TrentinoInJazz 2016 presenta... Kurt Rosenwinkel
Mercoledì 10 agosto per «Lagarina Jazz » i Bandit 65 dell'eccezionale chitarrista statunitense, figura di spicco nel jazz contemporaneo

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Mercoledì 10 agosto 2016 a Villa Lagarina arriva Kurt Rosennwinkel, uno dei musicisti più attesi del cartellone di «Lagarina Jazz Festival», la sezione del TrentinoInJazz a cura del giornalista Giuseppe Segala, in programma fino al 31 agosto.
Per questa edizione 2016, Lagarina Jazz osserva quanto accade nel jazz attuale all'incrocio tra suoni acustici, elettroacustici ed elettronici.
Il jazz annovera tra le proprie caratteristiche principali l’improvvisazione, il lavoro collettivo di creazione in tempo reale, la scelta di viaggiare in bilico tra il rispetto delle regole e la loro sovversione.
E la curiosità. La curiosità per nuovi suoni: creati in modo meccanico, in modo analogico e digitale.
Al contrario di quanto avviene nella musica accademica, dove nuovi strumenti tecnologici stimolano un approccio di sperimentazione ragionata nel tempo lungo e sistematica, per i musicisti jazz prevale la curiosità istintiva.
Certo, consapevole e competente. Come l’istinto infallibile che ha spinto Miles Davis a mettere nelle mani dello sbalordito Herbie Hancock una tastiera Rhodes.
Classe 1970, Kurt Rosenwinkel si è fatto conoscere e apprezzare nel 1992, ai tempi della Electric Bebop Band di Paul Motian: una collaborazione fondamentale per scandagliare con piglio originale un repertorio di grandi classici, da Bud Powell a Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Thelonious Monk.
Dopo ulteriori collaborazioni con giganti come Joe Henderson, Gary Burton, Brad Mehldau e Joshua Redman, Rosenwinkel ha iniziato a produrre progetti propri, giungendo ad affermarsi come uno dei musicisti più interessanti della scena contemporanea, chitarrista di riferimento della propria generazione.
Il suo ultimo progetto Bandit 65 rappresenta una immersione significativa nell’elettronica e nel rock sperimentale, con due personalità di spicco come Tim Motzer e Gintas Janusonis, definita dallo stesso chitarrista come «Un paesaggio sperimentale di libera improvvisazione, un colosso groove psichedelico con strutture multi direzionali».