Vinitaly, sempre più straniero – Di Giuseppe Casagrande

La Fiera di Verona, ormai orientata al business, ha vinto la sfida post pandemia. Soddisfazione negli stand del Trentino: oltre ogni più rosea aspettativa. Le interviste

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Una fiera sempre più orientata al business, con il record storico di buyer e operatori stranieri. Dopo due anni di stop Vinitaly ha vinto la sfida post pandemia.
«Ora guardiamo al 2023 con un evento ancora più attento alle logiche di mercato e alla funzione di servizio e di indirizzo in favore del comparto» – ha dichiarato il presidente di VeronaFiere, Maurizio Danese.
E il direttore generale Giovanni Mantovani ha aggiunto: «Il record di presenze di buyer stranieri costituisce un motivo di giustificato orgoglio per Verona, ma anche per il nostro Paese.»
 
L'edizione numero 54 di Vinitaly, la più importante rassegna enologica mondiale che si è chiusa ieri a Verona, ha registrato il record storico di buyer stranieri in rapporto al totale ingressi: i 25 mila operatori stranieri (da 139 Paesi) rappresentano infatti il 28% del totale degli operatori arrivati in fiera (88 mila).
E ciò al netto della fortissima contrazione – legata alle limitazioni pandemiche e agli spostamenti internazionali – degli arrivi da Cina e Giappone, oltre ovviamente ai buyer russi.
In chiave nazionale la kermesse veronese ha registrato un ribilanciamento delle presenze del Centro-Sud in netto rialzo rispetto a quelle del Nord Italia.
 

 
 Presenze straniere: al primo posto gli Usa, poi Germania e Regno Unito  
Sul fronte delle presenze straniere, nel testa a testa tra Stati Uniti e Germania, l'hanno spuntata gli Usa che confermano la leadership nella classifica delle nazioni presenti.
Terzo rimane il Regno Unito, mentre il Canada subentra alla Cina nella quarta posizione, davanti alla Francia. Seguono Svizzera, Belgio, Olanda, Repubblica Ceca e Danimarca.
Bene, nel complesso, le presenze dal continente europeo, che hanno rappresentato oltre due terzi del totale degli stranieri.
Si consolidano inoltre le presenze dei Paesi scandinavi (in particolare Finlandia e Danimarca) e dei Paesi dell'Est Europa: Repubblica Ceca, Slovenia e Romania. In ambito extraeuropeo, buoni segnali da Singapore, Corea del Sud e Vietnam.
In crescita anche l’India, mentre raddoppiano le presenze dall’Africa.
 

Luca Rigotti da 10 anni è presidente del Gruppo Mezzacorona.
 
 La parola ai protagonisti: soddisfatto Luca Rigotti (Mezzacorona)  
Dopo aver parlato delle presenze straniere, la parola ora ad alcuni protagonisti italiani. Soddisfatto Luca Rigotti, presidente del Gruppo Mezzacorona.
«Per quanto ci riguarda è andata oltre ogni aspettativa. È innegabile che i problemi di pandemia ci siano ancora, così come qualche problema nel trasferirsi da uno stato all’altro.
«Ciò nonostante, è stato davvero un Vinitaly interessante, il Vinitaly del ritorno dopo le prove generali fatte in ottobre.
«Per quanto riguarda i visitatori, i contatti e gli appuntamenti di lavoro non possiamo che esprimere soddisfazione.
«Molto buoni i contatti a livello nazionale e anche internazionale.
«Abbiamo avuto contatti con buyer provenienti da vari stati esteri, per cui bilancio positivo anche da questo punto di vista.»
 

Brindisi nello stand Ferrari con il sottosottosegretario alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio.
 
 Assalto allo stand Ferrari spumanti: oltre ogni più rosea aspettativa  
Soddisfazione anche in casa Ferrari il cui stand è stato letteralmente preso d'assalto da operatori stranieri e wine lover. "Il mondo delle bollicine viaggia a ritmi inarrestabili. Ne abbiamo avuto la riprova a Vinitaly - ha dichiarato il brand manager del Gruppo Lunelli, Lino Scaravonati - con risultati superiori ad ogni più rosea aspettativa. Era chiara la voglia di ritrovarsi degli operatori del mondo del vino dopo due anni di forzato stop. Per le griffe più famose, come Ferrari, c’è stata grandissima affluenza, ma in generale ho notato la ripresa dei contatti pre-pandemia. Ottima presenza, grande interesse, ripresa delle relazioni, consolidamento di quelle già esistenti e apertura di nuove, su mercati anche di più recente acquisizione".
 

Paolo Tiefenthaler l'enologo direttore tecnico della Tenuta Casale del Giglio.
 
 Paolo Tiefenthaler, ottavo re di Roma, guarda a Verla di Giovo  
A Vinitaly abbiamo incrociato anche Paolo Tiefenthaler, l'enologo cembrano direttore tecnico di Casale del Giglio. Trentadue anni fa fu il prof. Francesco Spagnolli a presentare il neodiplomato dell'Istituto Agrario di San Michele (dal cognome teutonico) ad Antonio Santarelli, patron della tenuta laziale.
Una filosofia vincente la sua come dimostrano le 32 vendemmie che lo hanno visto protagonista e che gli sono valse il titolo di «Ottavo re di Roma» dopo la rivoluzione introdotta nei vigneti dell'Agro Pontino con l'eterna disputa tra vitigni cosiddetti internazionali e quelli autoctoni.
«Nella mia Val di Cembra – ribadisce con forza – il vitigno autoctono è considerato un elemento sacro, non commerciale, tanto che non avrei mai piantato vitigni solo perché considerati internazionali o autoctoni, ma solo ed esclusivamente se in perfetta simbiosi con il territorio.
«I vini del futuro dovranno essere ecosostenibili, longevi, ma soprattutto espressione del terroir e dell’interazione tra uomo-clima-terreno-vitigno-storia.»
Parole sante che metterà in pratica quanto prima visto che proprio nel paese natìo, Verla di Giovo, sta costruendo per i figli la cantina che darà nuovo slancio alla viticoltura eroica della Val di Cembra.

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Giuseppe Casagrande – [email protected]