muti non era in grado di raccontare la storia di questo luogo.
L’intervento realizzato, che nei princìpi e nelle tecniche è lontano dalle consolidate prassi dei restauri conservativi, è una elegante scenografi a necessaria non tanto per vendere il prodotti o, quanto per accogliere il cliente in un luogo che l’intervento di riorganizzazione funzionale ha rispettato e recuperato attraverso l’unico intervento possibile in questi edifici ricchi di storia, quello di restauro.
I dettagli originari conservati, che un occhio attento potrà riconoscere, hanno dato senso e forma a quella sequenza di diversi ambienti che il cliente si troverà ad attraversare.
I frammenti conservati non riguardano i soli ornati . Chi salirà al piano superiore o nei magazzini del secondo piano troverà quasi dimenticati, tra cartongessi e arredi, un tondino di ferro e una doppia putrella a ricordo di quell’ingegnoso sistema con il quale il proprietario dell’edificio appese con cinque tiranti metallici i solai dell’edificio ad una enorme trave di cemento e ferro realizzata nel sottotetto.
Con l’intervento dell’ingegner Cavagna del 1912, che ci piace conservare e ricordare per l’ardita soluzione strutturale e la modernità di quel concetto che oggi chiamano «zero gravity», si concluse quella progressiva rimozione di muri a piano terra per offrire spazi indivisi e aperti sulla città con ampie vetrine.
Se queste opere concludono idealmente decenni di ricerca e impiego delle carpenterie metalliche le strutture in cemento armato a piano terra e nel sottotetto costituiscono uno dei primi impieghi di questo materiale in terra trentina.
Le necessità del restauro, i vincoli di tutela, la mutata sensibilità e una più disincantata idea di progresso hanno farro sì che questa «bottega dei tempi moderni» potesse aprire i battenti.
Se nel secondo Novecento l’edificio è stato obliterato dalla realizzazione del «grande magazzino» de La Rinascente che ha importato in questo contenitore criteri d’intervento standardizzata, l’intervento realizzato si adatta al costruito all’interno del quale s’insinua non limitandosi ad una operazione di arredo ma perseguendo un intervento di restauro sia strutturale, sia architettonico, progettato attraverso uno scrupoloso studio dei documenti e dell’edificio.
Problematiche
La chiusura all’inizio del 2012, dopo oltre 50 anni di attività, del negozio Upim di Via Manci nel centro storico di Trento restituiva alla città un palazzo di indubbia valenza storico-architettonica.
Era auspicabile che si potesse dar luogo nel breve periodo a un generale intervento di ri-qualificazione in grado di ridare nuova vita a quell’area del centro storico.
Un siffatto intervento doveva peraltro misurarsi con una serie di vincoli e di criticità che lo rendevano di difficile attuazione.
In primis, la necessità di restituire a un palazzo di rilevanti dimensioni, la valenza storico-artistica che lo caratterizzava nella prima metà del ’900 ai tempi del Caffè Europa, valenza che era venuta meno a metà degli anni ’50 del novecento a seguito della vandalica sua violazione operata dall'Upim all’atto del suo insediamento.
Era ancora necessario porre rimedio alla generale inidoneità statica degli orizzontamenti di piano, risalente agli arditi interventi strutturali del primo decennio del ’900 e successivamente aggravata da una serie di indebiti interventi operati da Upim.Coesistevano infatti nell’ambito del fabbricato le più svariate tipologie di impalcato, dalle più storiche lignee, a quelle miste lignee-acciaio, a quelle in cemento armato, per finire con quelle in latero- e vetrocemento.
Nessuno degli impalcati risultava idoneo a reggere i carichi previsti dalla normativa vigente per qualsivoglia destinazione funzionale.
Taluni degli impalcati, nella fattispecie quelli sovrastanti la sala principale dello storico Caffè Europa, presentavano luci libere di circa ml. 10,00 x 13,00 e risultavano appesi, a mezzo di semplici barre o tiranti a una trave di piano sottotetto.
A prescindere dalle problematiche legate alla valenza storica dell’immobile e alla sua inidoneità statica la fattibilità economica dell’intervento doveva misurarsi con la possibilità di una rifunzionalizzazione che rendesse l’immobile medesimo idoneo a ospitare la prevista nuova area di vendita con i relativi spazi accessori, quali magazzini, celle, uffici e locali tecnologici.
Il tutto in presenza di un edificio dichiarato di interesse storico-artistico e pertanto vincolato dalla Soprintendenza, nel quale coesistono aree delimitate da setti murari non modificabili, soffitti a cassettoni di pregio e reperti pittorici, da restaurare.
