Casse Rurali, «un aiuto per reagire alla crisi»
Questo il commento al bilancio di consolidamento presentato ieri ai vertici delle 46 Casse Rurali
Anche in tempi di crisi le Casse Rurali
hanno garantito il credito alle famiglie e alle imprese con i tassi
di interesse più bassi d'Italia, rinunciando a far crescere gli
utili per assumersi una parte del costo della congiuntura. |
Quanto sopra è il commento che ha accompagnato il bilancio di
consolidamento presentato ieri dalla Federazione Trentina della
Cooperazione ai presidenti e direttori delle 46 Casse Rurali (tutte
presenti) nella assemblea annuale di settore.
I conti inevitabilmente risentono della crisi che ha coinvolto
tutto il mondo, ma non ne sono sopraffatti.
Le Casse Rurali sono rimaste vicino alle proprie comunità,
sobbarcandosi anche i rischi che tale impegno comporta in
situazioni come questa, rinunciando alla crescita della redditività
(che cala) pur di aiutare famiglie e imprese.
Una politica compresa e apprezzata.
«Siamo un buon sistema - ha commentato il presidente della
Cooperazione Trentina Diego Schelfi - e un modello di cooperazione
che va valorizzato e fatto percepire. Dobbiamo continuare a
sostenere la partecipazione dei soci, e ricercare, anche con
l'aiuto di Euricse, forme innovative anche per gestire le assemblee
numerose.»
Un valore per la comunità
Sempre più trentini, infatti, hanno scelto uno dei 381 sportelli
delle Rurali come riferimento per i servizi bancari: 117mila soci
(+3.400), quasi 450mila clienti (+10.500). Nel 2009 sono cresciuti
la raccolta complessiva (16,5 miliardi, +4,2%) e i crediti concessi
alla clientela (12,5 miliardi, +4,7%), seppur ad un ritmo minore
rispetto alle due cifre a cui ci avevano abituati negli scorsi
anni.
L'andamento della raccolta è stato trainato dalla componente
diretta, principalmente dai depositi sui conti correnti e dalle
obbligazioni (che pur hanno rallentato la corsa rispetto agli anni
precedenti).
La raccolta indiretta, invece, è sostanzialmente stabile rispetto
al 2008, a causa dell'andamento del mercato che ha fatto calare i
titoli in amministrazione (in particolare dovuti al mancato rinnovo
dei Bot detenuti dalle famiglie).
Le Casse Rurali si sono mostrate in controtendenza per quanto
riguarda l'occupazione, assumendo altri 20 giovani laureati,
facendo arrivare il totale della forza lavoro a quota 2.739.
E hanno sostenuto le comunità dove sono presenti attraverso il
finanziamento di iniziative sportive, sociali e culturali per oltre
20,6 milioni di euro.
E se la congiuntura non è favorevole, le Casse Rurali di certo non
si arricchiscono.
L'utile netto è calato di 21 milioni (-26,7%), toccando quota 57,8
milioni.
Il calo deriva sostanzialmente dalla contrazione del margine di
interesse, cioè del differenziale tra interessi incassati e
corrisposti.
Lo spread (differenza tra rendimento medio dei crediti e costo
medio della raccolta) mediamente nel 2009 è stato del 2,04%, ma
negli ultimi 15 anni ha subito una costante diminuzione: 5,33% nel
1995; 5,1% nel 2000; 2,78% nel 2005.
«Le Casse - ha spiegato Ruggero Carli, responsabile del settore
Casse Rurali della Federazione - hanno coscientemente scelto di
sposare una politica di aiuto al territorio. In sostanza hanno
optato per continuare a prestare soldi, facendo pagare meno il
denaro e remunerando di più quello depositato.»
In termini economici ciò significa che hanno scelto di contrarre il
margine di interesse più del calo fisiologico dei tassi e molto più
della concorrenza (-19%), pur partendo da una posizione di primato.
Il margine più basso, insomma, è stato abbassato ancora più di
tutti gli altri.
Va poi ricordato che le Casse Rurali hanno aderito alle due manovre
anticrisi per il riassetto finanziario delle imprese varata della
Provincia Autonoma di Trento, sostenendo all'80% le due
iniziative.
I rubinetti del credito cooperativo, dunque, sono ben aperti.
Bene anche l'attenzione ai costi - che sono i più bassi d'Italia -
e il patrimonio del sistema, arrivato a quasi 2 miliardi di euro
(+4,8%), garanzia di solidità ed elemento di tranquillità per il
futuro.
Il prezzo della crisi
Le Casse Rurali hanno pagato il prezzo della crisi in termini di
sofferenze, cresciute di 79 milioni rispetto al 2008: da 153 a 232
milioni, il 51,7% in più.
Rapportate con i 12,5 miliardi di prestiti concessi risultano
comunque contenute ed inferiori alla media nazionale, ma ciò non
toglie che il dato sia tenuto sotto osservazione come segnale.
Le maggiori difficoltà nel pagare puntualmente le rate dei prestiti
arrivano dalle imprese più che dalle famiglie e per la maggior
parte dei casi non si trasformano in perdite nette per la
banca.
«La crescita delle sofferenze - spiega Carli - è un segnale delle
difficoltà che anche in Trentino stanno emergendo per imprese e
famiglie e che monitoriamo con costanza sistematica. E dal nostro
osservatorio possiamo dire che, al momento, la situazione non
appare critica, né tanto meno allarmante, anche se degna della
massima attenzione.»