Crisi di governo rientrata. Prodi esulta spudoratamente: «Siamo autosufficienti»

La pressione fiscale è aumentata dell'1,7% - Il rapporto deficit-PIL è salito dal 4,1 al 4,4% (non dovrebbe superare il 3%) - La ripresa però è superiore ad ogni ottimistica previsione: 1,9%.

Come ci si aspettava, Prodi ha fatto il bis senza problemi. Quello che meraviglia sono le battute di Berlusconi e di Prodi. Il Cavaliere la più bella l'aveva detta dopo aver sentito il discorso del Professore tenuto al Senato: «Povera anima. Di più non poteva fare, vista l'alleanza che si ritrova». Sempre meglio di quello che ha detto di Prodi da una persona di sinistra dopo averlo sentito parlare, adattando ad-hoc una poesia dissacrante scritta per vituperare le bigotte: "Sentendolo parlare, se fossi Dio perderei la fede, se fossi il diavolo mi farei castrare…"
Prodi invece la più bella l'ha pronunciata dopo aver incassato la fiducia: «Siamo autosufficienti». "Lodate zesta, che el manego l'è rot", dice un proverbio trentino (Lodati cesta, che hai il manico rotto).
Insomma, abbiamo assistito ad una crisi davvero singolare. Prima il governo si dimette per un solo voto negativo da parte della propria maggioranza, poi Napolitano prende atto che l'unica alternativa a Prodi è lo scioglimento anticipato delle camere e lo rimanda a chiedere la fiducia, poi le varie dichiarazioni dei singoli leader con una processione di frasi fatte e ripetute, quindi il piatto discorso di Prodi per ottenere la fiducia, seguito da un dibattito penoso e concluso con la votazione ad esito scontato.
Risultato, i giornali di mezzo mondo hanno riso di noi. E dire che la crisi è avvenuta perché la maggioranza si era divisa sulla politica estera…

Bisogna dire che anche la Prima Repubblica aveva offerto delle contraddizioni davvero singolari. Basti pensare al primo governo Andreotti, durato solo una settimana, ai molti governi che sono succeduti con successo a loro stessi, agli «esploratori» che immancabilmente arrivavano alla sofferta decisione di proporre se stessi all'incarico di presiedere il nuovo governo, ad un governo Spadolini leader di un partito che rappresentava una frazione percentuale del Paese, alla staffetta Craxi-Andreotti, con il primo che non voleva più mollare la poltrona al secondo.
Adesso le cose avrebbero dovuto cambiare radicalmente con il sistema del bipolarismo, ma essendo un sistema «all'italiana» non poteva che offrire delle situazioni imprevedibili. Tanto vero che alla fin dei conti, contrariamente l'augusto e lineare parere di Napolitano, alternative a Prodi ce n'erano: lo ha dimostrato Follini, che è tranquillamente passato dall'altra parte come se nulla fosse. Il suo esempio dimostra che nel nostro Paese in politica tutto è possibile, e quindi anche il ritorno spudorato alla Prima Repubblica. Come? Beh, senza ipotizzare clamorosi volta gabbana di partiti sconvolti dal dubbio, basterebbe che qualcuno riuscisse a mettere insieme i vari tronconi della scomparsa Democrazia Cristiana e si troverebbe ad avere in mano un partito di tutto rispetto, tale da sconvolgere l'intero scenario parlamentare anche dopo le elezioni e perfino dopo l'assegnazione del premio di maggioranza. Si formerebbe un probabile tripolarismo che riporterebbe tutto come prima.
Il problema sta andandosi a delineare in maniera concreta anche in funzione delle prossime elezioni, che - al di là della presunzione di autosufficienza di Prodi - avverranno verosimilmente prima della loro scadenza naturale.
Va da sé che, al di là delle dichiarazioni di Berlusconi che ritiene la "necessaria" riforma elettorale un "falso problema", prima di sciogliere le camere dovranno mettere mano alla legge attuale che - per voce di uno degli stessi ispiratori - «è una porcata».

Per il momento restiamo a vedere, e godiamoci il governo Prodi finché dura. L'Istat ha comunicato oggi che il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo si è impennato, passando dal 4,1% del 2005 al 4,4% del 2006 (la CE ha imposto un tetto del 3%). E, dato che la pressione fiscale è cresciuta dal 40,6% al 42,3% (+ 1,7%), non ci sarebbe da stare allegri, se non fosse che la crescita dell'economia è stata ben superiore alle più rosee aspettative: 1,9%. Quest'ultimo dato è molto importante, perché la crescita è da attribuirsi quasi del tutto al quarto trimestre del 2006 e consente quindi di sperare che il trend possa proseguire anche nel 2007. L'inflazione è salita un po', per via dell'aumento della pressione fiscale su tabacco e alcol.

I vertici del Centrosinistra fanno i salti dalla gioia a leggere questi dati, anche perché il tetto del 3% (ora 4,4%) è stato superato per via degli "oneri straordinari" (l'IVA sulle auto aziendali è diventata detraibile per decisione della CE) che per definizione non sono ripetibili. Ma non ci sembra il caso di essere trionfalistici. Al massimo si può essere positivamente meravigliati per via delle sorprese che questo magnifico Paese continua a riservare nonostante i suoi amministratori.