Il finanziere trentino Alberto Rigotti condannato a 6 anni

Tutti gli altri 22 imputati per il Crac Banca Etruria sono stati assolti «perché il fatto non sussiste». Annunciati ricorsi in appello

Il maxi processo per il crac di Banca Etruria si è concluso con una condanna a sei anni per il finanziere trentino Alberto Rigotti e con l’assoluzione degli altri 22 imputati, «perché il fatto non sussiste».
Evidentemente il fatto sussisteva solo per Rigotti.
La Procura di Arezzo aveva chiesto la condanna per tutti e 24 gli imputati - poi ridotti a 23 perché uno era deceduto - tra i componenti dei consigli di amministrazione e i dirigenti dell'istituto di credito, accusati, a vario titolo, dei reati banca rotta fraudolenta e banca rotta semplice.
 
Nel corso della requisitoria i sostituti procuratori Julia Maggiore e Angela Masiello avevano chiesto pene che in totale assommavano a 64 anni di reclusione.
Le pene richieste andavano da un minimo di un anno al massimo di 6 anni e 6 mesi per il Rigotti.
Le parti civili hanno già annunciato che presenteranno ricorso contro la sentenza di assoluzione, mentre la Procura si è riservata di farlo dopo aver letto le motivazioni.
 
Ad Alberto Rigotti erano state contestate dalla Procura le sofferenze accumulate dal gruppo Abm Network per circa 15 milioni di euro.
Rigotti avrebbe attinto a più riprese, secondo quanto sostenuto dall'accusa, alle casse dell'istituto.
Fatto sta che con questa sentenza l'impianto accusatorio è completamente caduto. Per Alberto Rigotti invece è rimasto in piedi.
Va da sé che il condannato farà ricorso in appello.