L’attuazione dell’intervento trovava ulteriori difficoltà nella particolare collocazione in centro storico del cantiere con le correlate problematiche logistiche e con la necessità di aprire il nuovo punto vendita entro la fine del 2013.
Le criticità dianzi richiamate dovevano tra l’altro misurarsi con la preventiva acquisizione dei pareri di tre uffici della Soprintendenza, del parere favorevole dell’Ispettorato Provinciale Antincendi e dei necessari titoli abilitativi comunali.
Pur a fronte delle criticità e degli ostacoli burocratici dianzi richiamati l’intervento ha avuto inizio il 27 novembre 2012 e si è concluso il 22 novembre 2013 con due setti mane di anticipo rispetto alla prevista data di apertura del nuovo punto vendita.
Interventi
Nel merito dei lavori eseguiti si osserva che i medesimi hanno interessato preliminarmente il restauro della copertura e delle facciate dell’immobile.
Con riferimento agli aspetti strutturali si è dato corso al generale risanamento strutturale a mezzo della sostituzione degli impalcati non suscettibili di essere recuperati e del restauro-rinforzo dei residui impalcati.
Si è altresì dato corso al risanamento-rinforzo dei setti murali verticali e alla realizzazione di nuove strutture verticali in acciaio laddove le preesistenti strutture si erano dimostrate inidonee a reggere i carichi previsti.
Con riferimento agli aspetti funzionali-distributivi sono state concordate con la Soprintendenza per i Beni Architettonici le modifiche alla distribuzione interna dei singoli piani necessarie a garantire i requisiti funzionali richiesti dalla nuova desti nazione d’uso del fabbricato.
Gli interventi a piano terra hanno riguardato lo spostamento del negozio Clarks dall’angolo tra Via Oss Mazzurana e Via Manci alla zona prossima all’ingresso principale al fabbricato da Via Oss Mazzurana.
I medesimi interventi hanno altresì riguardato la demolizione della scala di collegamento tra i piani terra e primo a suo tempo realizzata da Upim e la realizzazione di un ascensore panoramico e di scale mobili a collegamento tra i piani terra e primo, oltre ad una nuova scala in una diversa, più idonea, soluzione concordata con la Soprintendenza.
È stato infine dato corso al restauro e alla valorizzazione degli elementi di pregio sia architettonico che pittorico preesistenti rinvenuti nel corso dei lavori.
A piano primo è stato eliminato il setto murario presente nella zona ovest dello storico cortile interno del fabbricato e si è sostituita la copertura del cortile medesimo con un tetto vetrato atto a ricostituire o a ricostituirne l’immagine storica.
Sono state altresì apportate modeste modifiche all’impianto murario originario sì da rendere il medesimo funzionale alla prevista nuova destinazione d’uso.
Infine è stata realizzata nella zona del fabbricato prossima al Teatro Sociale, una scala di sicurezza.
Gli interventi eseguiti a secondo piano non hanno determinato alcuna modifica dello storico impianto murario e sono stati limitati alla generale riqualificazione del piano e alla realizzazione di una nuova distribuzione interna, con il ricavo delle necessarie aree a magazzino e uffici.
Con riferimento alla generalità del fabbricato si è dato corso al generale restauro-riqualificazione del vano scale principale del fabbricato risalente al 1911, alla realizzazione del vano ascensore a servizio del piano terzo sottotetto o e all’ampliamento del preesistente vano corsa del montacarichi a servizio della struttura di vendita.
L’intervento ha comportato il restauro e la riqualificazione di circa mq. 3.900, più di 700 mq. per piano, per una volumetria complessiva di oltre 12.000 mc.
Le superfici, e i volumi dei singoli piani del fabbricato risultano come nel seguito:
- piano interrato mq. 700 corrispondenti a mc. 1.750
- piano terra mq. 1.200 corrispondenti a mc .4.200
- piano primo mq. 800 corrispondenti a mc. 2.160
- piano secondo mq. 600 corrispondenti a mc. 2.160
- piano terzo-sottotetto 600 corrispondenti a mc. 1.920
La superficie effettivamente destinata alla vendita, articolata nei piani terra e primo, è pari a circa mq. 1.150.
I lavori realizzati nell’arco di soli 12 mesi hanno comportato un impiego di maestranze per circa 70.000 ore, corrispondenti a 9.000 giornate lavorative.
L’impiego dei tecnici per proge azione e direzione lavori è stato pari a circa 12.000 ore.
Il nuovo punto vendita creerà nuovi posti di lavoro per circa 20 - 30 unità.