A Livo, collettiva a Palazzo Aliprandini-Laifenthurn – Di Daniela Larentis
Grande successo per «Alt(r)e Visioni, dialoghi artistici in una terra di mezzo» curata da Nicoletta Tamanini, visitabile fino al 28 agosto 2022
Silvano Nebl, Il mio lago (Lago di Santa Giustina), 1986.
Grande successo di pubblico per «Alt(r)e Visioni, dialoghi artistici in una terra di mezzo», stupenda collettiva curata da Nicoletta Tamanini, ospitata nell’antico Palazzo Aliprandini-Laifenthurn di Livo (Val di Non).
Inaugurata lo scorso 29 luglio innanzi a un folto pubblico, rimarrà aperta fino al 28 agosto 2022 nei seguenti orari di apertura: dal martedì al venerdì ore 20-22; sabato, domenica e festivi ore 15-22 (ingresso libero).
Dopo il buon risultato ottenuto lo scorso anno con la prima edizione della mostra, sempre curata da Nicoletta Tamanini, l’Associazione «Il Quadrifoglio» di Livo ha promosso l’iniziativa artistica - culturale, inserita all’interno della 5ª edizione della manifestazione «Fior di Palazzo», ponendo questa zona della Val di Non al centro di un dibattito artistico vivace e stimolante anche in epoca contemporanea.
Il progetto espositivo è, come spiega la stessa curatrice, sempre ispirato al tema della Montagna «intesa come luogo di serenità e bellezza, ma anche di duro lavoro e solitudine per chi costantemente vi abita.»
Cinque sono i protagonisti di questa nuova stagione, quattro pittori e uno scultore provenienti da zone diverse del territorio regionale: Silvano Nebl, Marco Arman, Mauro Berlanda, Mauro Larcher, Armin Grunt.
Le opere esposte, più di una ottantina, suscitando stupore raccontano di cime innevate, di laghi, di boschi, di meravigliosi paesaggi naturali del Trentino Alto Adige, richiamandone i valori.
La montagna, oltre a suggerire un’idea di bellezza carica di spiritualità, richiama con forza la necessità di un ritorno alla sobrietà, a uno stile di vita più semplice.
A seguire le note biografiche degli artisti, tratte dal catalogo che accompagna l’esposizione, impreziosito dai testi della curatrice.
Silvano Nebl, Novembre a Tovel, 1988.
Silvano Nebl nasce a Cles il 5 ottobre 1934. Fin da piccolo, rivelando una spiccata dote naturale, si dedica alla pittura stimolato dal pittore futurista e critico d’arte bolognese Italo Cinti che trascorre i mesi estivi nel centro della Valle di Non.
Dopo il matrimonio inizia a dedicarsi con maggiore continuità alla pittura allestendo a Cles, nel 1968, la sua prima mostra personale.
Concluso il ciclo di opere dedicato ai ritratti di contadini e anziani della valle, si focalizza quasi esclusivamente sulla rappresentazione della natura e del paesaggio trentino.
Sviluppando una ricerca pittorica e una poetica del tutto originale e personale, si propone con successo in numerose mostre personali e collettive.
Con l’inizio degli anni Ottanta, mentre inaugura la serie delle «Acque dipinte», il suo ciclo pittorico più «completo, maturo, stilisticamente equilibrato e armonico», Nebl entra a far parte del gruppo di artisti trentini «La Cerchia» partecipando, sempre con soddisfazione, a moltissime mostre in Italia e all’estero.
Nel 1990 è «socio accademico» del «Gruppo Italiano Scrittori di Montagna - Accademia d’Arte e Cultura Alpina» di Milano e, sempre nello stesso anno, allestisce la sua ultima, apprezzata, mostra personale presso la Galleria d’Arte Fedrizzi di Cles.
Scompare prematuramente a Cles il 18 giugno 1991 vinto da una grave malattia.
Marco Arman, Pali per viti, 2021.
Marco Arman nasce nel 1954 a Lisignago, in Val di Cembra, ove tuttora vive e lavora. Pur dedicandosi ad altre attività lavorative, seguendo un naturale talento, fin da giovane coltiva la passione per la pittura.
Nel 1972 inizia con successo l’attività espositiva organizzando negli anni numerose mostre personali e prendendo parte a esposizioni collettive in spazi pubblici e privati di varie regioni italiane. Iscritto dal 2000 alla Sezione trentina dell’UCAI, l’Unione Cattolica Artisti Italiani, nel 2002, e fino al 2019, ne diviene presidente provinciale.
