L'Imam: «Picchiate le donne perché è l’Islam che lo dice. Il Corano lo ordina»

Secondo l'Islam le donne non hanno l'anima? E' solo questione di tempo, prima o poi ce l'avranno anche loro

«Le donne, quando pregano in moschea - mi aveva spiegato la guida marocchina a Fez - devono stare dietro agli uomini. Ma non perché le donne devono stare un passo più indietro dell'uomo, sia ben chiaro, ma perché in quella posizione farebbero rivolgere la mente dei maschi a cattivi pensieri
Questo era quello che mi era stato spiegato sulla diversità tra donna e uomo nell'Islam. Abbastanza credibile, e devo comunque dire che anche nelle nostre chiese, fino ad una generazione fa, le donne stavano separate dagli uomini, di solito a destra le prime, a sinistra i maschi.

Insomma, non si è ancora sedimentato il servizio che abbiamo scritto ieri sulla poligamia, invocata in Italia da qualche esponente islamico furbone, che già dobbiamo scriverne un altro sulla donna vista sempre da un imam. Il quale non la vede come la mia guida marocchina.
Leggiamo sul Corriere del 27 gennaio che un predicatore islamico si era rivolto ai propri fedeli riuniti in una moschea di Verona il 26 agosto 2005, invitandoli a «picchiare la moglie». Perché? Ma «perché le donne sono stupide, sono come le pecore che devono essere governate da un pastore».
Sempre secondo quell'imam, «le donne sono senza anima» e per questo «vanno picchiate come le bestie».
Al di là del fatto che nessuno è autorizzato a picchiare una bestia solo perché è una bestia, la frase potrebbe sembrare una predica di cattivo gusto pronunciata da un uomo roso dal malanimo nei confronti dell'odiata moglie, se non fosse che dopo la predica una donna è stata massacrata dal marito.

Anche la religione cristiana ha avuto i suoi problemi in tal senso, tanto vero che se dopo l'anno 1000 non fosse sorto spontaneamente il culto popolare per la divinità della Madonna come madre di Gesù, probabilmente saremmo anche noi lì a discutere se le donne hanno un'anima o no. Certo è che comunque passarono altri 500 anni prima che - proprio qui a Trento, nel corso del Concilio (1545-1563) - i prelati approvarono a maggioranza che «la donna aveva un'anima». Non fu una vittoria schiacciante, ma la donna si era conquistata un posto in Paradiso (o all'Inferno a seconda di come si comportava), probabilmente perché al momento del voto qualche religioso aveva pensato alla povera mamma.
Con questo non vogliamo dire che sono 500 gli anni che separano l'Islam dal Mondo occidentale, anche se ne abbiamo tanta voglia. Però è singolare rilevare che tutti quegli aspetti degli Islamici che noi europei condanniamo, li abbiamo ampiamente avuti anche noi. Non possiamo dimenticare lo sterminio degli indios americani perpetrato sistematicamente con la coscienza a posto solo perché «stavamo civilizzando e convertendo delle popolazioni pagane». E chi avesse dei dubbi su questo, provi a chiedersi come sia possibile che in America, dal 40° parallelo Nord in giù fino al Polo Sud, si parli lingua spagnola (e, in parte minore, portoghese). E' evidente che la cattolicissima Spagna è andata con la mano pesante, dato che lo spagnolo non è una lingua pre-colombiana. Le popolazioni delle isole dei Caraibi sono state per la maggior parte annientate prima della fine del XV secolo, cioè nei primi 8 anni dopo la scoperta dell'America, e sostituite poi con le braccia più robuste dei negri africani. Già, perché qualcuno sosteneva che neanche i neri potessero avere un'anima.

Oggi si sta discutendo sull'eventualità che anche gli animali possano avere un'anima, e probabilmente il solo fatto che se ne parli scandalizzerà i cristiani più ortodossi.
Il problema è irrilevante, dato che prima o poi tutti noi andremo a verificare di persona che cosa ci stia aspettando nell'Aldilà. Quello che conta è comunque che qualsiasi essere vivente deve essere considerato una ricchezza dell'umanità. E chi picchia una donna è una bestia, nel significato che lui dà alla bestia.

GdM