L'opera di Giacomo Vittone all’Accademia degli Agiati
Il libro sarà presentato mercoledì 27 giugno alle 17 alla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto

Mercoledì 27 giugno alle 17.00 nella sala del palazzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, in Piazza Rosmini a Rovereto, il socio accademico Mauro Garzioli presenterà il libro «Dominicus. Le opere di Giacomo Vittone nel fondo Michelotti dell’Accademia Roveretana degli Agiati» a cura di Pietro Marsilli e Paola Pizzamano.
Edizioni Osiride, pagine 223, € 30.
Interverrà il Presidente dell’Accademia Roveretana degli Agiati Fabrizio Rasera (autore delle Prefazione).
Saranno presenti gli autori.
L’occasione per tornare a scrivere di Giacomo Vittone (Torino 1898-Roma 1995), «pictor dominicus», è data dalla volontà dell’Accademia Roveretana degli Agiati di valorizzare il ricco fondo donatole da Laura Michelotti in ricordo della fraterna amicizia intercorsa tra suo padre Giuseppe, sensibile poeta e socio dell’Accademia, e l’artista.
Se il periodo felice vissuto da Giacomo Vittone a Riva del Garda è ben documentato dalla monografia pubblicata nel 1957 (la 14ª della Collana Artisti Trentini di Riccardo Maroni), le opere del fondo dell’Accademia, tutte inedite e riprodotte nel volume in ordine cronologico, permettono di conoscere al meglio la sua attività successiva, svolta fra Roma e Ostia.
In esse si rintracciano tutti i soggetti più amati da Vittone: dal regno di Calvòla alle vedute del lago di Garda, dai militari alle nature morte, dai paesaggi alla vita rurale e quotidiana.
Il volume, curato dal prof. Pietro Marsilli e dalla storica dell’arte Paola Pizzamano è coedito (con grande cura per la grafica e l’impaginazione) dalla Casa editrice Osiride e dall’Accademia degli Agiati.
Grazie anche ad accurate ricerche d’archivio, in esso si ricostruiscono i passaggi della donazione e si inquadra la figura di un galantuomo carico di inventiva e ironia, dalla fede profonda, dotato di un esemplare senso civico.
Si indaga il poco noto ma importante lavoro realizzato da Vittone al Museo di Riva come curatore/sovrintendente, mettendo in rilievo anche l’opera svolta al suo fianco da Riccardo Maroni.
Si approfondisce la fortuna critica del pittore; viene illustrata la tecnica e il fragile supporto da lui adottati: il colore ad olio steso su fogli di carta da pacco o da giornale.
Si contestualizza la Casa degli Artisti G. Vittone a Canale di Tenno. Infine, il volume mira a valorizzare non solo un pittore e un uomo, ma anche il patrimonio artistico dell’Accademia inteso come fonte di conoscenza di opere, eventi e persone.
Oltre a quelli dei curatori Pietro Marsilli e Paola Pizzamano, sono presenti contributi di Anna Bonora Betta, Vittorio Colombo, Livio Cristofolini, Katia Malatesta, Ferdinando Martinelli, Adalberto Mosaner, Franco Pivetti, Lorenzo Pontalti e Fabrizio Rasera.
Gli apparati, molto ricchi, presentano ulteriori scritti di Ugo Bertolini, Carlo Bonacina, Italo Cinti, Fiorenzo Degasperi, Giulio Benedetto Emert, Mauro Grazioli, Biagio Marin, Gianmarco Marocchi, Riccardo Maroni, Maria Marsilli, Pier Luigi Menapace, Giuseppe Michelotti, Giovanna Nicoletti, Mario Pignoli, Milo Polles, Bruna Tonolli, Giambattista Trotter e dello stesso Giacomo Vittone.
Massimo Parolini
[email protected]
Ma chi era Giacomo Vittone, che tanto ha fatto per l’Alto Garda trentino?
Nasce il 13 dicembre 1898 a Torino, comincia fin da giovanissimo a dipingere presso lo studio dei fratelli Gatti di Torino.
Qui conosce molti artisti contemporanei, ma nel1917 viene arruolato e mandato sul Carso dove vivrà in prima persona la prima guerra mondiale e la ritirata di Caporetto.
