Così il clima che cambia…cambia anche la società
Si è parlato di consumi, di spreco, di trasparenza e di vita quotidiana nel dibattito di ieri sera a «Climatica...mente 2011»
Al bando dati tecnici, analisi
scientifiche, proiezioni statistiche: ieri sera, in Sala Depero,
nel Palazzo della Provincia, a Trento, nell'ambito dell'evento
«Climatica...mente cambiando - Trentino clima 2011», la conferenza
pubblica ha assunto i toni del dialogo attorno alle soluzioni e
alle strategie per i cittadini che hanno a cuore il futuro.
Alla luce appunto di come il cambiamento climatico ...cambia e
sempre più cambierà la vita di tutti i giorni, si è discusso di una
possibile «nuova società».
Protagoniste Cristina Gabetti, giornalista (volto noto ai
telespettatori per la rubrica «Occhio allo spreco» all'interno di
«Striscia la notizia») e Alessandra Goria, ricercatrice presso la
Fondazione ENI Enrico Mattei.
A moderare ed introdurre l'incontro Beatrice Costa, coordinatrice
di Sviluppo Territoriale - Action Aid Italia.
Impresa titanica, si è detto, quella di «pensare e costruire
un'economia e una società nuova alla luce dei cambiamenti climatici
e ambientali in atto».
Di certo,- questo il filo conduttore della serata - ognuno di noi
può, da subito, mettere in atto comportamenti quotidiani, piccoli
gesti, capaci di invertire la tendenza.
Resi ancora più necessari dall'evidenza della crisi in atto che «ci
costringerà ad un radicale cambiamento del nostro modo di vivere»
ha detto Cristina Gabetti, mentre Alessandra Goria ha sottolineato
come «il dibattito attorno al cambiamento climatico sia uno dei
tasselli di una sfida energetica dalle mille sfaccettature».
A partire, magari, da un paradosso delle democrazie: la classe
politica appare bloccata ed incapace di scelte e decisioni radicali
proprio perché «imprigionata», per la gran parte, da un sistema che
ogni tot di anni, mettendo questo e quel colore in competizione,
costringe a tattiche, prudenze, equilibrismi.
Eppure non c'è tempo, è stato sottolineato, specie negli interventi
dal pubblico: il 2030, anno tanto citato quale tappa entro la quale
ridurre in maniera significativa emissioni ed inquinamenti, non è
affatto lontano. «E' già qui - ha tuonato un signore dalla platea,
dopo aver annunciato la sua rinuncia all'automobile a favore della
bici nonché la provocatoria speranza della benzina a prezzi
impossibili - e la globalizzazione ci ricorda che i problemi di
miliardi di esseri umani sono sempre più comuni, sempre più
connessi: in Italia come nel Corno d'Africa, nel Sud America come
nel Golfo del Messico.»
D'effetto le cifre fornite da Cristina Gabetti, autodefinitasi
«apprendista ortolana», riguardo al peso ambientale.
Sì, perché se uno spazzolino da denti pesa 10 grammi quando lo
teniamo in mano, pesa invece un chilo e mezzo rispetto a quanto è
costato produrlo, a quali materia impiega, a come sarà possibile
smaltirlo.
Non basta: i cento grammi di un telefono cellulare equivalgono a 75
chili mentre il microchip di una carta di credito - 0,09 grammi -
incide sull'ambiente, su tutti noi, per 20 chilogrammi.
Infine il computer: un chilo e mezzo di roba capace di pesare per
1.500 chili.
Consumi abnormi, spreco: argomenti ricorrenti nel dibattito di ieri
sera.
Ma molti altri gli spunti: con i complimenti di Cristina Gabetti al
territorio che organizza l'appuntamento di «Climatica...mente»
(«qui in Trentino si percepisce una attenzione importante alle
questioni ambientali e climatiche»); con la sottolineatura di nuovi
fenomeni: i GAS, i Gruppi di acquisto solidale, cittadini che si
mettono assieme per meglio pianificare ed organizzare le spese; i
negozi del Consumo equo e solidale; la ricerca di una mobilità
sostenibile.
Certo, a fronte di una dimensione europea che - specie nei Paesi
del Nord - sembra riuscire ad imporre significativi cambiamenti
nelle abitudini e nei consumi quotidiani, l'Italia - è stato
amaramente ribadito - dimostra un blando attivismo, incapace di una
spinta organizzata e concentrata come avviene altrove.
E l'Occidente, dove la malattia più diffusa è diventata la
depressione, e dove a fatica si cercano di introdurre le nozioni di
mitigazione e compensazione, deve confrontarsi con la povertà
energetica.
Per dirne una: il mondo ricorre al 50 per cento ancora ai
combustibili fossili. Risultato? Un milione e mezzo di morti
all'anno per i fumi di queste combustioni.
Ed ancora: la crisi finanziaria in atto riuscirà a salvare i fondi
che erano stato garantiti ai Paesi più poveri proprio per
contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici? Ecco
l'interdipendenza, ecco come anche i cambiamenti climatici sono -
lo ha ribadito con forza Alessandra Goria - «tassello di una
molteplicità di problemi da affrontare nella loro interezza».
E di questa interezza fanno parte anche la trasparenza (internet è
stato ripetutamente indicato come luogo possibile per un afflusso
di informazioni capaci di sfuggire alle grandi lobby) e
l'educazione.
In bilico tra orgogliosa rivendicazione di una rivoluzione
quotidiana che parte dai gesti e dai comportamenti di ciascuno e
una visione a tratti pessimista, il confronto di ieri una cosa l'ha
stabilita: il clima che cambia, cambia anche la società, non v'è
dubbio.
Sul passo successivo - cambiare mentalità, abitudini e stili di
vita - di chi «fa» la società, il cammino appare ancora lungo.