Fino al 5 gennaio a Palazzo Trentini ospita «Tra segno e pittura»

Il trentino-roveretano Silvio Cattani e il russo Andrey Volkov espongono nella splendida sede provinciale – La mostra sarà riproposta a Mosca

Fino al 5 gennaio le sale che palazzo Trentini dedica alle suggestioni dell’arte, propongono le coloratissime astrazioni di due artisti messi di fronte dai curatori Mario Cossali e Remo Forchini.
Si tratta del trentino-roveretano Silvio Cattani e del russo Andrey Volkov, protagonisti di «Tra segno e pittura», rassegna inaugurata nella splendida sede della presidenza provinciale in via Manci.
Cattani - ex preside dell’istituto d’arte Depero - e il più giovane moscovita (nato nel 1968) si sono incontrati nel 2015 a Trapani e poi un anno fa a Venezia.
Da subito hanno condiviso l’interesse per l’astrazione, per una ricerca che, traendo origine dai grandi protagonisti americani ed europei, da Gorky a Rothko, da Pollock a Sam Francis, da Motherwell, Frankenthaler e Guston, da Kline, Burri e Vedova, sviluppi un proprio percorso espressivo, una propria via poetica.
 
È nato quindi un dialogo basato sul confronto e sulla discussione, su precise e diverse visioni, entrambe coniugate in questo affascinante e vitale alveo della pittura.
Artisti uniti dalla fascinazione astratta, dall’amore per il segno-colore che contraddistingue tutta la loro opera, basata su cromie squillanti che trasmigrano in un lento crepuscolo o in una violenta, profonda notte.
Sempre modulati da una voglia di coinvolgere appassionatamente, di richiamare gli osservatori-visitatori in un mondo di dolci rimembranze visive, di scenari primordiali, di antiche materie e di tracce del nostro complesso presente.
 
La mostra nella sede del Consiglio provinciale - che sarà riproposta a Mosca - offre un’ampia panoramica di oli firmati Volkov e di pitture realizzate da Cattani con tecnica mista su base di metallo.
Il presidente Bruno Dorigatti - sul catalogo - individua i due artisti come «figli di un colore moderno, che cerca spazi e non figure, un colore che ha il significato di un alfabeto comune che supera i confini e riesce a ristabilire quella comunità internazionale dell’arte, che tanto può dare anche alla comunità civile e sociale dei nostri anni».
Cossali - pensando alla Russia - definisce le creazioni di Cattani come «un gioco, invenzione poetica che può far pensare alla musica martellante e circense di quella Histoire du soldat, storia da leggere, recitare e danzare, di Igor Stravinskij, basata su due antiche fiabe, ma in fondo variante della leggenda e del mito di Faust. Ecco, appunto, fiaba, mito, divertimento».
Forchini intervista invece Volkov e gli fa raccontare come le sue radici stiano nell’esperienza del nonno Alexander N. Volkov (1886-1957), che fu un notevole rappresentante dell’Avanguardia Russa.
«I suoi figli Valerij e Alexander, anche loro artisti, sono stati i miei maestri. La nostra tradizione familiare di oltre cento anni - spiega il moscovita - ha sempre cercato di evitare distinzioni tra pittura classica e contemporanea e di percepire l’arte come un processo continuo.»