Adunata degli Alpini, riflessioni di Andrea Zanotti, Coro Sosat

Dopo l'abolizione della Leva obbligatoria ci si sarebbe attesi un lento e inesorabile oblio. E invece, ecco gli Alpini, per i quali «Non esiste l'impossibile»...

Sono oramai decenni che non esiste più l'esercito regolare e la leva militare: e sarebbe naturale attendersi un lento ed inesorabile oblio di quanto ne può alimentare il ricordo, ivi comprese le mitiche penne nere.
Ed invece – ed è qualche cosa di più di una semplice sensazione di pelle – si avverte, intorno a questa 91ª adunata, un'aria di trepidante attesa, un ritorno di toni patriottici che colpiscono e inducono ad una qualche riflessione.
Come se le bandiere esposte, lo stringersi intorno a qualche cosa che ha scolpito la nostra storia ed inciso profondamente nell'immaginario collettivo, soccorresse ad una sorta di smarrimento dato dall'incedere inarrestabile ed anomico di una globalità invasiva che ci toglie identità e radicamento a luoghi, a persone: ad un vissuto che si fa storia. 
 
Ed invece gli alpini, con la loro capacità di essere corpo, di tenere fermo ad una memoria ed una tradizione, rappresentano e rievocano, ad un tempo, il passato delle nostre famiglie, i volti di padri e nonni; la loro capace caparbietà di sofferenza e di futuro, la cifra di un'umana solidarietà – nel quotidiano e nell'estremo – che noi, figli di un lunghissimo tempo di pace, abbiamo smarrito. E soprattutto, la sicura fiducia di potercela fare, di saper essere, sognando e buttando il cuore oltre l'ostacolo se necessario, più forti di ogni avversità.
Questo significa, in estrema sintesi, quello straordinario motto inciso nella roccia del Doss Trento: «Per gli alpini non esiste l'impossibile», alla cui perentoria audacia il Coro della SOSAT ha deciso di intitolare il concerto che si terrà venerdì 11 maggio, ad ore 21.00 sulla spianata del Doss Trento.
 
Il luogo scelto non è dunque casuale: perché si caratterizza - nella plasticità del monumento a Battisti, nella vetusta belligeranza dei cannoni posizionati d'intorno e nel presidio museale - come il punto più qualificato dal quale la città di Trento guarda all'epopea segnata dagli alpini.
La carica simbolica del luogo non potrà che favorire una rilettura – attraverso i canti riproposti dal Coro della SOSAT, le musiche e le fanfare eseguite dalla Banda di Cavedine e la proiezioni delle immagini di repertorio curate dalla Fondazione Museo Storico del Trentino – di quel momento drammatico che segna, nell'esplodere del primo conflitto mondiale, il declino definitivo del continente europeo.
La grande malattia d'Europa ed il cozzo dei suoi nazionalismi propizierà, di fatto, l'affermazione del dominio della cultura d'oltreoceano, aprendo alla progressiva americanizzazione del mondo.
 
Il grande snodo della storia contemporanea passa quindi per la terra trentina; come si rappresentò quattro secoli prima per le strade di Trento, con il Concilio, la rottura dell'unità d'Europa che aprì alla modernità.
Riviste in questa prospettiva, le canzoni degli alpini – che sono parte integrante e costitutiva del repertorio del canto popolare di montagna – non hanno nulla di retorico e datato: ma diventano memoria e commozione per una storia – ma siamo tentati di dire per mille e mille microstorie – di coraggio e abnegazione, appartenenza e testimonianza, altruismo ed eroicità.
Ed è a queste latitudini che dovremmo cominciare, con umiltà e rispetto, a ricercare le nostre radici più autentiche, per ritrovare la centralità che la Storia assegna al Trentino nei passaggi epocali. E troveremo, con ogni probabilità, come proprio lì germini e si fondi la nobiltà perduta della nostra autonomia.
Così cantare insieme agli alpini e per gli alpini sul Doss Trento venerdì sera non costituirà solo una risposta ad un dovere alto di ospitalità: ma è atto volto ad assumere e onorare una sfida ed una speranza di futuro che quella frase lapidaria, Per gli alpini non esiste l'impossibile, racchiude nel suo significato più profondo.
 
Andrea Zanotti