«Climatica...mente cambiando»: i cambiamenti climatici nelle Alpi
Temperatura, precipitazioni, apporti di neve, andamento dei ghiacciai
A «Climatica...mente cambiando -
Trentino Clima 2011», la manifestazione promossa dalla Provincia
autonoma di Trento - Assessorato all'Ambiente, Dipartimento
Urbanistica e Ambiente - e dall'Osservatorio Trentino sul Clima,
coordinato dal Dipartimento Protezione civile e infrastrutture, si
affrontano in questi giorni le sfide che il mutamento climatico
pone sul piano economico, sociale e ambientale, sia a livello
locale che globale, con ospiti di rilievo del mondo scientifico,
economico, culturale e dello spettacolo.
Focus dunque sui mutamenti del clima da diversi punti di vista, per
riflettere sulle dinamiche in atto, sugli impatti attesi e sulle
necessarie misure di adattamento da intraprendere.
L'attenzione è rivolta al contesto internazionale, italiano e
trentino, ma con uno sguardo particolare alla zona delle Alpi, che
risulta essere un'area particolarmente sensibile ai cambiamenti
climatici. Interessanti, a questo proposito, risultano i dati di
alcuni indicatori climatici dell'area alpina, come temperatura,
precipitazioni, apporti di neve e andamento dei ghiacciai.
I cambiamenti climatici che interessano il nostro pianeta si stanno
infatti manifestando in modo marcato anche sulle Alpi che vengono
considerate un'area particolarmente sensibile dallo stesso IPCC -
Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, foro
scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite,
l'Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ed il Programma delle
Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il
riscaldamento globale.
Ricerche svolte nell'ambito di progetti europei hanno messo in
evidenza che l'aumento della temperatura osservato sulle Alpi
nell'ultimo secolo è stimato di 1,2°C con tassi tuttavia maggiori
alle quote più elevate, circa +2°C dal 1900, un incremento che
risulta essere pertanto quasi tre volte superiore a quello
registrato su scala globale citato dall'IPCC pari a +0,74°C. Anche
sulle Alpi si ha conferma che l'incremento delle temperature è
stato maggiore negli ultimi 25-30 anni circa.
I dati di temperatura dal 1958 al 2007 analizzati nell'ambito di
una collaborazione tra Fondazione E. Mach e Dipartimento Protezione
Civile e Infrastrutture mostrano anche per il Trentino un
riscaldamento con un trend medio di circa 0,34°C/decade, che
risulta presente in tutte le stagioni ma con un segnale maggiore in
estate, +0,45°C/decade, ed inferiore in autunno, +0,12°C/decade. Il
trend positivo mostra un'accelerazione negli ultimi anni
(1978-2007), in tendenza con quanto accade a livello planetario,
specie in primavera ed estate mentre il segnale si attenua in
autunno.
In particolare nell'ultimo decennio le temperature sono state in
prevalenza superiori sia alla media del trentennio 1961-1990 che a
quello 1981-2010 con massimo osservato nel 2003 e 2007, grazie
rispettivamente ad una estate e ad un inverno particolarmente
caldi.
Fa eccezione il 2010 che, come nel resto del nord Italia, ha
registrato valori poco distanti dalla media se non addirittura
lievemente inferiori.
Un segnale in contrasto con l'andamento a livello planetario che ha
evidenziato come il 2010, insieme al 2005, fosse l'anno più caldo
dal 1880.
Ancora invece da stimare l'andamento del 2011, che per le regioni
alpine è stato caratterizzato fino a maggio da mesi con temperature
miti e superiori alla media e da scarse precipitazioni mentre
giugno è stato nella media delle temperature ma piovoso e con
frequenti giornate di maltempo e così luglio che è stato più fresco
della media e con frequenti giornate di pioggia.
Tempo instabile e clima più fresco del normale si è osservato fino
alla metà del mese di agosto mentre l'estate è finalmente arrivata
nella seconda parte del mese con un'ondata di caldo che è perdurata
fino a fine mese.
Per quanto riguarda le precipitazioni sulle Alpi, e così anche in
Trentino, non emerge un segnale chiaro di tendenza. Dal 1958 al
2007 in Trentino si osserva un lieve segnale di calo delle
precipitazioni annue ma significativo solo per poche stazioni.
A livello stagionale sembra essere di rilievo solo il lieve calo
delle precipitazioni invernali per un certo numero delle stazioni
esaminate.
Concentrando l'attenzione agli anni dal 1978 al 2007, si conferma
il lieve trend negativo degli apporti annuali con particolare
importanza per la stagione invernale dove il segnale di calo
interessa oltre la metà delle stazioni e diventa più significativo
il lieve calo primaverile e il lieve aumento estivo.
