Il Vescovo Lauro: «Solo Gesù Cristo rivela il vero volto di Dio»

L'abbandono della pratica religiosa e il calo della fede sono dovuti al fatto che Dio è proposto più in chiave filosofica che non passando attraverso Gesù Cristo

Telve in Valsugana: domenica 5 gennaio. Senza clamore nella chiesa parrocchiale è entrato l'arcivescovo di Trento monsignor Lauro Tisi.
La visita è caduta a sorpresa proprio come un dono di Natale; al mattino presto aveva celebrato la Messa con le Clarisse di Borgo Valsugana.
Poi era salito a Telve.
È iniziata la messa con la processione introitale e al momento dell'omelia il Vescovo ha preso la parola.
Una predica a braccio, sentita, convinta, sofferta.
Monsignor Tisi ha fatto riferimento al Vangelo del giorno ossia il prologo di Giovanni e ha parlato di Gesù luce, vita, amore.
 
Le parole conclusive del prologo hanno offerto a don Lauro l’assist preciso da cui muovere la sua meditazione e che costituisce una vera e propria sintesi della fede cristiana.
«Dio nessuno l’ha mai visto, ma il Figlio unigenito … ce lo ha raccontato» (Gv 1,18).
Il verbo greco exeghésato può essere tradotto con «raccontare», «narrare», «spiegare», «rivelare»; parola che racchiude in sé tutto il cristianesimo…
L’attenzione viva della comunità è stata attirata dalla riflessione attualissima che l'arcivescovo ha fatto in merito alla conoscenza di Dio affermando senza mezzi termini che la disaffezione, l'allontanamento, l'abbandono della pratica religiosa e dell'affievolimento della fede da parte di molti sia spesso dovuto al fatto che Dio è predicato è proposto più in chiave filosofica che non passando attraverso Gesù Cristo.
 
Alzando il tono della voce il presule affermava che solo Gesù Cristo rivela il vero volto di Dio.
Solo Gesù Cristo è capace di manifestare l'amore di Dio per tutti. Il Dio di Gesù Cristo non è un Essere Onnipotente, ma lontano. O peggio, un Giudice severo.
Gesù insegna che Dio è Padre, è un Padre buono che ama.
Dal momento in cui Dio si è umanizzato in Gesù, egli ha aperto un sentiero unico per andare a Dio, al punto che egli stesso ha potuto affermare che «Nessuno può andare al Padre se non attraverso di me» (Gv 14,6).
 
Ha insistito il Vescovo Lauro: è conoscendo l’esistenza umana di Gesù che noi possiamo essere condotti al Dio vivo e vero.
Si tratta di un capovolgimento importantissimo, che in questi due millenni di cristianesimo non abbiamo ancora realmente assunto: basti pensare al fatto che, all’interno delle nostre catechesi, si incomincia il discorso da Dio per giungere a Gesù.
È invece necessario percorrere esattamente l’itinerario opposto!
Ha proprio avuto ragione il Pastore della Chiesa Tridentina: Dio per molti cristiani è una parola insufficiente! Già Giustino, un padre della chiesa del II secolo, scrisse: «La parola “Dio” non è un nome, ma un’approssimazione naturale all’uomo per descrivere ciò che non è esprimibile» (II Apologia 6).
Dio è una parola che può essere il frutto di una riflessione intellettuale, ma ciò che è decisivo per la fede cristiana non sta in Dio quale premessa, ma si rivela quale meta di un percorso compiuto dietro a Gesù Cristo e con lui che è «l’iniziatore della nostra fede» (Eb 12,2).
 
Tommaso Stenico