La classifica (semiseria) dei vini Trentini Di Gianni Pasolini
Dei nostri vini, quale vincerà nella scelta dei consumatori?
Oggi ho voglia di dare i numeri, cercando di stilare un po’ di classifiche sui vini Trentini.
Quali sono i vini più consumati, quali i più famosi, i più odiati, gli incompresi, i vorrei ma non posso, i più costosi ed i più economici...esclusi quelli alla spina, ovviamente!
Se parliamo di vini bevuti in quantità decisamente importanti in Trentino, al primo posto troviamo sicuramente i bianchi, bevuti a fiumi dai nostri nonni che con un bianchetto alla mattina insieme ad un panino col salame, o pasta di lucanica, si facevano il pieno di energia per affrontare le fatiche lavorative.
Non importava la tipologia di bianco bevuta, ma l’effetto benefico psico-fisico che se ne otteneva, bastava così poco per essere allegri!
Certo, ora i tempi sono cambiati, e la gente è sempre più consapevole di volere prodotti ben identificati e di qualità e la gente quando ordina un calice di vino, ha le idee ben chiare.
Nello specifico, i vini più apprezzati sono i bianchi profumati, qui facili da trovare perché prodotti in discrete quantità, come il Traminer Aromatico, così potente, immediato e profumatissimo, insieme al Sauvignon, bianco dal carattere seducente, mai banale, fino al Muller Thurgau, che grazie alla sua acidità e freschezza, diventa un bianco molto ghiotto da bere.
Parlando di popolarità, direi che sono pochi i vini trentini che veramente sfondano al di fuori della regione.
Se dobbiamo parlare di vini conosciuti da tutti, Ferrari (vuoi per il richiamo alla mitica Rossa) è decisamente pop da alta classifica, un nome difficile da dimenticare, lo trovi in tutto il mondo, padre di spumanti bevuti anche nelle occasioni più mondane.
Molto famosa, ma per tipicità ed espressione del territorio, oltre che per l’altissima qualità che contraddistingue il suo lavoro in vigna con conseguente risultato di pregio, è sicuramente Elisabetta Foradori con il magnifico Granato, Teroldego veramente maestoso da provare almeno una volta nella vita, per rendersi conto fino a che livelli di bontà si può arrivare con il nostro Principe della Rotaliana.
Terzo vino, non per ordine di importanza, premiato da anni dalle più importanti testate giornalistiche del mondo, è il San Leonardo dei Guerrieri Gonzaga, bordolese (Cabernet e Merlot) di respiro internazionale, uno dei rossi Italiani più quotati oltre regione, pura classe.
All’opposto di questa classifica c’è un vino bianco che non tutti i Trentini conoscono bene, la Nosiola.
La Nosiola è l’unica uva bianca figlia del nostro territorio, dalla quale si ottiene un vino delicato, per certi versi semplice, simile ad uno Chardonnay un po’ esile. Almeno così è sempre stato in passato.
Negli ultimi tempi la Nosiola è tornata alla carica per merito di alcuni produttori che credono sempre di più in questa uva dalle inaspettate capacità di evoluzione nel tempo, nel rivelare sfumature sempre più affascinanti.
Non dimentichiamoci che da questa uva si ottiene un vino che dovrebbe essere portato in palmo di mano e fatto conoscere in tutto il mondo per la sua squisitezza, il Vino Santo (Non il Vin Santo, che è Toscano). Parleremo di vini dolci Trentini in altre occasioni.
Si può dire se esiste un vino che proprio i trentini non chiedono?
Ebbene, credo che il tapiro d’oro vada al Groppello di Revò, vitigno eroico della Val di Non, che non riesce ad essere molto apprezzato dal grande pubblico, vuoi per le sue caratteristiche un po’ dure, non immediate, un po’ spigoloso, ma la gente chiede meno testa nel bere i vini e più godimento gustativo nelle degustazioni.
Cosa a mio avviso opinabile, visto che non tutti i vini devono essere per forza uguali omologandosi ad un gusto standardizzato.
Parlando invece di quello che il cliente abitualmente mi chiede al ristorante, sempre più spesso mi viene richiesto un vino morbido, non troppo alcoolico, con un buon profumo, immediato, con identità ed eleganza e quale vino raggruppa tutte queste caratteristiche? Senza nessun dubbio, il Pinot Nero.
Ormai i clienti lo chiedono senza tentennamenti, sicuri della loro scelta, perché è un vino che fa molto figo, da intenditori. E così è in effetti, nessun altro vino possiede l’eleganza e la raffinatezza del Pinot Nero.
Tuttavia non sono moltissimi i produttori che decidono di puntare su questo vino, troppo difficile e delicato da gestire, risente molto degli sbalzi termici, devono esserci molte combinazioni azzeccate tra natura e uomo per ottenere il meglio e quando questo accade…è pura magia.
Parlando di prezzi e costi, per fortuna qui non ci sono vini che costano una fortuna, a parte alcuni Trentodoc, specialmente le grandi riserve, ma sono il frutto di un lunghissimo lavoro, di grandissimo sacrificio e di sogni e speranze di produttori che credono nel prodotto e ci lavorano per diversi anni, è quindi giusto pagare il duro lavoro di qualità che viene svolto e riconoscere un valore aggiunto in questo vino.
Diverso dalla filosofia della maggioranza dei produttori che fanno vino per essere bevuto l’anno dopo.
Certo, questo ci preclude la possibilità di poter gustare vini che potrebbero risultare più intriganti, ma ci vorrebbero produttori più sognatori che pragmatici.
Come dite? La mia personale classifica?
Direi che al primo posto assoluto metto le bollicine, il nostro grande Trentodoc, di qualsiasi cantina. Mi piace berlo sempre e sempre si adatta ad ogni occasione.
Per fortuna, vivo nel cuore del Trentodoc!
Aspetto le vostre personali classifiche!
Nel prossimo articolo si parlerà di Natale, vini ed affini.
Gianni Pasolini
[email protected]