African utilities alla galleria CentrA di Trento
Da venerdì 18 novembre è visitabile la mostra a cura di Gian Pietro Paganini e Tommaso Decarli, dedicata agli oggetti d’uso tradizionali dell’Africa Subsahariana

>
Tra i popoli africani, i concetti di «bello» e «utile» non sono mai disgiunti.
Da un punto di vista pratico, gli oggetti d’uso, in particolare i contenitori, possono essere suddivisi in contenitori d’uso quotidiano, puramente utilitari, e d’uso cerimoniale, cultuale.
Mentre i primi vengono comunemente utilizzati, visibili a tutta la comunità, come nel caso delle piccole scatole per la polvere d’oro negli Ashanti o le «tabacchiere» in Etiopia e Mauritania, i secondi, in base al loro fine rituale, sono conservati in luoghi sacri, nascosti, non accessibili.
Numerosi siti archeologici del Niger hanno evidenziato la presenza di urne in terracotta per l’inumazione di scheletri interi o incompleti, così come di piccoli vasi impiegati in cerimonie durante le quali cibo e bevande venivano offerti agli antenati sul luogo della loro sepoltura.
Si tratta di pratiche funerarie osservate anche nel Mali, presso i Dogon: nei loro villaggi gli oggetti in ceramica non sopperiscono unicamente a scopi domestici o commerciali, ma anche a quelli rituali, oltre ad essere parte integrante del «corredo nuziale» di una donna.
Presso le corti dei grandi Regni dell’Africa Centrale (pensiamo solo al Regno dei Kuba o quello dei Mangbetu), le decorazioni incise sulla superficie degli oggetti d’uso (coppe, scatole, vasi) sono frutto di un interesse particolare del sovrano, che arriva addirittura a creare, nel proprio palazzo, una scuola d’arte dove operano i migliori artigiani del paese.
Le coppe per il vino di palma intagliate e decorate dai Kuba possono essere di due tipologie: se utilizzate da gente comune vengono definite Ikop; in seno alla corte reale, prendono invece il nome di Mabaang.
Nelle scatole in legno prodotte dall’etnia sopraccitata è possibile trovare una suddivisione dettata dal materiale contenuto: avremo così scatole che contengono strumenti metallici impiegati nel taglio della rafia e scatole contenenti prodotti per la cosmesi; queste ultime, le più pregevoli, riproducono spesso i disegni dei tessuti di rafia, tra i quali ricordiamo i Ntshuum anylm e i Nnaam, motivi presenti in alcuni degli oggetti in mostra.
In Ruanda e, più in generale, nei paesi della Regione dei Grandi Laghi (Burundi, Tanzania, Uganda, Repubblica Democratica del Congo) vi è un impiego di svariati materiali nella produzione di contenitori e panieri: legno, fibre di palma, cime di sorgo, foglie di banano, zucche svuotate.
Le zucche, scavate per mezzo di utensili (spatole) e utilizzate per contenere la birra ottenuta dal sorgo o dalle banane, devono il loro caratteristico colore bruno e lucente al prolungato contatto con le mani, la terra ed il liquido in esse contenuto. L’importanza di questi oggetti per la comunità è testimoniata dal fatto che anche le più piccole imperfezioni (fessure, fori) e rotture vengono accuratamente riparate per mezzo di fibre vegetali, affinché possano svolgere ancora la loro funzione primaria.
Dal legno si ricavano, soprattutto, recipienti per il latte: si tratta di oggetti tenuti in alta considerazione (i popoli della Regione dei Grandi Laghi vanno molto fieri del proprio bestiame e dei prodotti che da esso ricavano) e che rivestono una grande utilità; anche per questo, come nel caso sopra evidenziato, sono costantemente riparati con graffe e placche in metallo, elementi che ne accrescono notevolmente l’aspetto estetico.
Alcuni di essi, di forma conica, appartengono alla tradizione del popolo dei Bahima, una delle poche popolazione in Africa (insieme ai Wodabe della Regione Sahariana) ad essere ancora nomadi. I cestini di piccole dimensioni (Agaseke), intrecciati con sottili fibre vegetali e abbelliti con disegni colorati di forma geometrica, sono offerti ai visitatori come regali.
Al contrario, i grandi panieri in rafia (Inkoko) servono a trasportare la frutta e la verdura destinate alla vendita, come l’esemplare raffigurato nel quadro dell’artista belga Kerels.
AFRICAN UTILITIES
a cura di Gian Pietro Paganini e Tommaso Decarli
dal 18 novembre 2016 al 28 gennaio 2017
orari: mar.-sab., 10.00 – 12.00 16.00 – 19.00
lun., 16.00 – 19.00.
CentrA
Centro Studi e Documentazione Arte Moderna e Contemporanea
Via II Androna, 3 - 38122 TRENTO.