Il 27 ottobre Alberto Pacher lascerà la presidenza della Provincia

Per alcuni passerà alla storia come «colui che fece il gran rifiuto», per noi sarà quel gentiluomo che abbiamo conosciuto alla fine del suo mandato

Il 27 ottobre non è ancora arrivato e già nel centrosinistra autonomista si sprecano le lacrime di coccodrillo.
In molti, tranne il Patt, rimpiangono (ovviamente solo a parole) l'unico candidato che sarebbe stato in grado di vincere in scioltezza le elezioni e di dare un'identità marcata alla maggioranza. Ovvero Alberto Pacher.
 
I primi a rimpiangerlo sono quelli del Pd. Un rimpianto finto, visto che sono stati proprio loro a farlo fuori.
Sì perché quando Pacher stava tornando sui suoi passi annunciando di volerci ripensare, è stato proprio Alessandro Olivi a impallinarlo in quanto vedeva l'obiettivo della candidatura alla presidenza alla portata di mano.
Quando uscì la notizia del possibile ripensamento di Pacher, che era stato quasi convinto in tal senso dal pressing di Alessandro Andreatta e Lorenzo Dellai, Olivi se ne uscì con gelide dichiarazioni.
 
La Cgil, che da sempre appoggia l'assessore all'industria, ha fatto trapelare freddezza all’ipotesi del suo rientro.
E Pacher capì subito che contro di lui non c'erano solo l'area vicina all'ex segretario Michele Nicoletti e a Mattia Civico, ma anche quelli che credeva amici.
Olivi gli aveva sempre assicurato il massimo appoggio, ma quando ha visto che il presidente uscente poteva soffiargli il posto, si è subito messo in mezzo.
Anzitutto le Primarie, dato che Pacher non poteva accettarle: significavano sfiducia. Punto.
 
Così alle primarie c'è andato Olivi e, come il suonatore che partì per suonare e venne suonato, ha fatto una fine non bella.
E dire che con Pacher in campo non ci sarebbe stata storia. Il Patt, non potendo ottenere l’appoggio pacifico del PD alla presidenza di Rossi, insisteva per fare le primarie: almeno una chance ce l’avevano, anche se sarebbe stato difficile imporle al più importante partito della coalizione che, tra l'altro, esprimeva il presidente uscente.
Il Pd, quindi, ha pagato un prezzo salatissimo alle divisioni interne e alla linea suicida del segretario Nicoletti.
Adesso rischia di avere gli stessi assessori del Patt o dell'Upt, che pure  prenderanno la metà dei voti.
Davvero un bel successo che tradurrà non solo in seggi in meno, ma anche in una linea della giunta provinciale spostata più a destra con le istanze da sempre tutelate dal Pd che rischiano di andare in secondo piano.
 
Da tutto questo emerge Alberto Pacher in una statura che non conoscevamo affatto.
Forse la personalità di Dellai era stata tale da schiacciare la sua figura, al punto che molti lo consideravano di minore importanza.
«Uno che non sa prendere decisioni» era la frase più spesa per descrivere il vice presidente della Giunta provinciale.
Poi è andato alla Presidenza in veste di «Facente funzioni» e il brutto anatroccolo è diventato un cigno.
 
Sarà forse perché ormai era fuori dai giochi e dalle lusinghe della politica, ma nel suo breve regno è diventato un personaggio amato e stimato da tutti.
Sì, anche dalle opposizioni. Perché non vedendolo come avversario sono riusciti a valutarlo dal punto di vista professionale, morale e umano.
Che è un po’ quello che abbiamo fatto anche noi giornalisti, o perlomeno il sottoscritto, giungendo alla conclusione che Alberto Pacher è semplicemente «una brava persona».
Agli storici e agli osservatori può sembrare poco, ma capita molto di rado che un uomo politico possa essere giudicato così.
 
Domenica cesserà di essere presidente della Provincia, per cui abbiamo pensato di fare un servizio che di solito si fa agli inizi di una carriera: la pubblicazione del suo curriculum.
Il quale è bel lontano dallo scrivere la parola Fine.
Un personaggio che è riuscito ad esprimersi così bene in un lasso ti tempo così breve, si trova solo agli inizi della propria strada.
 
G. de Mozzi

 Alberto Pacher
Nato a Trento il 27 agosto 1956 si è laureato in Sociologia conseguendo la specializzazione in Psicoterapia a Milano; per quindici anni ha lavorato al Servizio per le Tossicodipendenze (SERT) e ha svolto attività libero professionale come psicologo.
 
Nel 1990 inizia la sua avventura politica comunale dentro l’area della Sinistra trentina; dal 1990 al 1993 è stato consigliere comunale e nel 1993 è stato nominato Assessore alle Politiche Sociali dove ha sviluppato un notevole interesse per gli aspetti della convivenza e dell’educazione del cittadino al senso civico.
 
Nel 1995 ha assunto anche il ruolo di Vicesindaco e il 2 ottobre 1998, a seguito delle dimissioni del Lorenzo Dellai suo predecessore, ha assunto le funzioni di Sindaco reggente.
 
La sua esperienza di Sindaco inizia così nel maggio 1999, alla guida di una coalizione di centrosinistra. Alle elezioni i trentini gli hanno concesso la loro fiducia al primo turno con una percentuale di preferenze pari al 69,33%.
Nelle elezioni comunali dell'8 maggio 2005 è stato rieletto Sindaco al primo turno, con una percentuale del 64,33% delle preferenze, carica che ha ricoperto fino a agosto del 2008.
 
Il 27 dicembre 2002 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo ha insignito dell'onorificenza di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana
 
Nell’anno 2000 in collaborazione con le strutture comunali ha ideato il Piano strategico della città, un ampio piano di sviluppo della durata di dieci anni che ha portato la città di Trento a essere ancora oggi tra le prime città italiane per la qualità della vita sia a livello economico che di vivibilità.
 
Il suo secondo mandato è caratterizzato da una particolare attenzione agli spazi della convivenza urbana con la nascita dal grande piano di riorganizzazione urbanistica che con il supporto dell’architetto Joan Busquet ha tratteggiato il futuro sviluppo urbano di Trento.
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Il 25 ottobre 2008 è stato eletto nel Consiglio provinciale di Trento risultando essere il più votato con oltre quindicimila preferenze e da allora ricopre la carica di Vicepresidente della Giunta provinciale e assessore ai lavori pubblici, trasporti e ambiente.
 
Nel suo primo mandato ha posto grande attenzione al problema della sostenibilità, in particolare all’efficienza energetica, il ciclo e smaltimento dei rifiuti e allo sviluppo di trasporti pubblici alternativi come le ferrovie e i sistemi di ciclabilità.
 
A seguito delle dimissioni di Lorenzo Dellai, dal 29 dicembre 2012 è Presidente reggente della Provincia Autonoma di Trento. Il 22 gennaio 2013 è stato eletto Presidente della Regione Trentino Alto Adige.