Zamagni e Schelfi dialogano sul futuro della cooperazione
«La cooperazione troverà nuova legittimazione sociale se investirà sul capitale civile. Occorrono nuovi strumenti e motivazioni»
Da Platone a Sant'Agostino, passando
per De Gasperi e Togliatti.
Stefano Zamagni, economista bolognese famoso per aver studiato a
fondo il sistema cooperativo elaborando innovative teorie
economiche, non si è risparmiato stasera davanti a una platea di
cooperatori riuniti nella sala della Cooperazione di via
Segantini.
Chiamato insieme a Diego Schelfi a parlare del futuro della
cooperazione - moderatore il giornalista Franco de Battaglia -
Zamagni è stato un fiume in piena fin dall'inizio.
Citando Platone, ha indicato la strada: il solco sarà dritto se i
due cavalli che trainano l'aratro marciano alla stessa
velocità.
Parafrasando, un cavallo rappresenta produttività ed efficienza,
l'altro il bene comune.
«La cooperazione si muove dentro questi due binari, e non sempre
nella storia è riuscita a mantenere dritto il solco.»
Fuor di metafora, come trovare nuova legittimazione sociale in
questo Trentino dal Pil pro capite a 31mila euro l'anno contro una
media nazionale di 25?
«Le risorse umane vanno bene - dice Zamagni - ma non sono
sufficienti. Occorre puntare più in alto, alla creazione di
"capitale civile", somma di quello sociale e istituzionale, reti di
fiducia e percezione delle istituzioni. Su questo le coop possono
essere imbattibili, a differenza delle società capitalistiche. Più
il capitale civile è alto, più la gente sta bene.»
Cooperative grandi o piccole? Da sole o dentro un sistema? Zamagni
risponde con la teoria a domande di forte attualità.
Per l'economista bolognese il problema delle dimensioni non
esiste.
La democrazia è tanto più forte quanto più sono grandi i numeri. Ma
vanno modificati gli strumenti di partecipazione democratica.
Chi viene eletto è tenuto a rispondere delle proprie azioni, e chi
elegge devono avere la possibilità di intervenire e, se occorre,
protestare.
Schelfi ha ricordato che la Federazione ha avviato un dibattito
attorno ad alcune fondamentali linee guida per rafforzare il patto
sociale.
Zamagni ha risposto che la libertà è giusta, «ma attenzione a non
confondere autonomia per separazione. C'è anche la libertà di
condividere».
Diego Schelfi ha citato allora Max Weber, secondo il quale
l'intensità della partecipazione è direttamente proporzionale
alla percezione di contare.
«Non si tratta di fare differenze tra cooperative grandi e piccole,
purché siano buone. In Trentino funziona bene anche il sistema dei
consorzi, che agganciano le cooperative più piccole per fare
sistema.»
Nessun tabù anche sui campi di attività. Dall'energia agli impianti
di risalita, «purché le cooperative stiano dalla parte delle
comunità», ha affermato Schelfi.
Zamagni ha individuato anche ulteriori settori dove in altre parti
del mondo le cooperative sono fortemente impegnate: energia, acqua,
aria, beni della collettività che possono essere gestiti
efficacemente solo nella forma cooperativa.
Cooperative troppo assistite dai contributi pubblici?
«Neanche per sogno. - Per Zamagni è quasi immorale parlare di
vantaggi. - Semmai si tratta di una parziale compensazione alle
molte esternalità positive create dalla cooperazione.»
Incalza Schelfi. «Seppure con la crisi anche alcune cooperative
sono in difficoltà. Dovrebbe essere normale in un sistema di
imprese che fa i conti con il mercato, ma per la cooperazione
sembra uno scandalo. Perché? Colpa della Costituzione, sostiene
Zamagni, e dell'articolo 45 che sostiene il valore sociale
della cooperazione. Perché sociale? Per via di una antica querelle
tra il costituente Togliatti, comandato da Stalin a
distruggere la cooperazione, e De Gasperi che insieme ad altri ne
sosteneva invece il valore economico.»
«Alla fine ha vinto Togliatti, - ha ricordato Schelfi. - Che però
non è riuscito a smantellare la cooperazione. In compenso è passata
l'idea che le cooperative devono occuparsi di sociale e non di
economia.»
Aneddoti di storia e citazioni dotte, per dimostrare alla fine che
il modello cooperativo funziona e crea sviluppo.
Ma, prima di andarsene, Zamagni ha lasciato ai cooperatori
un'ultima raccomandazione.
«Attenzione al sistema di motivazione dei soci e dei collaboratori.
- Ha detto. - Se si sbaglia medicina si rischia di finire fuori
strada. Il sistema degli incentivi ai manager negli Usa ha dato il
via ad una crisi colossale. La cooperazione non può cadere in
questi errori.»
Per Sant'Agostino la speranza aveva due figli: una si chiamava
rabbia e indignazione, l'altro si chiamava coraggio.
Avanti così, sembra dire Zamagni ai naviganti dopo due ore
abbondanti di circumnavigazione del globo cooperativo.