Waskiewicz e Ruiz, musica dal settecento a oggi

Ai Laghi di Bombasel in Val di Fiemme per I Suoni delle Dolomiti

 

I due artisti hanno portato la musica classica sul Lagorai. Brani che hanno tracciato una sorta di storia della musica dal Settecento a oggi con compositori come Sperger, Paganini e Klenterborn.
Presentato in anteprima il brano «La luna di giorno».

Dal Settecento a oggi, il concerto odierno de I Suoni delle Dolomiti è stata una piccola summa di cosa possa essere la musica classica dal barocco alla contemporaneità.
Lo hanno reso possibile la violista Danusha Waskiewicz - già ospite del festival trentino lo scorso anno nel trekking con Mario Brunello e Isabelle Faust - e il contrabbassista Edicson Ruiz.
A unirli la musica, la militanza tra i Berliner Philarmoniker e lo stesso stupore di fronte alla natura.
«Per me è il concerto dell'anno – ha spiegato la violista – bellissimo essere qui di nuovo in mezzo alla natura.»
E che natura quella che ha fatto da scenario all'evento col verde dei prati del Lagorai, la roccia punteggiata di licheni e i bellissimi laghetti di Bombasel in val di Fiemme.
Un bellissimo regalo per tutti i presenti, insieme alle note proposte da un duo insolito per la musica classica che ha visto vicino la voce suadente della viola e i bassi del contrabbasso.
 
Un viaggio dal Settecento a oggi, ha spiegato la Waskiewicz, iniziando con la composizione in tre movimenti di Johann Matthias Sperger che ha portato con sé tutta la complessità e la bellezza della musica barocca che si è fatta calma e dolcezza, silenzio e ancora quasi canto.
Non un caso perché nel brano successivo la violista ha abbinato suono e voce in un omaggio al pittore Ligabue.
Circolare e rotondo, il brano diventa quasi una cantica che si sublima in una frenesia che poi si ammutolisce d'improvviso per ripartire questa volta quasi come una litania e diventare via via una melodia fatta di dolcezza, malinconia e senso dell'assenza.
Lasciato Sperger, anche Edicson Ruiz si è cimentato con la contemporaneità, seppure legata al passato.
Infatti il brano proposto è stato scritto dallo svizzero Rudolf Klenterborn nel 2012 per il contrabbasso, rispettando però l'accordatura in uso nel Settecento. Il titolo, in omaggio a Bach, è «Quaderno musicale del contrabbasso» e il pezzo atonale e con effetti estremi è uno di quelli che richiede al musicista grande impegno con due movimenti, andante e fuggitivo, sui quali si inseriscono svariate occorrenze.
 
Il percorso proposto da Waskiewicz e Ruiz giunge così all'oggi con la composizione intitolata «La luna di giorno», scrittura conclusa poco meno di un mese fa dal compositore Paolo Mazzocchi, presente a quella che si potrebbe di fatto definire una prima assoluta.
Suoni lievi, quasi assenti, che si sono inseriti perfettamente nella natura, tutti giocati sulle quattro corde vuote di ciascuno strumento.
«È come se – ha spiegato Mazzocchi – fosse quasi il vento a suonare questi strumenti muovendosi tra le corde.»
Ma a rendere la sensazione che sarebbe bastato il vento ci hanno pensato invece i due musicisti mettendo in campo una grande maestria che ha spinto tutti i presenti, nonostante l'ora e mezza di musica già proposta, a chiedere a gran voce ancora musica.
Così felici e soddisfatti Ruiz e Waskiewicz hanno intonato con gli strumenti «Quel mazzolin di fiori» cantato, strofa dopo strofa, dai circa 1.400 presenti che alla fine sono stati premiati anche da un ultimo capolavoro come i Capricci 5 e 21 di Paganini eseguiti con la viola.