Cooperative di lavoro e welfare: appello alla politica

Bilanci stabili delle cooperative di settore: tiene l’occupazione, in crescita nei primi 4 mesi di quest’anno

Il «buon vivere», inteso come condizioni di lavoro, impresa e abitazione, è un ambizioso progetto del comparto che raggruppa le cooperative di produzione e lavoro, servizi, sociali e abitazione. Ci lavora un tavolo coordinato dalla vicepresidente della Federazione Marina Castaldo, che mette in rete tutti i soggetti dei settori coinvolti. Se ne è parlato oggi pomeriggio a Trento all’annuale assemblea di settore.
«Fondamentali una buona relazione tra cooperative, consorzi e Federazione – ha affermato Castaldo - ma anche condivisione da parte dell’ente pubblico. Su questo stiamo lavorando in modo costruttivo con gli assessori della giunta provinciale.
«Dopo gli incontri preparatori, ci aspettiamo nei prossimi mesi progetti concreti. Più difficile rapportarsi con le Comunità di valle sul territorio, anche per l’estrema varietà e frammentazione delle politiche e strumenti nelle diverse zone.» 
 
 I numeri
Delle 291 cooperative di lavoro, servizio, sociali e abitazione socie della Federazione, sono disponibili i bilanci di un campione piuttosto rappresentativo. Il responsabile di settore Stefano Maines ha spiegato i principali numeri del comparto.
Di 50 cooperative di produzione- lavoro che esprimono il 70% di fatturato, il valore della produzione 2013 di 183 milioni di euro è stabile rispetto all’anno precedente (+0,16%). Complessivamente i margini sono positivi per 2,3 milioni di euro, seppure in costante calo negli ultimi tre anni.
Stabili anche i fatturati e gli utili delle 38 cooperative di servizio esaminate (87% del fatturato), con un valore della produzione di 300 milioni di euro (-1% rispetto al 2012).
Le cooperative sociali registrano una tenuta dei fatturati, ma preoccupa la precarietà degli strumenti normativi a disposizione. 
 
«A sette anni dal varo della legge provinciale n.13 sulle politiche sociali – ha detto il presidente di Con.Solida Mariano Failoni – non c’è ancora traccia dei regolamenti attuativi. Siamo impegnati a portare più innovazione  e più impresa sociale, e auspichiamo di costruire insieme all’ente pubblico un sistema migliore di welfare».
Delle 49 società censite (95% della produzione), si registra una crescita dei fatturati del 6%.
Un dato positivo arriva dall’occupazione, che tiene in tutti i settori. Addirittura nei primi quattro mesi dell’anno è data in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Questi i dati aggregati. Nella realtà, non tutte le cooperative reagiscono in ugual maniera alla crisi. Quasi sempre vanno meglio i margini delle cooperative più strutturate rispetto alle medio-piccole. Ovviamente, sono maggiormente in difficoltà le imprese impegnate nel settore dell’edilizia.
 
 Nuovo slancio alle cooperative di abitazione
Nuove opportunità arrivano dal mondo delle cooperative di abitanti. Il consorzio CoopCasa  è impegnato su molti versanti, sia nella costruzione di nuovi alloggi attraverso le cooperative che vi aderiscono (Levico, Tione, Cles i cantieri in corso), sia nella ricerca di nuove opportunità per il buon abitare. Il social housing a canone moderato è un progetto ambizioso al quale la cooperazione aderisce.
«Siamo allineati con le indicazioni della provincia autonoma sulla scelta di recuperare gli edifici esistenti piuttosto che costruire ex novo - ha detto il presidente di Coopcasa  Roberto Bortolotti - ma occorre che l’ente pubblico prenda decisioni in questa direzione, che potrebbero essere riconvertiti in abitazioni. Solo nella città di Trento ci sono circa trecento edifici pubblici abbandonati, appartenenti a vari enti pubblici.»
 
 Il nodo degli appalti
Renzo Cescato, presidente del Consorzio Lavoro Ambiente che raggruppa la maggior parte delle cooperative di produzione e lavoro, affronta a viso aperto la questione degli appalti.
«La scarsità di commesse pubbliche nel settore delle costruzioni e l’annullamento di alcuni bandi – ha affermatoci – fanno prevedere anche nel 2014 una ulteriore contrazione dei lavori.
«Diverso e peggiore il quadro degli appalti di servizi: non stiamo assistendo ad un calo marcato del bandi – ha affermato Cescato – quanto ad un peggioramento continuativo e costante delle condizioni di appalto stesse.
«Bandi in cui non viene previsto né obbligo di riassunzione del personale precedentemente impiegato né garanzia delle condizioni economiche. Inoltre, i sistemi premianti di qualità (basso impatto ambientale, km zero, Dop e Igp, per fare esempi nel settore alimentare) vengono ridotti ad un valore di punteggio prossimo allo zero.»
Urge riconvocare il tavolo degli appalti, e anche pensare a forme alternative di assegnazione dei lavori. Pensiamo al partenariato pubblico-privato e ai progetti di finanza. O agli appalti telematici e al mercato elettronico. Soluzioni diverse per affidare le commesse senza necessariamente passare dalla procedura di appalto.
«Opportunità – ha concluso Cescato – che ad oggi non vengono colte.»
Una mano potrebbe arrivare anche dall’Europa. Una recente direttiva, che gli Stati membri dovrebbero recepire entro due anni, stabilisce nuove procedure di appalto che favorirebbero le comunità locali. A quando l’applicazione in Trentino?