Il piano di rilancio del vino preoccupa la Cooperazione Trentina
Diego Schelfi è critico sia sulle premesse che sui metodi del piano
La cooperazione trentina ha preso
atto del piano di rilancio del settore vitienologico, che il
presidente Dellai si è impegnato a varare a breve, anticipando che
esprimerà un giudizio puntuale solo dopo aver letto e analizzato il
piano stesso.
«Dalle prime impressioni - afferma il presidente della Cooperazione
Trentina Diego Schelfi - mi sento di affermare la grande
preoccupazione del mondo cooperativo per alcune linee di pensiero
che traspaiono dal documento di San Michele.»
Prima fra tutte il concetto di qualità, che sembra venga inteso
come un elemento di novità assoluta.
«Contesto in modo deciso - prosegue Schelfi - il fatto che
all'attività delle cantine trentine non corrisponda la qualità.
Essa fa parte, al contrario, del nostro lavoro quotidiano. Noi
abbiamo sempre agito per una qualità sostenibile e rispettosa
dell'ambiente che sappia contemperarsi con la necessità di stare
sul mercato mondiale a prezzi accessibili.
«Non solo, - aggiunge con forza il presidente Schelfi - anche il
movimento delle cantine sociali sa fare qualità per nicchie elevate
e ricche del mercato, ma che per l'appunto sono nicchie.»
Una posizione, quella espressa dal documento, che secondo la
cooperazione mostra di non tenere in adeguata considerazione le
dinamiche del mercato e la realtà della produzione.
«Il nostro sistema vitivinicolo è invidiato in tutta Europa -
assicura Schelfi - per capacità produttiva e per qualità. Senza
contare il fatto che esso ha portato e porta il nome TRENTINO in
tutto il mondo, legato fortemente al concetto di qualità
percepita.»
Tutto ciò non, precisa Schelfi, è inteso a disconoscere la
necessità di una presenza a ventaglio della produzione trentina sui
mercati.
«Siamo consapevoli - dichiara infatti il presidente della
Federazione - che ci deve essere un'offerta molto articolata e che
tutta sia attraversata dall'eccellenza per ogni segmento di mercato
aggredito. Dobbiamo tenere conto della necessità di remunerare il
lavoro di 19.000 conferitori e di partecipare in maniera
consistente all'interezza dell'economia provinciale.»
Questo è quanto. Staremo a vedere come si esprimerà la cooperazione
vinicola dopo che avrà studiato attentamente il piano di
rilancio.