Imbarco negato per overbooking: quali diritti per i passeggeri?

Viaggi aerei: le abitudini (diffusissime) che ti mettono a rischio di imbarco negato

Ormai viaggiare non è più, per fortuna, un privilegio per pochi.
Gli accordi di Schengen e le leggi sulla libera circolazione hanno reso le distanze più brevi; ci sono intere generazioni per le quali viaggiare in aereo era un caso limite nella vita, un’esperienza unica, mentre per i nati dagli anni Ottanta in poi l’aereo è diventato un passaggio frequente e costante nelle dinamiche della vita.

Inoltre le compagnie low cost hanno dato la possibilità di viaggiare a costi molto vantaggiosi rispetto ad un tempo e, di conseguenza, anche le compagnie di linea si sono dovute adeguare attraverso carte fedeltà, sconti e promozioni speciali.

Questo mercato aereo in costante evoluzione ha delle zone «d’ombra» e delle dinamiche economiche non sempre semplici da comprendere: se da un lato i costi al consumo si sono notevolmente abbassati per essere competitivi, dall’altro le compagnie hanno dovuto mettere in atto strategie per non andare in netta perdita.
 
 Tra queste strategie, c’è la pratica nota come «overbooking» 
Che cosa è l’overbooking, in sintesi.
Overbooking, tradotto in italiano «sovraprenotazione» è una strategia di revenue marketing che comporta la vendita di un numero di biglietti aerei superiore a quelli disponibili sull’aeromobile per aumentare i guadagni e non andare in perdita in caso di «non show».
 
Infatti molte compagnie, soprattutto le low cost, hanno la possibilità di offrire costi dei biglietti più bassi calcolando le possibili entrate delle vendite di bibite, cibo e beni una volta a bordo e per un cliente che non si presenta al gate ci sono meno margini per coprire i costi fissi del volo.
Per giunta, tanto più il costo di un volo è basso, tanto maggiore è la possibilità che un passeggero non si presenti al gate e decida di non partire all’ultimo, almeno stando a quello che indicano i complessi algoritmi che valutano costi/benefici delle compagnie aeree. In questi algoritmi e sofisticati calcoli rientra anche il numero di overbooking da fare in un dato periodo e su quali tratte.
Questa pratica non solo è legale ma è anche attuata da hotel, navi, treni e compagnie di autobus.
 
Nel 99% dei casi, i passeggeri non si accorgono se sul loro volo è stato fatto un overbooking, cioè se sono stati venduti più biglietti dei posti disponibili.
Ma raramente accade che tutti si presentano al gate e… qualcuno deve restare a terra.
 

 
Chi decide chi resta a terra?
Per quanto le compagnie aeree diano in primis la possibilità ai passeggeri di scegliere, chiedendo se qualcuno voglia auto escludersi dal volo, in cambio di rimborso e riposizionamento su un volo successivo, quando nessuno rinuncia spontaneamente è la compagnia a scegliere chi avrà l’imbarco negato.
 
Su quali basi la compagnia decide? Le abitudini che ti espongono al rischio di negato imbarco.
Partiamo con il dire che le compagnie, nel caso in cui fosse necessario negare a qualcuno l’imbarco per overbooking, sceglie nell’ottica di arrecare meno danno o disagio possibile.
Ad esempio non si dividono gruppi, men che mai famiglie, non si escludono dal volo persone molto anziane e con disabilità.
 
Ci sono poi alcuni criteri di scelta che invece fanno leva su interessi della compagnia stessa e che «premiano» alcune scelte dei passeggeri.
Ad esempio, di certo sono moltissime le persone che effettuano in check-in on line poche (o pochissime) ore prima dell’imbarco.
Ebbene, quando si deve fare la scelta di non imbarcare in passeggero, le compagnie tengono presente l’ordine di check-in, anche on line, quindi più tardi lo fai più sei a rischio.
 
Non solo: moltissimo viaggiatori non ritengono utile scegliere il posto in aereo, sia perché ha un costo aggiuntivo sia perché non hanno interesse o avversione verso un posto in particolare. Eppure anche chi non ha il posto scelto (e pagato dopo la scelta) è a rischio mancato imbarco.
Questo non viene fatto per punire chi non ha pagato il posto ma sempre per arrecare meno danni a chi lo ha fatto, dal momento che in caso di imbarco negato viene rimborsato il biglietto e non sempre il posto scelto a pagamento.
 

 
Altra cosa ritenuta da molti inutile è il Priority Board. In realtà, in moltissimi casi, inutile lo è sul serio, soprattutto negli aeroporti più piccoli dove indipendentemente dall’accesso prioritario al gate, tutti i passeggeri sono convogliati all’aeromobile con lo stesso bus.
Tuttavia, in caso di overbooking, quasi tutte le compagnie escludono dal negato imbarco i titolari di imbarco prioritario e anche i titolari di carte fedeltà.
 
Dal momento che tutti superano il gate più o meno insieme e insieme si arriva all’aereo, moltissimi passeggeri hanno l’abitudine di mettersi in fila con calma, restando gli ultimi in coda oppure restando seduti ella poltroncine in attesa che la coda si smaltisca. Anche questo mette un passeggero a rischio di negato imbarco.
 
Infine, oggi i viaggiatori del weekend hanno imparato a fare bagagli ultraleggeri e compatti da portare con sé a bordo, scegliendo di non mettere il bagaglio in stiva.
Anche questo ci mette a rischio di imbarco negato in caso di overbooking.
 
Tuttavia sarebbe inutile consigliare a tutti di cambiare totalmente le abitudini di viaggio solo per quei pochissimi casi in cui una compagnia si vede costretta a negare l’imbarco a uno o due passeggeri.
 
Che cosa fare dunque in caso di imbarco negato?
La buona notizia è che chiunque si veda negato l’imbarco è titolare di diritti, secondo quanto stabilito dal Regolamento Europeo (CE 261/2004).
Tali diritti, come ci informa nel dettaglio sul sito di AirHelp per l’assistenza ai passeggeri aerei, prevedono risarcimenti che vanno da 250 a 600 euro, riposizionamento e assistenza in aeroporto.
Attraverso il sito e la App di AirHelp è inoltre possibile conoscere in pochi minuti non solo i propri diritti ma anche tutti i passaggi da seguire per potersene avvalere.