Tariffe pubbliche: rincari tra i più elevati d’Europa – Di A. Pattini
Con la Tari abbiamo pagato il 12,2% in più per i rifiuti – Luce, gas e trasporti sono le voci che gravano maggiormente sui bilanci di famiglie e piccole imprese
Foto d'autore: A piedi, l'altopiano delle Pale di San Martino da cima Rosetta. © Stefano Campo.
Tra il 2010 e il 2014 solo in Spagna le tariffe pubbliche sono rincarate più delle nostre. Se a Madrid l’aumento medio è stato del 23,7 percento, in Italia, come del resto è successo in Irlanda, l’incremento è stato del 19,1 percento.
Tra i grandi Paesi d’Europa, invece, la Francia ha registrato un rincaro medio del 12,9 percento, mentre la Germania ha segnato un ritocco all’insù dei prezzi solo del 4,2 percento.
L’area dell’euro ha subito un incremento dei prezzi amministrati dell’11,8 percento: oltre 7 punti percentuali in meno che da noi.
I calcoli sono stati effettuati dall’Ufficio studi della CGIA che oltre a eseguire una comparazione tra l’andamento delle tariffe amministrate nei principali paesi d’Europa ha analizzato anche il trend registrato tra il 2004 e i primi 11 mesi del 2014 delle tariffe dei principali servizi pubblici presenti nel nostro Paese.
Negli ultimi 10 anni, a fronte di un incremento dell’inflazione che in Italia è stato del 20,5 percento, l’acqua è aumentata del 79,5 percento, i rifiuti del 70,8 percento, l’energia elettrica del 48,2 percento, i pedaggi autostradali del 46,5 percento, i trasporti ferroviari del 46,3 percento, il gas del 42,9 percento, i trasporti urbani del 41,6 percento, il servizio taxi del 31,6 percento e i servizi postali del 27,9 percento. Tra tutte le voci analizzate, solo i servizi telefonici hanno subito un decremento: -15,8 percento.
Il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi sostiene che «nel nostro Paese i rincari maggiori hanno interessato le tariffe locali».
«Se per quanto concerne l’acqua i prezzi praticati rimangono ancora adesso tra i più contenuti d’Europa, gli aumenti registrati dai rifiuti sono del tutto ingiustificabili.
«A causa della crisi economica, negli ultimi 7 anni c’è stata una vera e propria caduta verticale dei consumi delle famiglie e delle imprese: conseguentemente è diminuita anche la quantità di rifiuti prodotta.
«Pertanto, con meno spazzatura da raccogliere e da smaltire, le tariffe dovevano scendere, invece, sono inspiegabilmente aumentate. Si pensi che nell’ultimo anno, a seguito del passaggio dalla Tares alla Tari, gli italiani hanno pagato addirittura il 12,2 percento in più, contro una inflazione che è aumentata solo dello 0,3 percento».
L’analisi di Bortolussi si conclude esaminando le cause che hanno incrementato le altre voci tariffarie.
«Gli aumenti del gas hanno sicuramente risentito del costo della materia prima e del tasso di cambio, mentre l’energia elettrica dell’andamento delle quotazioni petrolifere e dell’aumento degli oneri generali di sistema, in particolare per la copertura degli schemi di incentivazione delle fonti rinnovabili.
«I trasporti urbani, invece, sono stati condizionati dagli aumenti del costo del carburante e quello del lavoro. Non va nemmeno dimenticato che molti rincari sono riconducibili anche al peso fiscale che grava sulle tariffe che, purtroppo, da noi tocca punte non riscontrabili nel resto d’Europa.
«Inoltre, nonostante i processi di liberalizzazione avvenuti in questi ultimi decenni abbiano interessato gran parte di questi settori, i risultati ottenuti sono stati poco soddisfacenti. In linea di massima, oggi siamo chiamati a pagare di più, ma la qualità dei servizi resi non ha subito sensibili miglioramenti.
«Speriamo che la riduzione del prezzo del petrolio registrata in questi ultimi mesi comporti per quest'anno una contrazione delle tariffe, soprattutto di luce, gas e trasporti che sono le principali voci di spesa che gravano sui bilanci delle famiglie e delle piccole imprese italiane.»
Alberto Pattini