In cosa consiste l’accordo di Glasgow Cop26

La temperatura potrà salire al massimo di 1,5 gradi – La deforestazione deve finire entro il 2030 – Stop anche ai carburanti fossili, ma non è fissata la scadenza

La COP26 è la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021.
Da quasi tre decenni l'ONU riunisce quasi tutti i Paesi della terra per i vertici globali sul clima – chiamati COP – ovvero «Conferenza delle Parti».
Quest'anno si terrà il 26eismo vertice annuale, di qui il nome COP26.

È stato raggiunto qualche accordo al termine del 26° COP, che si è svolto a Glasgow.
Non sono stati raggiunti accordi certi su tutti i fronti, ma qualche passo avanti è stato fatto.
È stato stabilito che devono essere attuate tutte le misure necessarie affinché la temperatura media del mondo non superi il grado e mezzo rispetto ad oggi.
Una delle vie per rallentare il riscaldamento è la riduzione della produzione di anidride carbonica. E a questo scopo è stato stabilito che la deforestazione debba finire entro il 2030 e che vengano piantati mille miliardi di alberi a partire da subito.
Ovviamente il Brasile è il paese che più ha cercato di allontanare quella scadenza, perché gli alberi dell’Amazzonia sono tuttora una delle risorse finanziarie più rilevanti del paese di Bolsonaro.
La deforestazione sistematica va fermata, punto e basta. Ma è comprensibile che i paesi in via di sviluppo protestino in tal senso, dato che lo chiede l’Europa che ha distrutto milioni di ettari di foreste in passato, quando nessuno protestava.
 
Più difficile l’accordo sulla rinuncia dell’uso del carbone. Intanto è stato deciso di sospendere il finanziamento pubblico internazionale del carbone già entro la fine del 2021.
Ma la Cina ha annunciato che i carburanti di origine fossile continueranno a essere utilizzati fino al 2060 e l’India ha addirittura indicato la data del 2070.
D’altronde, va chiarito subito che l’energia prodotta da fonti rinnovabili non è assolutamente sufficiente per far fronte alle reali necessità del pianeta.
Le fonti fossili hanno comunque una scadenza naturale ed è stato previsto che si esauriranno entro la fine del secolo corrente.
La produzione delle automobili a propulsione elettrica sta aumentando in maniera sostanziale, ma finché l’energia elettrica viene prodotta perlopiù da carburanti fossili, è un serpente che si mangia la coda.
Quindi, indipendentemente dalle decisioni di buonsenso prese per salvare il pianeta, vanno prese decisioni importanti e per tempo.
 
Pare assurdo che per produrre energia elettrica si brucino montagne di metano, in parte trasportato anche via nave in forma liquida. Il metano dovrà essere riservato un po' alla volta all’uso esclusivamente domestico e non più industriale.
Ma allora come si può procedere?
Purtroppo a questo punto l’unica via possibile risulta essere quella di produrre energia con le centrali atomiche.
In Italia, dove era stata esclusa la produzione dell’energia atomica con un referendum che non lasciava dubbi, il solo accennare alle centrali atomiche fa irritare l’opinione pubblica.
Eppure la utilizziamo già da anni, importandola dagli stati vicini. Come dire che se succede un disastro atomico ne patiamo le conseguenze anche noi che non le ospitiamo.

Sappiamo perfettamente che se il disastro di Cernobyl fosse avvenuto in Val Padana sarebbero morte milioni di persone.
Ma guardiamo bene i fatti. Il più recente disastro di Fukushima sta a dimostrare due cose.
La prima è che la sicurezza al 100 percento non esiste. Chi poteva immaginare che uno tsunami avrebbe potuto inondare una centrale così lontana dal mare?
La seconda è che comunque i sistemi di sicurezza sono oggi migliaia di volte più funzionali di quelli di Cernobyl. I danni di Fukushima sono stati contenuti.
E in tutto il mondo si registrano pochissimi problemi agli impianti atomici. Gli USA, che hanno da tempo affidato all’anergia atomica la produzione di energia elettrica, hanno ormai raggiunto livelli di tutta sicurezza.
Ci spiace dirlo, ma a questo punto il futuro si chiama Atomica. Nella speranza che la fissione fredda porti prima o poi risultati apprezzabili. Anzi, tutto il mondo dovrebbe concentrarsi in questo campo della ricerca, che ci pare l’unica via per produrre energia senza uccidere il pianeta.

GdM