«Un amico speciale»… a Maratea – Di Luciana Grillo
La lettura di questo romanzo offre vari spunti di riflessione, ma l’incontro con l’autore Guardabascio ha portato alla luce aneddoti e ricordi che ne fanno letteratura
Titolo: L'amico speciale
Autore: Luca Guardabascio
Editore: Newton Compton 2019
Genere: Narrativa italiana contemporanea
Pagine: 314, Brossura
Prezzo di copertina: € 9,90
Luca Guardabascio è uno di quei giovani italiani che coltiva le proprie passioni e ne fa un lavoro, in Italia e in America: scrive sceneggiature tradotte in molte lingue, gira film, insegna in alcune università americane Storia del cinema italiano, pubblica romanzi, come «L’amico speciale» (Newton Compton ed.).
Saro e Carmelo, detto «U cinese», diventano amici fraterni e giocano nelle strade assolate di Palermo, nella povera e dissestata borgata dove entrambi abitano, «La tonnara».
Saro, come altri ragazzini, vive con la madre e periodicamente va a trovare il padre, detto Paolone, in carcere; Carmelo vive con la nonna e subisce sberleffi e prepotenze che i suoi coetanei gli infliggono.
In questo mosaico vivace si inseriscono piccoli zingari, adulti finalmente a casa dopo la detenzione, uno «zio» carabiniere che Saro ama e che vorrebbe imitare.
La lettura di questo romanzo offre vari spunti di riflessione, a partire dal concetto di amicizia e di diversità, quella diversità che affligge Carmelo, affetto da sindrome di Down.
Saro lo protegge, se ne occupa con tenerezza, lo difende dai piccoli bulli, anche se è un po’ più giovane di lui. E gli dice che è suo fratello!
E quanto all’amicizia, Saro spiega a sua madre: «Con un amico non ci devi parlare, di un amico apprezzi di più i silenzi».
Bei pensieri di un bambino che a dieci anni ha già capacità di discernimento, grazie forse alle carenze affettive con cui si è confrontato fin da piccolo.
Altro interessante spunto è dato dalla risposta seria e significativa di Saro alla mamma che lo pregava di non dire parolacce: «Tutti i ragazzi le dicono. Se dici certe parole, pure strane e impensate, sembri più potente».
Ancora una volta, le parole acquistano un valore aggiunto, possono dare o togliere autorevolezza, possono essere lievi e consolatorie o pesanti come macigni.
Gli adulti sono comprimari: le madri e nonne sono rese aride dalla miseria materiale e morale in cui vivono, un padre sostiene che si diventi mafiosi a causa della miseria e dell’abbandono, un altro si sente quasi un «padrino» dopo una permanenza in carcere, il carabiniere si rivela in realtà molto diverso dalla immagine che ne aveva Saro.
La storia procede nelle strade polverose fino a porre i due ragazzi in situazioni complesse e angosciose.
E non c’è un lieto fine, ma ancora una volta una manifestazione di amicizia a costo della vita e una ferita dell’anima che non si rimarginerà facilmente.
Guardabascio ha condito la presentazione del suo romanzo con aneddoti e ricordi, spiegando anche perché abbia ambientato la storia in Sicilia e perché mescoli lingua italiana e dialetto con frequenza.
Nella piazzetta-salotto del centro storico di Maratea, il sindaco, l’avvocato Daniele Stoppelli, ha sorpreso il pubblico perché, avendo letto il romanzo, ne ha parlato con partecipata adesione, sottolineando protagonisti e vicende.
Ha fatto gli onori di casa la professoressa Tina Polisciano, presidente del Centro Culturale, che è motore di tante attività rivolte sia ad adulti che a bambini ed è fornito di una ricca biblioteca, insieme al presidente della Pro-loco Pierfranco De Marco e alla sottoscritta che, abituata a recensire e intervistare scrittrici, ha apprezzato lo spirito che anima Guardabascio e la sua capacità narrativa che in questo caso gli ha fatto ripercorrere gli anni della sua infanzia e gli ha fatto ricordare i piccoli amici come Misha, l’acrobata del circo che per qualche mese frequentò la sua stessa scuola e che da poco ha ritrovato, grazie a facebook.
Luciana Grillo - [email protected]