Strage di Suviana: «Poscia, più che il dolor poté il danaro»

Una banca ha chiuso il conto corrente di una delle vittime e lo ha comunicato alla vedova: «È la procedura»

Ci ha colti di sorpresa e ci ha imbarazzati la notizia che la banca di una delle vittime della centrale di Suviana ha bloccato il conto corrente di una delle vittime.
Comprendiamo perfettamente che, quando un correntista muore, la banca deve impedire che chi ha la seconda firma o il secondo bancomat possa svuotare il conto in attesa che le pratiche di successione vengano espletate.
Ma in questo caso la mossa ci pare assolutamente intempestiva.

Un funzionario ha telefonato alla vittima per informarla che «stavano solo seguendo la procedura».
Però nessuno della banca ha pensato di aprire un credito personale temporaneo alla povera mamma di due bambini che si è trovata improvvisamente senza un quattrino in un momento di tragica emergenza come questo.

Avrebbero avuto a garanzia la situazione bancaria della vittima (compresa l’eventuale scopertura di conto corrente se ci fosse stata), anticipando così quantomeno l’«argent de poche» per le necessità immediate.

Intanto gli amici e i parenti della vedova (la famiglia è di origini romene) hanno avviato una raccolta di fondi da versare in una prepagata intestata alla signora, e la risposta sta andando bene.

Ma invitiamo la banca a versare a sua volta qualcosa in questa carta prepagata. Non sarebbe certo nella prassi, e francamente pensiamo che non accadrà, ma sarebbe un piccolo passo per le casse dell’istituto di credito e un grande passo avanti per il recupero della propria immagine.

Anzi, invitiamo un po' tutte le banche (e in particolare il credito cooperativo) a inviare qualcosa a quella prepagata. Non accadrà, ma la speranza è l'ultima a morire.

Nel frattempo ci sentiamo imbarazzati a vedere come il dolore non conti molto di fronte al danaro.