Dopo la guerra lavora presso alcune ditte fino al 1926, anno in cui viene assunto da un istituto di credito e inizia la carriera bancaria: dal 1926 al 1963 sarà infatti alla Banca d’Italia (a Pola, Riva e Roma).
Si sposa a Pola in Istria nel 1928.
Nel 1935 si trasferisce per lavoro a Riva del Garda. Sul Garda riprende con vigore la sua passione artistica e stringe amicizia con molti artisti attivi in quel periodo: Dal Lago, Pizzini, Simeoni ecc. Nella sua ricerca di stimoli da trasportare in arte si innamora di un suggestivo borgo medioevale vicino al lago di Tenno sopra Riva del Garda, detto Canale di Tenno, all'epoca quasi abbandonato.
Nel 1945 comincia a firmare i suoi quadri con lo pseudonimo Pictor dominicus o semplicemente Dominicus; viene nominato curatore del museo civico di Riva del Garda e si impegna alla ricostruzione di questa istituzione, aggiungendovi il primo nucleo della biblioteca civica e facendone il perno della cultura rivana.
Si dedica anche alla vita culturale e sociale sul Garda Trentino.
Nel 1955 riceve la medaglia d'oro dal comune di Riva del Garda per benemerenze culturali ed artistiche.
Nel 1963 si trasferisce ad Ostia presso la figlia, nel 1971 dopo la morte della moglie, riprende a firmare le sue opere con il suo vero nome Giacomo Vittone.
Muore a 97 anni nel 1995 ad Ostia.
L'intensa opera di Vittone si sviluppa dall'Espressionismo con tratti impressionistici fino a spaziare nel ricerca di materiali e colori nuovi. Interessante il materiale di sfondo su cui dipinge: semplici pagine di giornale.
Ha affrescato i cortili interni della Rocca di Riva del Garda e ci ha lasciato innumerevoli quadri custoditi dalle amministrazioni comunali da musei regionali e da numerosi privati.
A Canale di Tenno si trova oggi un centro culturale detto Casa degli Artisti Giacomo Vittone.
Il centro è nato tra il 1966 e il 1968 da un'idea di Giacomo Vittone incoraggiata da molti artisti locali.
Oggi gestito da una Fondazione chiamata in suo onore Giacomo Vittone, è compartecipato dai sei comuni dell'Alto Garda Trentino e sostenuto dalla Regione Trentino-Alto Adige.
Scopo della fondazione è di incentivare iniziative artistiche e culturali di carattere pittorico, con attenzione alla cultura alpina e alla cooperazione fra differenti regioni europee.
In questa residenza medioevale rustica, restaurata nel 2006, si tengono convegni, corsi ed ospitalità per artisti; soggiorni e progetti educativi con scuole d'arte ed esposizioni in onore delle arti visive dei maestri di tutti i tempi.
Personaggio poliedrico, Giacomo Vittone, come ci ricorda il curatore Marsilli nel suo contributo, schivo e assolutamente semplice, scevro dalla commistione tra arte e denaro, custode dei propri quadri.
«Regalarli agli amici per compiere un’opera di carità, per offrire loro un momento di contentezza, o anche solo una scheggia di felicità questo sì, e molto volentieri: esistevano per questo. Ma venderli, soppesarli e valutarli col metro del danaro quasi si trattasse di una merce qualsiasi no, questo no, mai. Regalandoli i dipinti restavano, almeno spiritualmente, sempre suoi. La vendita avrebbe al contrario non solo compromesso ma irrimediabilmente violato tale gelosa, assoluta, volontà di possesso eterno di quelle che erano e continuavano ad essere parti personali e riservate della sua anima.»
Tra gli scritti più divertenti del volume ricordiamo la cronaca del giornalista dell’Adige Vittorio Colombo, che rievoca la burla dello scheletro di un soldato romano senza testa trovato da Vittone durante il periodo in cui era conservatore del Museo di Riva e ben presto, con la complicità del custode e di altre comparse diventato il fantasma senza volto della Rocca (marzo 1953).
Il tormentone durò oltre due anni, interessando – grazie ad un articolo scritto su Oggi che ebbe eco mondiale – medium, sensitivi, mass-mediatici, registi come Orson Welles e soprattutto tanta gente comune che affollò il Museo.
Nemmeno quando fu svelata la burla, la gente ci credette: Vittone e la stampa locale – seguita da quella nazionale e mondiale – avevano creato un perfetto copione pirandelliano.