Marò prigionieri in India: la Procura si opporrà all’arbitrato

«Il tribunale internazionale del diritto del mare non ha titolarità sui crimini nel nostro Paese», come se l'incidente non fosse accaduto in acque internazionali

Con una superficialità tale da essere citata ad esempio negli annali dei rapporti internazionali, la Procura dell’India ha annunciato che nel «caso Marò» si opporrà all’arbitrato internazionale, sostenendo che «Il tribunale internazionale del diritto del mare non ha titolarità sui crimini avvenuti nel nostro Paese».
Il che farebbe pensare che sia tutto risolto, dato che l’incidente è avvenuto in acque internazionali (e nessuno lo mette in dubbio). Ma conoscendo, appunto, la superficialità indiana, ci pare del tutto ininfluente anche questo «piccolo» particolare.
Ovviamente l’Italia farà valere la propria voce. Ma resta il dubbio sul cosa farà l’India nel caso che venisse stabilito che il caso sarà sottoposto ad arbitrato. Continuerà per la propria strada?
Di certo sarebbe una pietosa bugia affermare che continueranno a essere processati in India, dato che il processo non è ancora stato avviato. Cioè non sono stati neppure definiti i capi di accusa.
La prima udienza davanti al Tribunale internazionale del diritto del mare si terrò il prossimo 10 agosto.
L’India ha annunciato che si opporrà, precisando che anzi chiederà misure cautelari per i due marò per la durata del dibattimento davanti al tribunale internazionale.
L’Italia infatti ha chiesto che siano presenti al dibattimento anche i due marò, il che ha fatto temere all’India che si tratti di un trucco per far fuggire i due prigionieri. E, francamente, non sarebbe una cattiva idea.