Trasferta in Sardegna per il Coro della Sosat
Si esibirà in due concerti: sabato 22 al Teatro Eliseo di Nuoro e domenica 23 ad Aritzo
Trasferta in Sardegna per il Coro della Sosat, che si esibirà in due concerti: sabato 22 settembre al Teatro Eliseo di Nuoro e domenica 23 ad Aritzo.
Il Coro è stato invitato a Nuoro nell'ambito del Centro nazionale coralità del Cai e dalla sezione di Nuoro «Armonie tra il Brenta e l'Ortobene».
Incontro tra le coralità trentina e l convegno in programma sabato 22 si confronteranno sulle origini e sui percorsi musicali Gian Nicola Spani che parlerà della costante polifonica nella musica sarda, Marco Lutzu, e le sue musiche.
Andrea Zanotti, presidente del Coro della Sosat, affronterà il tema: Idealità e sviluppi del canto popolare alpino tra capacità tecnica e immaginario collettivo con un grande concerto al teatro Eliseo di Nuoro il Coro di Nuoro diretto Francesco Mele; il complesso vocale di Nuoro diretto da Franca Floris.
Il Coro della Sosat, diretto dal maestro Roberto Garniga, che eseguirà 16 uo repertorio. Il convegno nuorese si svolge sotto l'egida del Centro nazionale coralità del Club alpino italiano presieduto da Gabriele Bianchi.
Andrea Zanotti alcuni contenuti del suo intervento: «Il canto popolare di montagna, che principia a con il Coro SOSAT voluto e presieduto da Nino Peterlongo, ha fondato uno dei paradigmi identitari più forti che ha consentito al Trentino di riprendere il cammino dopo la tragedia del primo conflitto mondiale.
Proprio quella tragedia aveva trasformato la nostra terra in uno dei teatri di guerra più martoriati: ed è per questo che l’epopea degli alpini innerva ancora oggi uno dei filoni importanti del repertorio del canto di montagna.
E così è stato r i decenni successivi, tempo di lacerazioni che la storia ha prodotto incidendo profondamente nelle vicende dei popoli, in specie europei, lasciando dietro di sé un cumulo spaventoso di macerie.
E proprio dall’enormità di quella tragedia ha potuto nascere ricostruire, di rifondare un destino collettivo di libertà.
Cantare ha voluto dire sentirsi uniti, rialzarsi e sentirsi vivi, mettere a fattor comune il proprio talento e la propria forza.
Oggi, per le generazioni rischia di essere sconosciuta e distante: il pericolo, semmai, è rappresentato per loro dalla solitudine desertificante alimentata da una tecnologia invasiva alla portata di tutti.
Gente che mangia guardando tablet e cellulari, parlando da soli per strada, aspettando messaggi ad ogni ora del giorno e della notte.
Il cantare insieme, l’ascoltarsi, il rispettare i tempi e la voce dell’altro, costituiscono in controtendenza rispetto a questa realtà radicalmente un antidoto e un messaggio potente».