Villa Ischia, «La psichiatria come deve essere»
Il «sogno» di un centro diurno e una sede nuova per tutti i servizi al territorio

C’è una bella casa con verde, ai margini del quartiere Peep di Riva del Garda, di cui con ogni probabilità Franco Basaglia sarebbe molto compiaciuto.
E non a caso Villa Ischia – comunità terapeutica per malati psichici gravi – è la prima esperienza di questo tipo nata in Trentino (nel 1994) proprio sull’onda della «sua» storica riforma, quella che mise fine in Italia alla realtà dei manicomi.
Il Presidente del Consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, oggi ha voluto visitare questo centro, che dà sostanza al «servizio integrato terapeutico riabilitativo» nell’Alto Garda.
Sembra una villetta come tante altre, non fosse per la curiosità del recinto popolato di asini e capre.
Ad accudire gli animali – imparando a prendersene cura, a rispettare i loro tempi, a onorare quotidianamente un impegno – sono gli stessi pazienti della struttura: una ventina di altogardesani e giudicariesi, con seri e diversi problemi di carattere psichiatrico. Cinque o sei non hanno nemmeno venticinque anni, nessuno supera la cinquantina.
I giovani – ci viene spiegato – sono da tempo in crescita percentuale.
Ad accogliere alla porta il Presidente Dorigatti ci sono il direttore di Villa Ischia – Lucio Matteotti – con il presidente Roberto Pellegrini e il direttore Ezio Ferrari della Cooperativa Mimosa, che gestisce la struttura per conto del proprietario, l’Azienda sanitaria provinciale.
Ben presto il drappello in visita ai piani di quella che fu la casa colonica della famiglia Lucioli, s’ingrossa: arriva Sara Paternoster, primario dell’unità di psichiatria all’ospedale di Arco, cui fa capo la regia medica di questa comunità; quindi Carla Rizzo, la psichiatra che sempre sul piano medico la coordina da dentro.
C’è anche Raffaella Rizzi, caposala del reparto arcense.
Qui a Villa Ischia lavorano 5 educatori, 9 assistenti o.s.s., 1 cuoca, ma al centro rivano fa capo anche quello diurno di Tione.
E un’appendice esterna è rappresentata poi dai due alloggi gestiti in centro a Riva del Garda, tappa intermedia per i pazienti riabilitati prima di riprovare a vivere la vita “normale”, con il rientro a casa e in famiglia.
«L’esperienza ci dice – parole di Matteotti – che il percorso ha buone percentuali di successo. Magari il paziente non guarisce in senso definitivo, ma riacquista preziose competenze, capacità e sicurezze, riuscendo infine a raggiungere un buon grado di autonomia e di qualità della vita. E’ questo il nostro obiettivo, il nostro sforzo quotidiano.»
Qui gli ospiti leggono, cucinano, lavorano la creta, dipingono, danno da mangiare agli animali, stanno insieme, affrontando tra alti e bassi, tra momenti sereni e terribili tempeste, i propri incubi e le proprie ansie.
Ma cos’ha da dire, una realtà che funziona come questa, alla politica provinciale, al legislatore che Dorigatti è venuto a rappresentare?
«Anzitutto che siamo a buon punto – dicono Matteotti e Paternoster – e che l’ultima convenzione per Villa Ischia ha messo in campo nuovi e importanti investimenti, ad esempio 70 mila euro per attrezzare e arredare meglio la casa. Ci sono però un tassello mancante e un sogno nel cassetto: il primo è rappresentato dalla mancanza di un centro diurno, che risolva i tanti affanni delle famiglie e completi la filiera dei servizi psichiatrici anche nell’Alto Garda; il secondo sta in un progetto cui si sta cominciando a ragionare, con caparbietà. L’idea di fondo sarebbe quella di cedere questo compendio, situato in zona molto appetibile sul piano edilizio, per costruire ex novo un centro integrato con tutti i servizi di questo settore sanitario, capaci di dialogare col territorio, senza rimanerne inesorabilmente ai margini.»
Il Presidente Dorigatti spiega la china verso il basso che sta prendendo il bilancio della Provincia Autonoma, ma rassicura anche sulla volontà politica di utilizzare al meglio le risorse che ci sono.
Il servizio psichiatrico «si vede poco», ma misura molto bene il valore di una società civile.
A Villa Ischia tutti sperano che il Trentino continui ad essere all’altezza.