È nato a Trento il «Manifesto per la Comunità responsabile»
Significativa presentazione allo storico (è nato intorno al 1920) «Circolo dei Redicoi, Reversi e Policarpi» di Via S. Martino

Con l'intento di dare la medesima
dignità morale, culturale e civica a tutti i cittadini che formano
la nostra collettività, è nato a Trento il «Manifesto per la
Comunità responsabile», a firma di una ventina di personaggi che si
sono trovati d'accordo sulla necessità di colmare il gap che la
nostra società ha riscontrato tra i governanti e i governati.
Beh, non siamo proprio sicuri di aver interpretato correttamente lo
spirito dei Fondatori, ma abbiamo fatto il possibile.
D'altronde, gli stessi firmatari del Manifesto hanno
precisato che «si deve andare oltre la banalità dei concetti e
degli slogan»…
Certo è che alla presentazione abbiamo trovato una eterogenea
compagnia di persone accomunate solo dalla medesima volontà di
costruire qualcosa che non sia ineluttabilmente legata al successo,
alla politica, alla notorietà, all'ostentazione e a quant'altro
stia muovendosi intorno a noi.
Insomma, i Fondatori rappresentano quello che ogni persona, dotata
di buonsenso e di spirito libero, sogna come elemento fondante di
una società che sta correndo in direzioni opposte a quelle che
l'hanno generata.
Anche la presentazione alla stampa è avvenuta ufficialmente nello
storico «Circolo dei Redicoi, Reversi e Policarpi» (nella foto sotto il titolo) di
Via S. Martino a Trento, a significare quanto sia vero che fuori
dallo schema si veda rinascere la vita.
San Policarpo martire - ci è stato fatto presente - è morto nel 155
DC, martirizzato alla veneranda età di 87 anni per non aver
assecondato il potere. Venne condannato al rogo, ma il miracolo
volle che le fiamme non lo bruciarono, sicché si dovettero trovare
altri sistemi.
Insomma, essere Redicoi e Reversi sarebbe assai
meglio che essere Policarpi.
È probabile che daremo molto spazio a questo Manifesto,
per cui vediamo di dare un'occhiata alla sua prima stesura,
debitamente sottoscritta dai 23 fondatori.
1. Il Trentino deve riflettere
Il periodo storico che si è aperto con la adozione del primo
statuto di autonomia, è stato uno tra i più intensi mai vissuti da
questo lembo di terra alpina.
Il Trentino di oggi è il prodotto di una profonda trasformazione
sociale, economica, culturale, che ha «costretto» la gente delle
valli e delle città a costruirsi in pochi decenni un proprio
modello di sviluppo e di gestione dello sviluppo.
A partire dagli anni '70 del secolo trascorso, sia pure in un
contesto politico nazionale sicuramente molto diverso dall'attuale,
a seguito della adozione del secondo statuto, le istituzioni
pubbliche trentine hanno costituito ad un tempo il motore dello
sviluppo e la sintesi del dinamismo e della volontà di partecipare
provenienti dalla società.
Nell'arco temporale che va dal piano urbanistico del 1967 al
cosiddetto recentissimo «accordo di Milano» in materia di
federalismo fiscale, le istituzioni politiche hanno saputo
esprimere impegno della classe dirigente e coraggio nel mettere in
atto scelte strategiche.
Questo lungo ciclo di ininterrotta crescita economica e di
benessere sociale è entrato in una evidente fase di maturità. Tra
breve tempo il Trentino sarà chiamato a confrontarsi con il
riassetto dei propri strumenti istituzionali, e quindi anche con la
individuazione di nuovi assetti politici, oltreché con la necessità
di selezionare nuova classe dirigente e di individuare le forme del
futuro del rapporto tra governo locale e cittadini.
2. È necessario aprire un nuovo confronto sociale
L'esperienza autonomistica ci ha finora insegnato che i periodi più
fecondi per la crescita complessiva della comunità trentina sono
coincisi con la capacità innovativa, nei rispettivi ambiti, dei
decisori pubblici e privati, nonché della società civile, del
lavoro e dell'impresa, di farsi interpreti del cambiamento.
Le dinamiche della innovazione sono il prodotto e anche il fattore
di nuovo fermento culturale, di attenzione generale verso la cosa
pubblica, di partecipazione dei cittadini.
Le sfide che attendono il Trentino nel prossimo decennio non
possono essere affrontate né soltanto con approcci verticistici, né
con una partecipazione disunita dei portatori di interessi pubblici
e privati.
