Fridays for Future: primo movimento di massa da '68 ad oggi

Stavolta i social hanno galvanizzato i giovani di tutto il mondo e, contrariamente al '68, hanno anche gli adulti dalla loro parte

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Possiamo affermare che si tratta del primo movimento di massa mondiale che ha coinvolto un'intera generazione dai tempi del Sessantotto a oggi.
Nel ’68 non c’erano i mezzi di comunicazione di oggi, ma i giovani della generazione nata nel dopoguerra si erano intesi in tutto il mondo per dire basta alle generazioni che con la loro cultura non erano riuscite a impedire due guerre mondiali che portarono a 100 milioni di morti.
Oggi, con i social network che connettono i giovani di tutto il mondo, i giovani si sono trovati in pieno accordo con lo slogan «Block the city, save the planet». Non più inneggiando Che Guevara, dunque, ma Greta Thunberg.
Compatibilmente con i fusi orari di appartenenza, i giovani di tutto il mondo sono scesi in piazza in questo «Venerdì per il futuro». Non sappiamo quanti siano stati a livello globale, ma nella sola Italia sono stati più di un milione, con 180 città mobilitate.
A Trento alcune migliaia di studenti sono scese in piazza con striscioni, cartelli, megafoni e quant’altro fosse ritenuto utile per gridare al mondo che è giunto il momento di cambiare rotta e di ascoltare seriamente il monito degli scienziati.
 
Rispetto al Sessantotto, il movimento del Diciannove è partito dagli studenti delle scuole superiori e non dalle università. Anzi, proprio oggi a Trento c’erano in programma parecchie tesi di laurea, per cui in Via Verdi si è assistito anche alle grida irriverenti degli studenti che inneggiavano goliardiche oscenità ai colleghi neolaureati.
Ma è stato proprio in Via Verdi l’arrivo finale dei cortei, che hanno sfilato per le vie del centro e, già che c’erano, hanno interrotto come da tradizione il traffico in Piazza Venezia. Stavolta c’era la ragione dell’avversione ai motori a scoppio degli automezzi.
Non a caso, quindi, anche il comitato No Valdastico è sceso a fianco degli studenti.
Oltre alla contrarietà ai mezzi di trasporto, sono stati affrontati un po’ tutti gli elementi che depongono contro la salute del pianeta. In testa a tutto la plastica.
Qualcuno ha coniato lo slogan «Mio padre andava al mare», come dire che quando questi ragazzi saranno grandi in mare sarà ridotto molto male.
 
Ovviamente c’è da domandarsi quanto possano essere utili queste manifestazioni alla salute dell’ambiente, dato che i ragazzi non possono andare più in là delle buone intenzionie, delle proteste di massa, delle minacce ai potenti.
E la risposta la diamo noi che il Sessantotto lo abbiamo fatto e che poi all’apparenza si è sopito.
Il valore principale del movimento sta nella presa di coscienza, perché le prossime generazioni avranno nel sangue la volontà di preservare il pianeta. Non solo, contrariamente al ’68, questo movimento di massa ha riscosso il pieno appoggio degli adulti, quegli stessi ai quali i giovani addebitano la messa in pericolo del futuro ambientale per il mondo.
E poi - questo sì come il ’68 - questi ragazzi un giorno diventeranno grandi e saranno loro a gestire in prima persona il proprio destino. Se noi vecchi siamo riusciti a far cadere il muro di Berlino 20 anni dopo, a quarant'anni, anche questi ragazzi potranno a mettere in pratica i loro buoni propositi.
 
Ma è bene sapere fin d'ora che non sarà facile, in quanto l’ambiente è stato messo in difficoltà perché a questo mondo siamo in troppi. Oggi siamo più di 7 miliardi, con tendenza ad aumentare. Se arriveremo a 10 miliardi, il pianeta sarà troppo piccolo.
Tutte le belle parole di Greta Thunberg, che condannano la rovina dell’ambiente generata dalla necessità di produrre benessere, potrebbero cadere nel vuoto in tutti quei grandi paesi come India, Cina e Brasile, dove non c’è abbastanza ricchezza per tutti.
Il Mondo Occidentale (Russia compresa) riuscirà a riconvertirsi, sia pure a costi enormi, ma il Terzo Mondo e il Mondo in Via di Sviluppo cercheranno di sopravvivere, in barba all'ambiente.
Auguri ragazzi!

GdM