L'analisi aggiornata per alcune stazioni che include gli ultimi
anni (dal 2008 al 2010), risultati particolarmente piovosi, ha però
cambiato di fatto tale tendenza, per cui nell'ultimo trentennio
(1981-2010) la precipitazione annua risulta in lieve aumento, così
come quella invernale.
Tale risultato suggerisce pertanto cautela nell'interpretazione del
segnale in atto in attesa che siano concluse le analisi estese a
tutte le serie di dati di precipitazione disponibili.
Di fondamentale importanza per l'ambiente di montagna risulta la
situazione relativa all'andamento degli apporti di neve.
Gli studi sulle Alpi eseguiti dallo svizzero Martin Beniston, uno
dei più noti climatologi della comunità alpina, hanno mostrato come
un aumento della temperatura di 1°C determini un aumento del limite
delle nevicate di circa 150 m.
Anche se la disponibilità di dati di neve non copre in modo
accurato tutto l'arco alpino è possibile osservare come in generale
al di sotto dei 1500 m di quota le precipitazioni tendano a cadere
più in forma di pioggia che in forma di neve e come la lunghezza
della stagione nevosa tenda a diminuire in molte località dagli
anni '70 seppur con alta variabilità. Al di sopra dei 2500 m le
nevicate e la durata della stagione nevosa tendono ad aumentare in
alcune zone delle Alpi.
In Trentino per quanto riguarda gli apporti di neve fresca le
analisi preliminari relative alle stazioni di rilevamento manuale
di montagna sembrano evidenziare negli ultimi trent'anni circa un
lieve trend positivo nella stagione invernale perlopiù dovuto agli
apporti particolarmente favorevoli delle annate 2008-2009 e
2003-2004 risultate le più nevose nel periodo esaminato.
Occorre tuttavia attendere l'analisi completa di tutti i dati
disponibili per avere conferma o meno di tale trend alle diverse
quote dove sono eseguite le misure.
Il segnale più evidente della fase di riscaldamento in atto
riguarda lo stato dei ghiacciai alpini.
Dalla fine della Piccola Età Glaciale, attorno alla metà del 1800,
si osserva in generale su tutto l'arco alpino una regressione quasi
continua dei ghiacciai sia areale che volumetrica con limitati
episodi di riavanzata nei primi anni '20 e tra il 1970 e il
1986.
Su tutto l'arco alpino si stimano infatti dal 1850 riduzioni
superficiali del 40-50%.
Le attività glaciologiche in Trentino sono svolte in collaborazione
tra l'Ufficio Previsioni e Pianificazione della Provincia autonoma
di Trento, il Comitato Glaciologico Trentino della SAT, il Museo
Tridentino di Scienze Naturali e l'Università degli Studi di
Trento.
Alla luce dei risultati preliminari derivanti dalle misurazioni
eseguite nel corso dell'ultima stagione di ablazione dell'annata
idrologica 2009-2010, sui ghiacciai del Trentino emerge una
situazione generalizzata di bilancio di massa mediamente
negativo.
E' proseguita quindi la tendenza di riduzione della massa glaciale
seppur con un rallentamento rispetto agli anni precedenti.
La campagna di misure dell'attuale anno idrologico, che si
concluderà a fine ottobre 2011, è ancora in corso e quindi non sono
disponibili i dati completi di questa stagione, tuttavia i primi
rilievi sembrano confermare il trend di riduzione e arretramento
dei nostri ghiacciai.
Uno dei principali indicatori del cambiamento climatico in atto è
lo stato del permafrost, terreno che rimane al di sotto della
temperatura di 0°C per almeno due anni consecutivi, essendo molto
sensibile all'evoluzione delle condizioni climatiche.
Il permafrost non è direttamente osservabile sul terreno ma è
rilevabile soltanto sulla base delle caratteristiche fisiche del
suolo e i rock glacier ne sono la principale espressione
morfologica in ambiente alpino e si originano dalla deformazione di
depositi detritici perennemente congelati.
Nell'ambito del progetto Alpine Space «permaNET», in Trentino è
stato eseguito il censimento completo dei rock glacier, finalizzato
alla realizzazione di un inventario delle evidenze di
permafrost.
Nelle Alpi europee numerosi rock glacier stanno mostrando una fase
di accelerazione dello spostamento; tale comportamento è stato
messo in relazione con l'innalzamento della temperatura degli
ultimi decenni.
In Trentino due rock glacier situati nel Gruppo della Presanella
sono oggetto di misure di spostamento.
I dati raccolti a partire dal 2001 mostrano come la velocità di
movimento interannuale sia variabile ma non mostrano, tuttavia,
un'evidente tendenza all'accelerazione della velocità di
spostamento.