Mostra «Imago Animi, Volti dal passato»

Al Palazzo Assessorile di Cles dal 24 marzo al 24 giugno 2018

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Sabato 24 marzo, alle ore 17, viene inaugurata presso il Palazzo Assessorile di Cles la mostra «IMAGO ANIMI - Volti dal passato», a cura di Luca Bezzi, Nicola Carrara e Marcello Nebl.
L’evento espositivo è organizzato dal Comune di Cles in stretta collaborazione con il Museo di Antropologia dell’Università degli Studi di Padova, istituzione ideatrice della mostra.
Imago Animi racconta percorsi di storia umana attraverso eccezionali ricostruzioni facciali dei nostri antenati e di personaggi storici come antichi sacerdoti egizi, Sant’Antonio da Padova, Francesco Petrarca e Bernardo Cles.
Reperti straordinari provenienti dal Museo di Antropologia di Padova, maschere dal mondo e opere d’arte contemporanea ci accompagnano alla scoperta della nostra storia.
 
I visi sono la relazione tra noi e il mondo: riconosciamo, veniamo riconosciuti, ci riconosciamo grazie ad essi. I visi, molto spesso, dicono chi siamo, da dove veniamo e come stiamo. I visi sono come pagine di un libro, raccontano storie.
Oggi, grazie alle ricostruzioni facciali forensi di ultima generazione, è possibile riportare in vita i volti del passato con grande precisione e immediatezza. I visi – umani e dei nostri antenati – sono i protagonisti e, al tempo stesso, il filo conduttore della mostra IMAGO ANIMI.
I visi offrono, inoltre, lo spunto per affrontare tematiche care all’antropologia, evidenziando come le frontiere di studio di questa disciplina siano molto cambiate nel tempo, arrivando spesso a ribaltare oggi quello che veniva asserito nel passato.
 

 
La mostra, divisa in sei sezioni, arricchita dai reperti originali del Museo di Antropologia di Padova, punta sulla semplicità dell’idea e sulla sua possibilità di essere condivisa da un pubblico ampio, giovane e adulto.
Tutti riconosciamo intuitivamente i volti, fin da piccolissimi. Tutti cerchiamo di interpretarli, per capire e prevedere le intenzioni dell’altro.
Ma le facce sono anche territori simbolici (per le maschere che vi applichiamo, per esempio) e hanno molto altro da dire: la diversità umana si rispecchia nei volti, ma anche l’unità profonda della nostra storia evolutiva vi ha lasciato le sue tracce.
 
In mostra i visitatori possono ammirare le ricostruzioni facciali dei più importanti e affascinanti ominidi che hanno popolato la Terra negli ultimi milioni di anni, incluse due ricostruzioni inedite in Italia, approvate dagli scopritori, di Homo georgicus proveniente da Dmanisi e di Homo floresiensis.
Alcune postazioni multimediali interattive permettono di studiare le ricostruzioni dei visi degli ominidi attraverso le tecniche della realtà aumentata, applicate per la prima volta ai volti dei nostri cugini e antenati (l’uomo di Neandertal e non solo). 

Una splendida «stanza delle maschere di gesso», costituita da un centinaio di maschere originali della collezione storica di Lidio Cipriani, introduce al tema del volto come presunta espressione di differenti «razze umane».
Una sezione speciale, dedicata in parte al Trentino, ricostruisce con le più moderne tecniche forensi e attraverso exhibit multimediali i volti di noti personaggi storici come Bernardo Cles o santa Paolina Visintainer.
Un’altra sezione - composta da tavole storiche, disegni, documenti, lettere, testi e maschere di pregevole fattura - racconta gli esordi dell’antropologia criminale e la storia della frenologia e della fisiognomica. Infine una sezione con opere d’arte contemporanea di artisti internazionali come Luigi Ontani, Ron Gorchov e James Brown, è stata allestita per descrivere il viso come infinito territorio simbolico.
 

 
 IL PERCORSO 
La mostra si snoda in sei sezioni indipendenti, accomunate dal tema del volto e divise in sotto-sezioni.
All’interno delle sezioni sono previste alcune finestre che attirano l’attenzione del visitatore su un aspetto particolare o curioso e rimandano ad altre sezioni già viste o che seguiranno, creando una molteplicità di percorsi tematici possibili.
 
