I primi risultati della sperimentazione di «cohousing» alla Vela

Minori costi a carico delle famiglie, nulli per l’ente pubblico, che anzi risparmia 125 mila euro all’anno

Grande emozione stamattina per l’inaugurazione della casa anziani della Vela gestita dalla cooperativa sociale Sad.
Si tratta del frutto di un progetto innovativo unico in Italia, che riunisce sotto lo stesso tetto (in una casa singola composta da 3 appartamenti, una grande terrazza e un giardino), 5 signore anziane, 4 studenti universitari e una badante (che si alterna con una seconda durante il riposo della prima).
Obiettivo: fornire una soluzione di socialità e convivenza agli anziani che allunghi il tempo di indipendenza, allontanando la prospettiva della casa di riposo.
Il tutto con costi accessibili (affitto, vitto, bollette e spese del servizio di assistenza vengono divise per 5) e con l’aiuto degli studenti universitari che abitano all’ultimo piano, che fanno compagnia, organizzano le feste di compleanno e aiutano nella cura dell’orto a titolo di volontariato.
 
«Abbiamo cercato di ricostruire qui una piccola comunità che si aiuta – ha spiegato la presidente della Sad Daniela Bottura – e che non vuole stare sola.
«La solitudine degli anziani anticipa il loro invecchiamento e per questo la coabitazione offre opportunità di salute oltre che di cura.»
Dopo una certa età, infatti, anche i vecchietti più arzilli e autosufficienti cominciano ad avere paura di restare in casa da soli. I loro figli e parenti iniziano a temere le conseguenze delle piccole sbadataggini domestiche (gas acceso, scale), delle dimenticanze rispetto alle terapie farmaceutiche e così via.
 
Per molti la casa di riposo rappresenta una soluzione non adeguata, ma il costo di una badante risulta troppo oneroso.
La casa, come detto, è composta da 3 appartamenti di cui due dedicati agli anziani e uno agli studenti.
In quelli per gli anziani ci sono 5 camere e 4 bagni e numerosi spazi comuni.
Una soluzione abitativa condivisa che ha consentito di accogliere un gruppo di 5 anziane parzialmente autonome.
Esse possono uscire liberamente, organizzare del tempo da passare insieme, gite, attività, fino alla condivisione del menù che la badante poi cucina per tutte.
 
Dopo il primo mese di sperimentazione, inoltre, si è registrato anche un ulteriore beneficio trasversale, questa volta non previsto nella fase di progettazione.
I familiari diventano risorsa oltre che per il proprio famigliare anche per la piccola comunità : infatti fanno compagnia anche alle altre ospiti, e propongono attività piacevoli (la preparazione della pasta fatta in casa, per esempio, o piccole passeggiate) che vengono condivise con chi lo desidera.
 
«In Trentino non esisteva una proposta di questo tipo, – spiegano Daniela Bottura e Diego Agostini, presidente e direttore. – E dopo questa prima sperimentazione siamo molto soddisfatti, perché vediamo il gradimento sia nelle ospiti sia nelle loro famiglie.»
Questa proposta, quindi, può entrare a sistema a pieno titolo insieme alle altre forme tradizionali di accudimento degli anziani, anche perché consente un risparmio di risorse pubbliche molto consistente: 25 mila euro all’anno per anziano, quindi 125 mila in totale in termini di ritardo nell’inserimento in cliniche o in Rsa.
 
«Questa della Sad è una risposta privata virtuosa in direzione dei bisogni che evolvono, – ha aggiunto Paolo Tonelli, assistente alla presidenza della Federazione Trentina della Cooperazione. – Accanto alla cura delle anziane ospiti, risponde anche al bisogno di una vita comunitaria, di condivisione e di relazione.
«Ciò non toglie che l’ente pubblico deve continuare ad investire nel welfare che non può avere solo dimensione privata.»
Le anziane ospiti hanno partecipato alla conferenza stampa di inaugurazione di oggi, esprimendo gratitudine per il lavoro delle operatrici e per la soluzione individuata dalla cooperativa.
Una di loro ha candidamente sottolineato come dopo soltanto un mese senta già questa nuova sistemazione come la «sua» casa.