Amedeo Modigliani. Opere dal Musée de Grenoble
La Fondazione Magnani-Rocca ha riaperto al pubblico il 30 aprile con le opere di Amedeo Modigliani dal Musée de Grenoble

Amedeo Modigliani, Femme au col blanc, 1917, olio su tela.
La Fondazione Magnani-Rocca ha riaperto al pubblico il 30 aprile, con le opere di Amedeo Modigliani dal Musée de Grenoble, il tema del Nudo nella raccolta di Luigi Magnani. Oltre alle celebri collezioni di Capolavori da Tiziano a Goya, da Monet a Renoir nella Villa immersa nel grande Parco Romantico.
Amedeo Modigliani. Opere dal Musée de Grenoble
Sono da poco trascorsi cent’anni dalla scomparsa di Amedeo Modigliani che, appena trentacinquenne, si spegneva a Parigi con la mente in preda al delirio, dopo una vita breve ma bruciante e artisticamente compiuta.
L’esposizione, grazie alla collaborazione col Musée de Grenoble, di sei opere di Modigliani, consente di analizzare il rapporto fra disegno e pittura e di cogliere i principali riferimenti culturali nel suo lavoro di ritrattista.
Dal 30 aprile al 18 luglio 2021 presso la Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo, presso Parma, vengono infatti esposti il dipinto Femme au col blanc, olio su tela del 1917, raffigurante Lunia Czechowska, la modella preferita, e cinque ritratti a matita di personaggi della capitale francese degli anni Dieci, dove egli fu al centro della scena artistica.
Il tratto più caratteristico e affascinante dell’opera di Modigliani, genio e sregolatezza, un dandy moderno, perfetto stereotipo dell’artista maledetto, oltre che grande pittore, fu eccellente disegnatore, con un talento introspettivo, che gli permetteva di portare a espressione le qualità più intime della persona, trasformando ogni singolo ritratto in una sorta di specchio interiore.
Nella poetica pittorica di Modigliani (Livorno 1884 – Parigi 1920) il ritratto rappresenta l’unico veicolo d’espressione possibile del furore creativo dell’artista e il vitale strumento di esternazione dell’ansia d’intrecciare uno scambio relazionale con altri esseri.
Partendo da una profonda fascinazione per l’essenzialità stilistica della tradizione trecentesca e quattrocentesca senese, per le qualità plastiche della scultura e per la stilizzazione del tratto grafico, Modigliani elabora una concezione assolutamente originale del ritratto, tenendo conto anche dell’insegnamento di Paul Cézanne e delle maschere africane. Per sottolineare queste influenze, importanti esempi della pittura senese e cézanniana vengono accostati in mostra ai lavori di Modigliani, come anche maschere tribali della Costa d’Avorio.
I capolavori dell’arte francese del periodo in cui egli visse e operò, appartenenti alle raccolte della Fondazione Magnani-Rocca (oltre a Cézanne, anche Renoir, Monet, Matisse e Braque) offrono al pubblico una visione ampia della scena artistica del tempo.
Claude Monet, Falaises à Pourville,soleil levant, 1897, olio su tela.
Il Nudo nelle opere di de Pisis, Guttuso, Manzù
Al piano superiore della Villa, il riallestimento della sezione del Novecento italiano - a seguito del prestito temporaneo del nucleo morandiano al Musée de Grenoble - con celebri opere da de Chirico a Burri, da Severini a Carrà, si completa con una sala dedicata al tema Nudo nell’arte del secolo scorso, attraverso le opere appartenute a Luigi Magnani.
Sono esposti lavori a olio su tela, ad acquerello e a china di Filippo de Pisis, Renato Guttuso, Giacomo Manzù, tutti per lungo tempo sodali del «signore della Villa dei Capolavori».
Il sensualissimo Pan di de Pisis, descritto tra mitologia e letteratura, tra sogno e carnalità, vera divinità moderna, si accosta a esempi di realismo sociale quali lo Studio per i Pescatori e il grande dipinto Anna Maria di Guttuso, raffigurante la profuga istriana Anna Maria Frezza, una delle modelle preferita dall’artista. Poi Manzù, con l’Orfeo a china del 1966, che fonde in sé gli elementi apollineo e dionisiaco e che riflette la figura del giovane figlio della Musa Calliope plasmata dallo scultore nei due pannelli bronzei eseguiti per lo stesso Magnani; infine ancora de Pisis con due nudi maschili coricati, pagine autobiografiche dei rapporti spesso contrastati, per lo più velocemente deludenti, che si instauravano tra l’artista e i suoi modelli, giovani incontrati per caso, seguiti per l’aria dolce o sfrontata, attratti dalla promessa di un piccolo guadagno o dalla curiosità nei confronti di quel personaggio così strano.