Sezione 1: Guardiamo in faccia la diversità umana
Il tema di questa sezione è l’evoluzione umana, con l’obiettivo di fare il punto sullo stato attuale delle conoscenze sui numerosi ominidi scoperti finora nell’albero cespuglioso delle forme umane e pre-umane.
Si possono ammirare i calchi dei principali ominidi fossili e le loro ricostruzioni facciali anche ad ologrammi digitali e realtà aumentata, in apposite postazioni multimediali interattive.
 
Sezione 2: Una faccia, una razza? Non proprio
Questa sezione è dedicata al tema delle presunte razze umane e del razzismo, trattato dal punto di vista della storia del pensiero razzista e della posizione della scienza moderna sulla questione delle razze.
L’obiettivo è quello di confutare il concetto di razza mostrandone la pericolosità prima e la totale inconsistenza scientifica dopo, attraverso un percorso storico che ripercorre la storia dell’antropometria e l’evoluzione del concetto di razza attraverso per esempio l’esposizione dei famosi crani di Blumenbach e 24 riproduzioni digitali dei ritratti dei tipi umani di W. Hein del 1903.
Una suggestiva ed emozionante stanza delle maschere di gesso, presenta un centinaio di maschere in gesso originali della collezione storica di Lidio Cipriani, dal Museo di Antropologia dell’Università di Padova.
 
Sezione 3: Volti dal passato
Questa sezione highlight ha come protagonisti i visi di alcuni affascinanti personaggi del passato: la mummia originale di un sacerdote egizio di epoca tolemaica (con dettagli che rilevano la morte violenta del sacerdote, un giallo risolto dopo millenni); il viso inaspettato del sommo poeta Francesco Petrarca, ottenuto da un calco con una storia misteriosa legata al celebre dott. Canestrini di Revò; il tanto atteso volto ricostruito di Sant’Antonio, il più venerato al mondo; il volto della trentina Santa Paolina Visintainer (anch’esso ricostruito con l’ausilio delle più moderne tecnologie forensi); la ricostruzione facciale del principe vescovo Bernardo Cles, signore del Rinascimento trentino.
 
Sezione 4: Una faccia, un destino?
La sezione mostra le pseudo scienze che hanno avuto il viso come oggetto di studio, sin dall’antichità.
Vengono presentati gli albori dell’antropologia criminale, prestando particolare attenzione alla fisiognomica, alla frenologia e all’espressione delle emozioni nella specie umana.
L’attenzione nei confronti del viso nella moderna criminologia, scevra degli orpelli delle vecchie teorie, verrà evidenziata con tavole storiche, disegni, documenti, lettere, testi e maschere di pregevole fattura.
 
Sezione 5: Dalla faccia alla maschera: il viso simbolico
Dall’evoluzione biologica a quella culturale. Questa sezione vuole approfondire uno degli aspetti che maggiormente distingue l’uomo dagli altri animali: l’atto di coprirsi la faccia per nascondersi agli altri, rimanendo però in interazione con essi, dando al volto un significato simbolico.
Vengono presentati i differenti significati e impieghi delle maschere nelle culture umane, come quelli legati alla cura delle malattie, alla rappresentazione di spiriti maligni, alla distinzione sociale, a riti di passaggio e a rappresentazioni artistiche.
Particolare attenzione viene data all’uso della maschera nell’area tirolese e trentina, dai «Lacchè», all’«Om selvadech» al «Krampus».
 
Sezione 6: I volti dell’anima (Il viso nell’arte di sei artisti contemporanei)
La rappresentazione del volto è centrale nella storia dell’arte. L’uomo ha da sempre sentito il bisogno di confrontarsi con la forza enigmatica del viso, con i suoi significati simbolici, con la sua forza e sensualità.
Questa sezione si fonde con le altre cinque: sei artisti contemporanei di fama nazionale ed internazionalie (James Brown, Luigi Ontani, Ron Gorchov, David Aaron Angeli, Omar Galliani, Pietro Weber), grazie alla collaborazione di importanti gallerie d’arte trentine (Studio Arte Raffaelli, Cellar Contemporary, Galleria Il portale) presentano opere dedicate al viso, a quella parte del corpo che ha in se tutti gli elementi essenziali per i processi di percezione, espressione e respirazione.