Concerto per coro, soli e orchestra per Amnesty International

Alla Badia S. Lorenzo di Trento si terrà il 13 dicembre il tradizionale concerto di Natale in difesa dei diritti umani

Sabato 13 dicembre alle 20.45 presso la Badia S. Lorenzo di Trento si terrà il tradizionale concerto di Natale all’insegna della passione per la musica corale e l’impegno in difesa dei diritti umani, frutto della collaborazione fra il gruppo di Trento di Amnesty International e l’associazione di promozione sociale Laboratorio Musicale di Ravina.
Protagonisti della serata saranno il coro polifonico Laboratorio Musicale e l’orchestra Camerata Musicale Città di Arco, diretti dal m° Giorgio Ulivieri.
Nella prima parte del concerto verranno eseguite note pagine di J.S. Bach (Aria sulla 4 a Corda e due arie dalla Passione secondo S. Matteo) e la sonata dal concerto in re magg. per tromba e orchestra d’archi di G.P. Telemann.
Nella seconda parte ascolteremo le celeberrime pagine del «Gloria» di A. Vivaldi, per soli, coro e orchestra.
Le parti soliste saranno affidate alle voci del soprano Barbara Balduzzi e del contralto Cecilia Molinari, e alla tromba di Omar Morandi.
Saranno presenti alla serata anche gli attivisti del gruppo Amnesty di Trento, che inviteranno il pubblico a partecipare a «Write for Rights», maratona mondiale di raccolta firme in favore di uomini e donne che stanno subendo pesanti violazioni dei diritti umani.
La maratona è organizzata ogni anno da Amnesty in occasione del 10 dicembre, anniversario della promulgazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948).
Gli appelli della maratona «Write for Rights» sono sottoscrivibili anche online fino al 21 dicembre, all’indirizzo maratona.amnesty.it
 
Attraverso le firme raccolte da «Write for Rights», Amnesty chiede che chi sta subendo abusi e violazioni dei diritti umani ottenga giustizia.
Ad esempio, che persone ingiustamente imprigionate vengano rilasciate, che torturatori vengano portati davanti alla legge, che detenuti vengano trattati più umanamente, che condannati a morte possono essere sottratti al patibolo.
Scopo della maratona è anche esprimere solidarietà e vicinanza a chi subisce queste violazioni e fare sì che non si senta solo nella propria lotta per la giustizia.
Nel 2013 la maratona «Write for Rights» ha raccolto 2,3 milioni di firme in 140 paesi del mondo, di cui 115.000 in Italia.
Grazie a queste firme sono state liberate tre delle vittime seguite da quella maratona: l'attivista cambogiana per il diritto all'abitazione Yorm Bopha e due attivisti russi, Vladimir Akimenkov e Mikhail Kosenko.
Quest'anno la maratona si occupa di 12 casi individuali e collettivi, di cui 5 affidati all’Italia: Raif Badawi (Arabia Saudita), la comunità di Bhopal (India), Daniel Quintero (Venezuela), Moses Akatugba (Nigeria) e John Jaenette Solstad Remo (Norvegia).
 
Al concerto verranno presentati due di questi appelli: il caso della comunità di Bophal e quello di Moses Akatugba.
A Bhopal (India centrale) il 3 dicembre 1984 gas tossico fuoriuscì da una fabbrica di pesticidi.
Nei tre giorni successivi morirono fra le 7.000 e le 10.000 persone.
A queste vittime si aggiungono coloro che vennero colpiti in seguito: si registrò infatti un significativo aumento dei casi di cancro e di nascite di bambini con disabilità e deformità, oltre ai casi di persone con problemi cardiaci e pesanti scompensi respiratori e alla vista.
A distanza di trent’anni la gente della comunità di Bophal sta ancora cercando giustizia. Le attiviste Rampyari Bai e Safreen Khan, che hanno vissuto l'orrore di quel disastro, si battono perché le aziende coinvolte siano chiamate a rispondere dei danni arrecati e la comunità di Bophal possa finalmente ottenere un risarcimento adeguato alla reale portata dei danni subiti, risollevandosi così dalle gravi condizioni di povertà in cui è caduta.
Chiedono inoltre che vengano intraprese adeguate azioni di rimozione dei materiali nocivi ancora presenti nella fabbrica abbandonata e di bonifica dei terreni circostanti.
 
Il secondo caso si riferisce a Moses Akatugba (Nigeria), condannato a morte per rapina a mano armata, crimine che sostiene di non aver commesso.
Moses ha raccontato ad Amnesty International di essere stato picchiato a manganellate, essere stato legato e appeso per diverse ore e che i poliziotti gli hanno strappato le unghie dei piedi e delle mani con delle pinze.
È stato poi costretto a firmare due confessioni già scritte.
Oltre ad aver subito pesanti torture, quando è stato arrestato nel 2005 Moses aveva solo 16 anni; secondo il diritto internazionale non avrebbe quindi mai dovuto essere condannato a morte perché minorenne al momento del reato.
Il 1° ottobre scorso il governatore del Delta del Niger ha dichiarato ad Amnesty International che avrebbe preso in esame il caso.
Lo scopo di questo appello è chiedere che il governatore rispetti l’impegno promesso.