Disinnescata dagli artificieri di Trento la super bomba a Vicenza

L’operazione ha richiesto l’intervento di 40 militari in 21 giorni lavorativi e l’evacuazione odierna di quasi 30.000 cittatini

Era previsto che l’intera operazione si sarebbe conclusa a mezzogiorno di oggi, ma sono subentrate alcune complicazioni di natura del tutto estranea al disinnesco, per cui l’operazione si è conclusa circa un’ora dopo.
Il disinnesco vero era iniziato alle 9 di stamattina, col benestare della Protezione Civile, che l’ha più volte concesso ma anche sospeso.
Prima una povera signora ha dovuto essere trasportata in ospedale per un malore, dove purtroppo ha cessato di vivere nonostante i medici avessero fatto il possibile per salvarla. Vittima che non c’entra con la bonifica.
Poi un uomo si è svegliato tardi e si è trovato chiuso nella Zona Rossa. Quando ha chiesto aiuto, facendo ovviamente ha fatto sospendere l’operazione.
Poco dopo le 12, infine, una macchina è stata improvvisamente vista posteggiata in zona rossa. Sospensione dell’operazione in attesa di chiarire la situazione.
Infine, gli artificieri sono stati autorizzati a concludere la bonifica.
 
La bomba ha richiesto precauzioni decisamente eccezionali perché portava con sé quasi due tonnellate di esplosivo. I tecnici del 2° Reggimento del Genio di Trento hanno dovuto quindi procedere in maniera particolare.
Anzitutto è stata costruita una piramide vera e propria attorno all’ordigno, in modo da restringere notevolmente – grazie alla riduzione degli effetti di un’eventuale esplosione – il raggio entro il quale disporre l’evacuazione della gente. Portandolo da 4 a 2,5 i km, si è potuto evitare lo sgombero di un ospedale.
La caserma Da Molin, che fiancheggia l’ex aeroporto dove si trova la bomba, è stata evacuata, ma gran parte del 3.500 militari americani che di solito ci vivono erano già stati trasferiti in Polonia in funzione della crisi ucraina. 
 

  
Per costruire la «piramide», che vediamo nella foto qui sopra, sono stati impiegati migliaia di «Hesco Bastion» della misura di un metro cubo, che consistono in contenitori di tela assorbente riempiti di terra. Il tessuto e la terra da soli sono in grado di assorbire gran parte dell’onda d’urto.
Nel caso di esplosione, inoltre, la costruzione sarebbe servita a convogliare verso il cielo fiamme e potenza devastante. La vita degli operatori in questo caso sarebbe stata a rischio, ma i due tecnici – sentiti da noi – si erano dimostrati ottimisti. In altre parole avevano individuato le caratteristiche della bomba e sapevano come fare per renderla innocua.
 
Nelle foto sotto il titolo vediamo il muso della Old Lady (nome irriverente dato dagli inglesi quando la costruirono). Vediamo ora di descrivere l’operazione che è stata messa in atto.
Nell’immagine superiore si vedono le tre spolette libere, in quella inferiore le spolette imbragate da altrettanti morsetti.
Le spolette altro non sono che dei percussori che, al momento dell’impatto, avrebbero dovuto colpire le capsule d’innesco. Queste a loro volta avrebbero innescato l’anima esplosiva della bomba in modo da assicurarsi che tutto l’esplosivo esplodesse allo stesso momento.
Per togliere i percussori, vengono quindi applicati i morsetti a ogni spoletta, che vediamo nella seconda foto sotto il titolo. Con dei cavi di acciaio, i tecnici hanno provveduto a svitarli stando in un posto protetto al di fuori della «piramide». Se si guarda bene la prima foto, vediamo le tracce dello svitol, il diluente che aiuta a svitare le viti arrugginite nel proprio alloggiamento.
 
 

Una volta tolti i percussori, i tecnici hanno dovuto togliere con delle normalissime pinzette gli inneschi. Ed è stata questa la parte veramente delicata dell’operazione.
Una volta tolti, la bomba è diventata innocua. Viene portata in una cava, dove verrà liberata dall’esplosivo facendolo sciogliere con l’acqua calda e poi bruciato o reso inerte e quindi smaltito come un qualsiasi rifiuto.
Insomma il lavoro è stato fatto manualmente e non tramite altri sistemi meno rischiosi per gli operatori.
Nelle foto qui sopra vediamo a sinistra la spoletta-percussore e, a destra, l’esplosivo fuoruscito dalla bomba. 
   
 A seguire altre foto dell'operazione  
  
 
 
 

Gli articieri maresciallo Careddu e sergente Loiodice, con il capitano Toscano. 

 
 
Spoletta e morsetto.  

Sopra e di seguito, il capitano Toscano e il col. Meinst, comandante della base USA. 
 

Sopra, foto ricordo.
Sotto, la bomba despolettata.