Strage di Tunisi, arriva l’Unità di crisi della Farnesina
Restano tante cosa da chiarire e due vittime italiane sono da identificare – Si prepara un intervento per mettere in sicurezza la Libia
Non c’è ancora chiarezza del tutto sui fatti accaduti ieri a Tunisi.
I morti «sarebbero» 24, mentre dei quattro italiani si sa che due sono morti e due sono… dispersi. Purtroppo la definizione è voluta perché non è stato ancora possibile riconoscere tutte le vittime.
Anche la dinamica è piuttosto controversa. Cioè non si sa se verosimilmente volessero colpire il Parlamento tunisino per poi ripiegare sul Museo del Bardo di fronte alla resistenza incontrata, o se davvero volessero colpire i turisti europei che solitamente scendono dalla nave da crociera attirati dai giacimenti culturali di Tunisi.
Come si può immaginare, infatti, il «successo» dell’attacco terrorista cambia completamente nell’ipotesi di colpire i miscredenti che amano la cultura.
Per le vittime non cambia nulla, ma per i rapporti internazionali con il terrorismo islamico la differenza è sostanziale.
Di certo però vanno prese in fretta delle decisioni per fronteggiare il pericolo dei terroristi del fantomatico Stato Islamico.
La Tunisia era ed è uno stato democratico e la Comunità Occidentale l’aiuterà a resistere agli attacchi di chi la democrazia non la vuole affatto.
Ma è la Libia a rappresentare il vero pericolo per l’Europa e per l’Italia in particolare. Come sappiamo, nello stato che fu di Gheddafi i governi ora sono due, uno a Tripoli e uno a Tobruk. Ovviamente si dovrà prendere atto di questa dicotomia, senza cercare una fusione a tutti i costi.
Il problema è costituito dai terroristi, che di stato hanno poco o nulla. E in un paese come la Libia dove ogni tribù ha la tendenza di fare stato a sé, l’incognita si presenta da sola.
Tobruck chiede armi e per farlo va tolto l’embargo imposto nel 2011. Ma non è così semplice, perché le armi fanno presto a cambiare di mano, come è accaduto in Iraq.
Insomma, comunque la si voglia vedere, è necessario l’invio di militari europei sul campo.
All’Italia è stato chiesto più volte di guidare un’iniziativa militare, che avrebbe l’appoggio di Russia e USA. Quello che non sappiamo è cosa abbia per la testa l’Europa.
Nel frattempo la Difesa italiana è stata incaricata di studiare un piano di intervento da effettuare al di là del Mediterraneo.
A quanto pare, ci vorranno 5.500 uomini, pari a una brigata allargata. Quando le caratteristiche dell’unità da impiegare saranno definite, verranno attribuite anche le carature di pertinenza ad ogni stato.
Tenendo conto che per mobilitare un contingente di queste dimensioni ci vogliono, come da protocollo, 120 giorni, è possibile che i quattro mesi scadano in settembre.