Nel 2010 viene eletto per un breve periodo anche Presidente nazionale UCAI.
Recenti, la sua mostra personale “Siete campo edificio di Dio” ospitata nell’antica Aula di San Giovanni nel Duomo di Trento e, in occasione del centesimo anniversario della nascita di Mario Rigoni Stern, la sua partecipazione alla mostra collettiva “Selvatici salvifici” organizzata dal Muse e dal Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto a Palazzo delle Albere.
Mauro Berlanda, Dentro le nebbie, 2016.
Mauro Berlanda. Nato a Merano nel 1950 da molti anni risiede a Locca di Concei ove ha sede anche il suo atelier. Fin dai primi anni di vita è affascinato dal paesaggio alpino che ama riprendere “en plein air” rivelando uno spiccato talento naturale.
Dal 1986 è libero professionista specializzato nella realizzazione di plastigrafie (disegni panoramici a volo d’uccello impiegati nel settore turistico).
Contemporaneamente si dedica con maggiore costanza alla pittura cogliendo, durante le sue solitarie escursioni in montagna, luci, ombre ed emozioni che fissa in piccoli e delicati acquerelli. Successivamente, riprende nel suo studio immagini, ricordi e impressioni e le trasferisce su tele e tavole di dimensioni più grandi con colori acrilici.
Dal 2000 iscritto allo storico gruppo «Amici dell’arte di Riva del Garda», è socio fondatore dell’associazione di artisti ledrensi «Encontrarte».
Al suo attivo numerose mostre personali e la partecipazione a collettive in vari centri del Nord Italia.
Mauro Larcher, 2019.
Mauro Larcher. Nato a Ruffrè in Val di Non, risiede attualmente a Cles, ove ha sede anche il suo studio di pittura.
Mostrando sin da giovane un interesse per la pittura e le arti visuali in generale, si trasferisce a Bolzano, ove frequenta la Scuola Grafica Athesia diplomandosi grafico specializzato in stampa e fotografia.
Svolgendo l’attività lavorativa presso Mondadori a Cles, perfeziona la conoscenza dei vai supporti cartacei, dei colori e della grafica traendone utili insegnamenti anche per l’originale metodica da lui seguita nella realizzazione delle opere pittoriche.
Dopo aver aderito al Gruppo ASR 95 fondato da Franco A. Lancetti a Cles e partecipato alle iniziative del sodalizio fino al 2008, successivamente aderisce alla FIDA di Trento e Bolzano.
Armin Grunt, Falconiere, 2015.
Armin Grunt. Dopo aver concluso il triennio presso la Scuola d’Arte di Ortisei, Armin Grunt ha frequentato la Scuola Professionale Artistica di Selva di Val Gardena.
Dal 1991 ha aperto il suo laboratorio di scultura nel centro di Ortisei, pur svolgendo anche altra attività professionale. Nel 1994 aderisce con entusiasmo a Unika, sodalizio di più di quaranta artisti, scultori e artigiani della Val Gardena, nato con l’intento di valorizzare e promuovere la tradizione, la professionalità e la forza creativa della valle ladina.
Pur realizzando opere di rara eleganza e leggerezza, Armin Grunt lavora esclusivamente con l’ausilio di una motosega.
Nicoletta Tamanini in un passo del suo contributo critico svela il mondo naturale da cui Silvano Nebl ha tratto ispirazione nella realizzazione delle sue opere:
«Sono immagini ispirate alla realtà della sua terra, la Valle di Non, quelle lasciateci da Silvano Nebl in più di vent’anni di attività pittorica sempre illuminate da una luce magica, quasi innaturale, che trasfigura ogni dettaglio immortalando l’attimo perfetto in cui l’equilibrio compositivo tra cromie, forme e volumi presenti in ogni opera dona alla nostra anima quell’impagabile sensazione di bellezza e serenità che solo la perfezione del Creato può donarci.
«Si tratta di visioni del reale mai scontate o statiche, cristallizzate, anzi. Se in alcuni dipinti si evidenziano le prospettive di valli o paesaggi osservati da punti noti o particolarmente suggestivi, in molti altri lavori l’occhio curioso del pittore clesiano propone, della realtà, scorci nascosti o inusuali di forte impatto visivo ed emotivo o, ancora, evidenzia e nobilita preziosi dettagli di un mondo vegetale o animale invisibili agli occhi dei più.»
