L'Organizzazione Internazionale Protezione Animali contro Rossi

Aggressione dell’orso a Trento: «Ancora una volta nessuna prevenzione, solo caccia all’orso cattivo»

 

L’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (OIPA) ha diramato un comunicato sulla pragmatica sanzione presa ieri dal presidente Ugo Rossi nei confronti dell’orso che ha aggredito il cittadino (foto) che faceva jogging a Cadine, con il cane tenuto al guinzaglio.
Nel testo, che pubblichiamo per esteso, l’OIPA fa ancora riferimento al caso Daniza, come se i nostri amministratori fossero sanguinari o, nella migliore delle ipotesi, incompetenti.
Si accusa la politica di voler legittimare la distruzione dell’orso in Trentino.
Noi non siamo assolutamente d’accordo su queste ipotesi fantasiose che ipotizzano la «soluzione finale».
Rossi si sta comportando esattamente come deve: da una parte invita i cittadini a imparare a convivere con l’orso, dall’altra deve impedire che non accadano altre aggressioni.
Sicuramente Rossi non vuole sopprimere l’orso cattivo, ma non vuole neanche chiudere i sentieri di montagna agli umani che li vogliano percorrere.

A seguito dell’aggressione di un orso ai danni di un uomo a Cadine di Trento, ancora una volta le dichiarazioni della Provincia Autonoma di Trento dimostrano l’incapacità di agire sulla totalità e complessità della convivenza con gli orsi, ma solo di reagire al caso.
Un episodio di aggressione, in cui un orso arriva ad attaccare fisicamente e gravemente un uomo, merita solidarietà per la vittima e la massima attenzione di tutta la comunità, in primis da parte di chi ha competenza, autorità ed obbligo di occuparsene, ovvero proprio la Giunta Provinciale.
Il recente episodio non può non ricordare il caso Daniza e, senza mostrare di aver tratto insegnamenti dal passato, anche questa volta non si è lavorato in prevenzione ma scatenando nella collettività, indubbiamente e comprensibilmente toccata dall’accaduto, l’impulso ad eliminare fisicamente il problema, come se non fosse mai stato gestibile.
Le politiche messe in atto nell’ultimo anno possono far supporre che vi sia un solo obiettivo grossolano quanto le intenzioni e la totale assenza di progettualità specifica che lo anima: legittimare politicamente e plebiscitariamente l’urgente e inderogabile distruzione dell’orso in Trentino.
 
Dal settembre 2014, mese in cui Daniza è stata uccisa, sono passati 9 mesi: perché invece di gridare ora alla cattura o perseguire l’eliminazione di un singolo esemplare, non è stato fatto nulla per porre in essere tutte quelle misure preventive che potrebbero ridurre drasticamente, se non addirittura evitare, gli incidenti con gli orsi?
Tutti gli esperti in plantigradi interpellati per il caso Daniza e i vari docenti universitari intervenuti nel convegno di dicembre 2014 a Bolzano, hanno maniacalmente insistito sull'opportunità inderogabile ed urgente di investire in modo massiccio in azioni di informazione capillare, di formazione del personale specializzato, di motivazione degli appartenenti alle categorie interessate, così come nell'adozione di mezzi dissuasivi efficaci fino ad arrivare alle misure di protezione individuale destinate ai singoli escursionisti.
Lo scenario che si configura ora è diverso rispetto a quello dello scorso anno: tre università (Trento, Bolzano ed Innsbruck) si sono dichiarate disponibili a fornire la loro consulenza tecnico-scientifica per comprendere sia le dinamiche comportamentali degli esemplari coinvolti negli episodi più recenti, sia le ragioni che li hanno portati alle aggressioni. I passi corretti da compiere per procedere in modo scientifico dovranno essere lo studio attento, da parte di esperti qualificati, delle lesioni inferte alla povera vittima (importantissime per capire come e con quali intenzioni l'orso le abbia provocate), completamente ignorate nel caso Daniza, l'analisi dei moventi etologici che hanno scatenato nell'animale un'esplosione così violenta ed improvvisa, fino ad individuare ed attivare subito tutti gli interventi ecologici, ambientali, formativi, informativi e preventivi che finalmente evitino sul serio altri episodi.
 
«Questa volta nessuno potrà più pensare che il tutto possa risolversi con telenarcosi affidate a veterinari impreparati o con bocconi avvelenati caduti per caso sulle piste degli orsi – sottolinea Ornella Dorigatti, delegata OIPA Trento – Se la Provincia non fomenterà la popolazione con facili allarmismi ma attiverà tutte le risorse che ha a disposizione potremmo finalmente arrivare ad una convivenza possibile e, oggi più che mai, necessaria, con gli orsi del Trentino.»