Poiché qualsiasi modificazione delle norme fondamentali che
regolano una comunità, come anche delle strutture istituzionali
rappresentative, coinvolge necessariamente la vita quotidiana delle
persone, è opportuno che nel costruire il Trentino del futuro sia
ricercata la massima partecipazione possibile, attraverso il
confronto della politica e della cultura, del mondo dell'economia,
del lavoro e del sociale.
3. Chi partecipa?
Bisogna però andare oltre la banalità dei concetti e degli
slogan.
Una evidente e sempre più marcata crisi della rappresentanza, sia
elettiva, sia associativa, costituisce un limite importante anche
per la individuazione stessa dei temi da affrontare e per la
efficacia degli strumenti di governo e delle soluzioni da dare.
Ciascun cittadino trentino dovrebbe sentirsi attore dei processi
politici in atto, ma la assenza di meccanismi rappresentativi e
partecipativi adeguati fa di ciascun cittadino soltanto il
rappresentante di se stesso.
Il rischio latente è costituito dalla accentuazione
particolaristica dei pronunciamenti, anche pubblici, e
dall'appiattimento della opinione pubblica su temi e problemi molte
volte estranei alla stessa realtà sociale provinciale, oppure
dettati da accenti populistici o vagamente conservatori sotto
l'aspetto istituzionale.
La domanda «chi partecipa?», dunque, non deve essere reclusa nel
mondo immaginifico delle teorie politiche, bensì costituire il
quesito fondamentale che chiunque riveste e rivestirà un ruolo
rappresentativo deve porsi. Essendo consapevole che dalla risposta
che saprà dare dipenderà la propria stessa legittimazione a
decidere.
4. Una Autonomia responsabile e consapevole
Il successo del percorso che porterà a disegnare il Trentino dei
prossimi decenni, dipende da un insieme di fattori che, nel
presente, devono trovare motivazioni e radici forti: individuare
esattamente i temi e i problemi, individuare efficaci meccanismi
partecipativi e rappresentativi, riformulare un coerente «contratto
sociale» locale, scrivere le regole del futuro.
La autonomia «scritta» dello statuto del 1948 e, ancor più, di
quello del 1972, ha permesso alla comunità trentina di disporre di
uno strumento formale intorno al quale costruire una propria
identità istituzionale e una propria dimensione di
appartenenza.
Senza tuttavia riuscire a consolidare uno statuto «vivente», uno
statuto «materiale», difficilmente la nostra comunità potrà
affrontare la nuova fase storica ormai prossima con adeguati
strumenti culturali e politici.
L'abbandono dei luoghi comuni ruotanti intorno a termini quali
autonomia, territorio, appartenenza, identità storica, specificità,
buon governo, è un passo necessario che deve compiere chiunque
voglia affrontare i temi esposti con libertà di giudizio e con
strumenti intellettuali efficaci.
È necessario declinare questi termini valutando attentamente le
dinamiche e le evoluzioni del quadro giuridico costituzionale di
riferimento, e senza dimenticare mai la pluralità delle dimensioni
extraprovinciali con le quali necessariamente dialogare: politiche,
sociali, economiche, geografiche.
5. Una agenda «possibile»
Proponiamo quattro temi, sui quali promuovere studi ed iniziative
che riteniamo possano contribuire a favorire un largo confronto
sulle questioni annunciate:
a. Identità del Trentino o trentini
identitari?
Obbligare l'attuale dibattito storico e
culturale alla ricerca di una necessaria specifica identità
territoriale a supporto e motivazione della autonomia speciale del
Trentino, appare fuorviante e falsamente ideologico.
Coniugare invece le ragioni della storia politica del Trentino
(leggibili ex post) con i caratteri sociale e culturali intrinseci
della popolazione che vi abita (leggibili ex ante), può essere un
possibile terreno di confronto sul tema.
Individuare questi ultimi - si facciano gli esempi della esperienza
cooperativistica, oppure del sentimento solidaristico della
popolazione o la propensione delle persone al volontariato - non
significa tuttavia riconoscerli aprioristicamente sempre presenti
oppure indefettibilmente dei valori acquisiti.
Tali esperienze virtuose sono il prodotto e non la causa dei
comportamenti virtuosi dei singoli. Forse è dunque opportuno
indagare l'identità dei comportamenti, come costituenti di una
identità territoriale.
b. Non dimentichiamo i fondamentali.
La
autonomia delle istituzioni e la potestà normativa del Trentino
hanno prodotto nell'ultimo mezzo secolo uno dei sistemi di welfare
più sviluppati a livello nazionale.
