Il Presidente Napolitano alla Cooperazione Trentina/ 5
Intervento di Carlo Borzaga
Signor Presidente della Repubblica, autorità,
signore e signori,
grazie di essere qui a condividere la nascita di una nuova
istituzione di ricerca su un tema caro al Trentino e da tempo
oggetto di attenzione delle sue istituzioni: il tema dell'impresa
cooperativa e sociale.
Grazie soprattutto a Lei, signor Presidente: la Sua presenza ci è
di augurio e di stimolo.
E' da molto tempo che in Italia non si dà vita da un istituto di
ricerca e di alta formazione sui temi della cooperazione ed è
certamente la prima volta che lo si fa ampliando l'oggetto di
analisi anche alle nuove forme di cooperazione e, più in generale,
di "impresa sociale". Ed è la prima volta, non solo in Italia, ma
in Europa, che nell'affrontare lo studio di queste tematiche non si
privilegia un'ottica esclusivamente nazionale.
Non è tuttavia un caso che l'esigenza di creare questo istituto sia
oggi più sentita di qualche anno fa, al punto da convincere le più
importanti istituzioni locali, la Provincia Autonoma, l'Università,
la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e lo stesso
movimento cooperativo a destinare all'iniziativa risorse
importanti. E non è un caso che la proposta sia condivisa e
fortemente sostenuta dalle rappresentanze del movimento cooperativo
europeo - come dimostra la partecipazione alla sua costituzione di
Cooperatives Europe.
E' sempre più evidente la contraddizione tra una rinnovata
dinamicità delle imprese cooperative italiane ed europee e il modo
in cui le scienze sociali e spesso anche le istituzioni
concepiscono la cooperazione, come un soggetto marginale, destinato
al più a ricoprire ruoli residuali. Lo stesso vale per le imprese
sociali, anch'esse straordinariamente dinamiche ma sostanzialmente
incomprese, quando non addirittura rifiutate perché in contrasto
con i presunti fondamenti della teoria economica. Dimenticando come
queste forme di impresa abbiano in questi anni rimediato ad alcuni
limiti del sistema economico e istituzionale: nel settore
creditizio, in quello agricolo, nella creazione di lavoro per
persone con difficoltà occupazionali, nella produzione di servizi
sociali.
L'origine di questa contraddizione va ricercata prima di tutto nei
limiti di una teoria economica che privilegia una sola forma di
impresa, quella di capitali. A ciò si aggiunge la diffusa
convinzione che il settore pubblico sia l'unico in grado di
affrontare e risolvere i problemi sociali, disconoscendo il ruolo
dei soggetti privati.
L'istituto di studi sull'impresa cooperativa e sociale nasce
proprio per mettere in discussione questo modo di intendere
l'impresa e il suo ruolo. In termini generali esso è chiamato a
verificare la sostenibilità di un sistema caratterizzato dal
pluralismo dei soggetti e delle forme di organizzazione
dell'attività umana e per dimostrare il contributo al benessere che
può derivare dalla concorrenza non tra imprese orientate al
profitto, ma tra imprese che perseguono obiettivi diversi.
Un'impostazione peraltro non nuova, a livello sia teorico che
politico e istituzionale. Basti pensare alla nostra Costituzione
che non solo prevede ma favorisce il pluralismo delle forme di
impresa e riconosce nella cooperazione una componente essenziale di
un sistema di libero mercato. Un orientamento che il Parlamento ha
saputo in questi anni tradurre in realizzazioni concrete, non solo
tutelando la forma cooperativa, ma anche promuovendo innovazioni
importanti come la legge istitutiva della cooperativa sociale -
ripresa da ben otto paesi - e con la recente legge sull'impresa
sociale.
L'obiettivo principale dell'istituto è quello di analizzare le
caratteristiche e le specificità delle imprese cooperative e
sociali, individuare il ruolo che esse possono svolgere, fornire
riflessioni e suggerimenti su come migliorarne la gestione,
accrescerne l'efficienza e le ricadute sociali. In questo sta anche
il contributo che esso deve offrire alla sempre più insistente
domanda di innovazione. Ci auguriamo che il lavoro svolto possa
servire alle autorità di politica economica e ai soggetti del
movimento cooperativo per individuare equilibrate ed efficaci
politiche di regolazione e di sostegno.
Risultano così chiaramente delineati sia le attività dell'Istituto
che il modo di condurle. Esso sarà un centro di ricerca
scientifica, sia teorica che empirica, sceglierà i temi di
interesse in modo autonomo avvalendosi della collaborazione di
studiosi riconosciuti a livello internazionale; opererà prestando
attenzione alla domanda di conoscenza proveniente dalla
cooperazione, dall'imprenditorialità sociale e dalle istituzioni di
politica economica e sociale.
L'istituto darà soprattutto spazio a giovani ricercatori
interessati a sviluppare in libertà un proprio progetto di ricerca,
nella convinzione che questo sia il modo più efficace di
promuovere, in Italia e nel mondo, la ricerca sui temi della
cooperazione e dell'impresa sociale.
L'istituto si propone così di divenire una comunità di ricerca
internazionale, orientata a dar risposta al crescente interesse per
le tematiche della cooperazione e dell'impresa sociale. Anche
permettendo ai ricercatori di confrontarsi con le pratiche
cooperative e di imprenditorialità sociale di cui la provincia di
Trento e l'Italia sono popolate.
All'attività di ricerca si affiancheranno una attività formativa,
rivolta ai giovani che intendono orientarsi verso un impiego in
questo tipo di imprese e occasioni di formazione e di
approfondimento per i responsabili delle imprese cooperative e
sociali italiane ed europee.
Signor Presidente, l'Italia ha un importante e vivace movimento
cooperativo ed ha in questi ultimi vent'anni sviluppato migliaia di
imprese sociali. Su questi temi il nostro Paese si è mosso spesso
con intelligenza e in anticipo, sia nella riflessione teorica che
nelle concrete applicazioni. Troppo spesso però non ha saputo
sviluppare e mantenere una leadership; di conseguenza alcune idee
innovative hanno perso visibilità, dentro e fuori il paese.
L'Istituto europeo di studi sull'impresa cooperativa e sociale ha
dunque questa ambizione: mantenere l'Italia al centro della
riflessione e della progettazione su queste tematiche. Per questo,
signor Presidente, la sua autorevole presenza qui oggi è
particolarmente importante: la ricorderemo spesso nei prossimi
anni. Di nuovo, grazie.