Sottolinea, a proposito di Marco Arman:
«Autore di cicli pittorici dedicati agli alberi della valle di Cembra, veri monumenti della Natura come tigli, pioppi, frassini, noci, larici e castagni secolari immortalati anche in opere di grandi dimensioni, Marco Arman, con il suo sguardo attento e curioso, ha esaltato, in originali dipinti al limite dell’astrazione, anche il microcosmo del suo aspro territorio costituito da piccoli, primitivi vegetali come muschi e licheni che caparbiamente prolificano e crescono sul terreno, sulle rocce aride e sulle cortecce degli alberi suggendo ogni goccia di rugiada.
«Una tenacia, una resistenza, un’operosità espressa dalla Natura che contraddistingue anche le genti nate nei territori di montagna e, in particolare, nelle valli tra cui l’assolata Valle di Cembra costellata da ripidi terrazzamenti su cui vengono coltivati, con fatica e pericolo, i celebri vigneti.»
Parlando di Marco Berlanda, mette in luce alcuni interessanti aspetti della sua arte:
«Con un linguaggio originale e immediatamente riconoscibile anche nelle varie fasi di un percorso creativo vivace e complesso, spesso al limite dell’astrazione, il pittore congela l’attimo perfetto, quell’attimo magico che si è fissato nella sua memoria e nel suo animo d’artista, ricreandolo immutato sulla tela in tutta la sua ammaliante bellezza.
«Colori pieni e vivaci, luci abbaglianti e ombre minacciose, il fascino del silenzio e persino l’inconfondibile odore dell’aria pura e cristallina delle alte vette trasportano in un mondo fantastico ispirato dal reale ma sublimato, dalla felice mano del pittore, in una dimensione di divina eternità.
«Un mondo popolato da nubi e venti che sibilano giocando tra le aspre cime, rifugio sicuro per pochi arditi animali e in cui la figura umana è solo evanescente ricordo. Una sapiente abilità pittorica e una perfetta conoscenza del disegno grafico e pittorico si sposano nelle opere dell’artista trentino con una genuina, fresca naturalezza facendo scaturire dal guizzo del suo corposo pennello ripidi dirupi innevati, immensi ghiacciai, vette illuminate da lame di luce e affascinanti pareti rocciose, vere cattedrali naturali, oggi fortemente in pericolo.»
Le opere di Mauro Larcher sono intrise di spiritualità.
Scrive a tale proposito Nicoletta Tamanini: «Si tratta di dipinti di particolare fascino e suggestione spesso pervasi da una quiete contemplativa che cristallizzano, immortalandolo, l’attimo perfetto in cui la luce del mattino, momento privilegiato dal pittore per il suo intimo, riservato dialogo con il Creato, filtra tra i rami impreziosendo ogni dettaglio. Dal pennello di Larcher scaturisce quindi una pittura quasi “visionaria” di ispirazione naturalistica ma fortemente evocativa, forse vagamente onirica e malinconica, che penetra nell’animo dell’osservatore attivando tracce mnemoniche ed ancestrali suggestioni celate e sopite in un inconscio che possiamo, non a torto, definire collettivo.»
Per quanto riguarda le opere firmate da Armin Grunt, il noto scultore di Ortisei, evidenzia la stessa curatrice:
«È un linguaggio asciutto, essenziale il suo, “privo di compiacimenti e leziosità, semplice ma efficace”, come lo stesso artista ama definire le proprie modalità espressive affinate, nel tempo e con costanza, al fine di penetrare nelle complessità dell’animo umano, sede di eterna lotta tra dubbi laceranti, ancestrali paure, irrisolte o convulse pulsioni.
«Nasce così, in sculture anche di grandi dimensioni in cui la forma affiora dal legno pur rispettando le caratteristiche peculiari e naturali del materiale, il complesso mondo poetico di Grunt popolato da affascinanti creature in cui femminino e mascolino convivono, dialogano, lottano e si scontrano, offrendo all’uomo contemporaneo moti dell’animo e profondi spunti di riflessione sulla continua mutevolezza del corpo materiale.»
Una mostra imperdibile, quella proposta, che rinvia al rapporto fra uomo e natura, invitando peraltro a riflettere sull’emergenza climatica (che, come si sa, minaccia il benessere nostro e delle generazioni future) e sulla necessità di preservare la bellezza di un territorio davvero straordinario.
Daniela Larentis – [email protected]