Nei prossimi decenni la sfida del governo locale, alle prese con
una probabile stabilizzazione delle risorse complessive, sarà
inevitabilmente incentrata sul mantenimento e, laddove possibile,
sul miglioramento dei livelli raggiunti (in termini di servizi
sanitari, socio-assistenziali, per la formazione, l'istruzione e
l'occupazione), pur in un assetto finanziario che rende
indispensabile una rigorosa qualificazione della spesa
pubblica.
Per affrontare questo compito è necessario il protagonismo delle
generazioni più giovani: sono i giovani infatti i più aperti al
confronto/incontro con la dimensione europea, più in sintonia con
gli sviluppi incessanti delle tecnologie, più capaci di coniugare
globale e locale.
Attivando queste energie il Trentino potrà provare a vincere una
doppia scommessa: far crescere e migliorare la nostra terra a tutti
i livelli e costruire sul campo una nuova cittadinanza consapevole,
protagonista in prima persona delle opportunità che si aprono al
Trentino.
E' quindi opportuna una seria analisi del sistema complessivo che
supporta l'attuale benessere, e in particolare dei temi legati al
giusto limite dell'intervento pubblico nell'economia, al
mantenimento di un sistema del terzo settore che coniughi le virtù
del mercato con le regole del pubblico (e non i vizi dell'uno con
le distorsioni del secondo), al governo e al controllo degli
strumenti societari presenti in larga misura e controllati
dall'ente pubblico.
c. Gli ingranaggi del sistema.
Buona parte della credibilità della esperienza autonomistica futura
rimane legata alla capacità che il Trentino dimostrerà di possedere
nella produzione di efficienti modelli istituzionali,
rappresentativi, di governo territoriale.
Il vacuo attuale dibattere intorno alla riforma istituzionale, un
tassello della quale prenderà definitivo avvio nel prossimo autunno
con le prime elezioni di comunità di valle, dovrebbe piuttosto
essere riempito da una responsabile analisi dei meccanismi che
regolano attualmente il rapporto tra cittadino e apparati
pubblici.
È opportuno considerare l'urgenza della introduzione di strumenti
di misurazione della qualità della spesa pubblica legata alle
funzioni degli enti locali.
L'identificazione della comunità con gli apparati di gestione delle
funzioni e delle competenze pubbliche non è certamente l'ultimo tra
gli elementi identitari di un territorio.
Qualità e innovazione non rimangano perciò gergo programmatico, ma
diventino strumenti di governo, anche a supporto di nuovi sistemi
partecipativi.
d. Automi o autonomi
L'ingresso anche nella
nostra comunità di modelli comportamentali, culturali e sociali
estranei fino a qualche tempo fa, è una realtà
incontrovertibile.
Assumere questo stato di cose come un fatto, significa anche
impegnarsi a mantenere vivo e vitale un coerente radicamento
culturale con il territorio.
Ciò rappresenta uno degli elementi insostituibili della
trasmissione delle conoscenze e delle esperienze tra
generazioni.
E, conseguentemente, strumento di selezione e di preparazione delle
classi dirigenti. La scuola, come istituzione, e le «scuole» delle
formazioni sociali (partiti, sindacati, associazionismo, categorie)
non debbono soccombere nel confronto con il globale indistinto
della comunicazione di massa: essere costantemente aperti al mondo
significa in primo luogo essere in grado di accogliere ciò che
viene dall'esterno con spirito critico.
Ègiusto quindi che una comunità locale si interroghi sulla
necessità e sulla propria capacità di rendere i singoli cittadini
autonomi e non cittadini automi.
ELENCO GRUPPO DEI FIRMATARI
Nicoletta Aloisi (Fiavè)
Gabriele Anzellotti (Trento)
Graziano Baldessari (Vezzano)
Luigi Blanco (Trento)
Flavia Brunelli (Riva del Riva)
Paolo Burli (Brentonico)
Roberto Caliari (Mori)
Gabriele Calliari (Malosco)
Monica Carlin (Pergine)
Zeffirino Castellani (Ragoli)
Mario Cerato (Trento)
Renzo Cescato (Villa Agnedo)
Wanda Chiodi (Trento)
Franco de Battaglia (Trento)
Adolfo de Bertolini (Trento)
Giuseppe Ferrandi (Isera)
Enrico Galvan (Borgo Valsugana)
Stefano Graiff (Romeno)
Franco Ianeselli (Trento)
Claudio Martinelli (Pergine)
Michele Odorizzi (Tassullo)
Melchiorre Lino Orler (Mezzano)
Flavio Pezzi (Campodenno)
Alberto Salizzoni (Trento)
Cristiano Trotter (Tonadico)
Le adesioni al Manifesto si possono fare scrivendo
a [email protected].