Addio Drago Orlic, amico del Trentino – Di Giuseppe Casagrande
Lo scrittore istriano, accademico della cucina, aveva ideato a Parenzo le «Polentiadi» – Molti i ristoranti trentini consacrati nelle varie edizioni

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Profonda commozione anche in Trentino per la scomparsa a Pola dello scrittore istriano e accademico della cucina Drago Orlic.
Molti lo ricordano nella veste di ideatore delle «Polentiadi», manifestazione in onore della polenta organizzata ogni anno a novembre per festeggiare San Mauro, il patrono di Parenzo, l'antica Parentium (oggi Porec), la cittadina istriana famosa per le «mule», la polenta e il baccalà come scandisce il ritornello di una celebre canzone popolare.
Molti i ristoranti trentini consacrati proprio in occasione della kermesse parentina e che nelle varie edizioni hanno conquistato il gradino più alto del podio: l'«Aurora» di Cimego, «Castel Lodron» di Storo, la «Baita Santa Lucia» di Bezzecca, l'«Osteria Frà Dolcino» di Condino, il ristorante «Da Rita» sempre di Condino, il «Compet» di Vignola-Falesina, il Ristorante «Prime Rose» di Levico Terme, «La Polentera» di Storo, la «Cà dei Boci» di Montagnaga di Pinè, l’«Antica Osteria Morelli» di Canezza, il «Rifugio Maranza» dello chef Paolo Betti, la trattoria «Al Tino» di Elio Tonetta, il ristorante «Da Pino» di San Michele all'Adige.
Scrittore, poeta, giornalista, brillante conferenziere, rettore dell'Università di Parenzo, membro dell'Associazione degli scrittori croati (al suo attivo un centinaio di libri), Drago Orlic collaborava con il quotidiano Glas Istre. Seguitissima la sua rubrica satirica per il supplemento del giovedì «La Kost» che firmava con uno pseudonimo: Zvane Lakodelac.
Sferzanti le sue battaglie per la tutela dell'ambiente, della cultura e delle tradizioni gastronomiche legate al mondo contadino e ai prodotti della terra: in primis l'olio, il vino, la grappa.
Lungimirante e visionario, mi ha coinvolto nei suoi progetti di rilancio dell'agricoltura dopo la tragedia delle guerre balcaniche.
Ricordo, oltre alle Polentiadi, il varo del Festival del prosciutto, le giornate del tartufo, degli asparagi selvatici, delle erbe spontanee, dei primi piatti, le manifestazioni dedicate al pesce.
È grazie a lui che 40 e più anni fa ho scoperto non solo i borghi marini, ma anche gli angoli più reconditi e affascinanti dell'entroterra istriano.
Quante serate e quante scorribande da un capo all'altro dell'Istria. Una guida preziosa anche durante i gemellaggi in Istria di alcune Confraternite enogastronomiche italiane (le Confraternite trentine di Bacco e dello Smacafam, quelle venete del Baccalà alla Vicentina e del mantecato di Venezia, la Confraternita friulana del frico).
Mi mancheranno le sue dotte disquisizioni, anche politiche, spesso polemiche, ma mai settarie. Mi mancheranno le sue battute al vetriolo in dialetto ciacavo, mi mancherà la sua simpatia.
Per me è stato un privilegio conoscerlo.
«Una grande perdita per la storia e la cultura delle nostre terre»: con queste parole lo ricorda Franco Favaretto, il re del baccalà mantecato della Serenissima Repubblica di Venezia.
Con parole toccanti lo ricordano anche i giornalisti Renato Malaman, Giuliano Bicchierai, Otello Fabris che hanno avuto modo di conoscerlo in occasione dei numerosi gemellaggi in Italia e in Croazia.
«Ciao simpatico folletto istriano»: con queste parole lo ha salutato la giornalista romana Alessandra Capogna che lo aveva invitato al Giffoni Film Festival.
Ciao Drago. Ora riposa in pace lassù tra una «bocaleta de vin bon» e una fetta di prosciutto istriano rigorosamente tagliato a mano (mi raccomando, «a mano», amavi ripetere).
Giuseppe Casagrande – [email protected]